In tre anni, Paolo Pinciroli, presidente e sponsor della Pro Vercelli, ha visto da vicino il paradiso e l’inferno. Il sogno della B con Modesto, il primo anno, lo spauracchio di una retrocessione in D l’ultimo.
In mezzo c’è stata la stagione da sei, sei mezzo in pagella con Scienza prima e Lerda poi.
Ora si riparte, con Andrea Dossena allenatore e un progetto chiaro. Che Paolo Pinciroli, galantuomo di poche parole, ha già spiegato, altre volte.
«Punteremo sui giovani che giocheranno al fianco di alcuni elementi esperti. Dal momento che non c’è nessuno mega sponsor all’orizzonte, i giovani ci servono per due ragioni: gli introiti che arrivano dal cosiddetto minutaggio, e gli introiti che possono arrivare da una loro valorizzazione e cessione poi. Parliamoci chiaro...» dice ancora.
È la sua frase preferita: Parliamoci chiaro.
«Parliamoci chiaro… La Pro Vercelli di oggi tira avanti grazie alle cessioni di Saro, Awua, Della Morte. Con i soli soldi degli incassi si coprono le spese degli steward e della croce rossa.»
Il ricordo più bello fu quel suo primo anno vissuto da sponsor e amministratore delegato con Casella, Modesto e Smerieri presidente?
«Senz’altro, sebbene mancasse il pubblico, e gli stadi, quindi, erano tristi. Ma la squadra giocava un bel calcio: le due vittorie nel derby con il Novara, ad esempio, come non ricordarle?»
Il ricordo peggiore?
«Alcune sconfitte interne della Pro Vercelli, nel girone di ritorno del campionato appena concluso. La squadra sembrava un pugile all’angolo, incapace di reagire.»
Pro Vercelli targata “Pinciroli-Casella” anno quarto. Prime sensazioni sul nuovo tecnico?
«La parola spetta sempre al campo. Più che di sensazioni posso raccontare cosa ho visto negli allenamenti: un tecnico che fa sputare sangue ai ragazzi.»
Tre anni fa io e lei ci siamo conosciuti a Varallo. In quell’occasione conobbi anche Modesto che mi disse: Sono ambizioso. Stessa frase pronunciata da Andrea Dossena. Magari porta bene dire e pensarla, questa frase.
«Lo spero. Modesto e Dossena un po’ si somigliano: grandi lavoratori e poi hanno carisma. Che è importantissimo per guidare una squadra di calcio.»
Lei ha detto che la Pro Vercelli vuole valorizzare dei giovani di proprietà.
«Infatti. Che Zerbin, Hristov e Vergara giochino in club di A e di B a noi non ha portato nulla...»
Però proprio in questi giorni sono state acquisite le prestazioni di due giocatori presi in prestito.
«Per completare una rosa di 25 elementi qualche prestito va fatto. Ma già adesso abbiamo messo gli occhi su alcuni giocatori di squadre Primavera che vogliamo acquisire.»
Nell’attuale Pro Vercelli ci sono già dei giovani. Qualcuno che in futuro potrebbe spiccare il volo? Mi fa un nome?
«Louati. Può disputare un grande campionato, crescere.»
Torniamo all’anno scorso. Punto dolente.
«Ci siamo fatti prendere la mano, abbiamo speso troppo e male. E poi c’erano troppe aspettative. Meglio volare basso quando è tempo di calcio parlato. È sul campo che si deve fare di tutto per volare in alto.»
I primi tempi, quando era amministratore delegato, parlava raramente. Ultimamente, da Presidente, non dico che ha tuonato, ma è stato sicuramente chiaro quando ha detto: Non siamo qui per fare le comparse.
«È il nostro progetto, ed è il progetto che Dossena ha sposato. Si può essere ambiziosi puntando sui giovani amalgamati con qualche elemento esperto, come avvenne il primo anno con Modesto. Ma diciamo anche che la prima ambizione è quella di fare in modo che il club sia sano. Di evitare, insomma, di vivere quel che vivono Pordenone o altre piazze.»
«Inoltre, in certe occasioni ho preso la parola – spiega ancora Pinciroli – per smentire le solite voci su possibili compratori della società. Di gente in grado di acquisire la Pro Vercelli io non ne ho mai incontrata. Dovesse arrivare il grande magnate ne sarei contento. Non è mia intenzione fare il presidente della Pro Vercelli a vita».
Ora torniamo indietro nel tempo. A Paolo Pinciroli, quando era giovane. Era tifoso? Ha mai giocato?
«Mio padre era un tifoso del Toro, mio nonno della Pro Vercelli. Ho preso da entrambi. La Pro ho iniziato a vederla da ragazzo, quando studiavo a Vercelli. Poi ho continuato. Ricordo alcune partite in B. Sì, ho anche giocato, nella Quaronese. Nelle giovanili e in prima squadra, Prima e seconda categoria. Ho anche allenato i giovanissimi e per un certo periodo di tempo ho ricoperto la carica di presidente. Poi seguivo il calcio perché mio figlio giocava.»
Poi è arrivata la Pro. Estate 2020. All’improvviso.
«Una sera mi telefona Casella e mi dice che ha in mente l’acquisizione del club. Mi chiede se voglio fare lo sponsor. Gli rispondo... che sto per andare al mare, in Puglia. Lo conoscevo da tempo. Andavamo a cena insieme, qualche volta mi aveva portato a vedere il Gozzano. E poi sua moglie, Anita Angioini, è mia dipendente da anni. Casella, però, non mollò. Incontrò mio figlio Gianluca e gli parlò del progetto che aveva in testa. Così ci si mise anche mio figlio: Papà, mi diceva, perché non facciamo da sponsor alla Pro Vercelli? Poi successero due cose. Casella organizza un’amichevole con il Torino (che vincemmo) e poi mi presenta la squadra e Modesto a Varallo. Ebbi solo sensazioni positive, così alla fine dissi di sì. A Casella, in passato, avevo detto di no quando mi aveva chiesto di sponsorizzare il Gozzano. Con la Pro Vercelli, la squadra che andavo a vedere con mio nonno, diciamo che ha avuto gioco più facile.»
Alex Casella, il direttore. Sugli scudi quando arrivò, lo scorso anno è stato criticato anche lui. Eppure Modesto diceva che Casella era un bravo direttore, bravo anche nell’acquistare giocatori.
«Non è solo bravo. Casella lavora per la Pro Vercelli 24 ore al giorno. A volte faccio dei viaggi con lui. È come andare da soli, perché è sempre attaccato al telefono con procuratori, osservatori eccetera. Il meglio di se stesso lo ha dato il primo anno. In pochissimo è riuscito a organizzare tutto. L’anno scorso, invece, mi spiaceva vederlo abbattuto. Sperava, speravamo tutti in un altro campionato. Se sono qua è per lui. Lui è al centro del progetto, io, con la mia esperienza, posso contribuire a gestire l’azienda-Pro Vercelli».
La scelta di Andrea Dossena è stata fatta da Casella e da suo figlio Gianluca.
«Sì, Gianluca, che ha giocato il serie D, è un appassionato e in futuro potrà dare una grossa mano in società.»
Chi è Paolo Pinciroli senza la Pro Vercelli?
«Sono il titolare delle Rubinetterie Condor (insieme a mia sorella e a mia cugina); l'azienda fu fondata da mio nonno nel 1953. Abbiamo acquisito anche altre aziende, e per quanto riguarda il mio lavoro posso dire di essere anche io ambizioso. Da un punto di vista personale, sono separato e divorziato. Ora ho una fidanzata che spesso viene con me allo stadio. Ho tre figli e sono nonno della due bambine di mia figlia. Oltre a seguire il calcio, sono anche un’amante delle passeggiate in Valsesia, la domenica. Passeggiate che ho dimenticato da quando c’è la Pro...»
Ha detto che non è sua intenzione fare il Presidente della Pro a vita. Mi dica una cosa, sincero, però. La sua vita era meglio prima, senza Pro Vercelli, oppure è meglio adesso, con il ritmo della vita e delle settimane che è cadenzato dalle partite, dall’adrenalina…
«Non lo so» risponde Paolo Pinciroli. Una risposta sincera. Di chi ama dire «parliamoci chiaro».
Poi però arriva un piccolo ripensamento.
«Alla mia fidanzata poco tempo fa ho detto: Sai che non riesco a immaginare la mia vita senza Pro Vercelli?»