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Cronaca | 26 agosto 2016, 16:51

Biver di Caresanablot, il direttore pro tempore era complice - IL VIDEO

MALVIVENTI CATTURATI NELLE LORO ABITAZIONI DI VERCELLI

Biver di Caresanablot, il direttore pro tempore era complice - IL VIDEO

Era una vera e propria banda quella che ha messo a segno il colpo dal 150mila euro alla Biver di Caresanablot lo scorso 21 giugno.

A farne parte un gruppo di vercellesi, tra cui il direttore della filiale, Roberto Martinotti, 57 anni, casalese, ora residente a Vercelli, un uomo residente a Masserano e uno residente a Benevento.

Nel giro di un paio di mesi la Polizia li ha individuati e arrestati tutti. Si tratta di Pietro Zocco, classe 1968, residente a Vercelli, con il ruolo di “staffetta” e intermediario; Salvatore Bettini, classe 81, nato a Messina, residente a Vercelli, con il ruolo di “staffetta”, organizzatore del colpo ed intermediario con il basista; Roberto Martinotti, classe 1959, nato a Casale Monferrato, residente a Caresanablot, dipendente facente funzioni di direttore della banca in questione, con il ruolo di “basista”; Franco Coppola, classe 70, nato a Potenza, residente a Masserano (BI), con il ruolo di “staffetta” ed intermediario e Silvio Iadanza Silvio, classe 1989, nato a Benevento, residente a Montesarchio (BN), esecutore materiale della rapina.

 

Au revoir”, questo il nome dato all'operazione, è partita dopo che un individuo con il volto travisato da un casco integrale da motociclista di colore nero con strisce rosse, armato di “taser”, commetteva una rapina ai danni dell’istituto bancario “Biverbanca” di Caresanablot. Nella circostanza, faceva ingresso all’interno dell’istituto approfittando degli istanti in cui i due dipendenti - un uomo (che si scoprirà poi essere un complice) e una donna - terminato l’orario di lavoro, si accingevano ad uscire dalla struttura. Il malvivente, all’apertura della porta girevole, spingeva con violenza i due soggetti all’interno dell’edificio e sotto la minaccia del taser li obbligava a disinserire l’allarme e, successivamente, ad aprire la cassaforte dalla quale prelevava € 150.000 in contante. Si allontanava salutando in francese: “Au revoir!” – da qui il nome dell’operazione.

Le immediate ricerche del malvivente davano purtroppo esito negativo.

La Squadra Mobile di Vercelli procedeva così all’acquisizione di tutti le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, in particolare quelli del Comune di Caresanablot, riuscendo ad individuare il mezzo da cui era sceso e poi risalito il rapinatore: un furgone, un Opel Vivaro di colore scuro, affiancato da una Citroen C3 di colore bianco che fungeva da “staffetta e sentinella”. Tuttavia le immagini non premettevano di scorgere né i volti dei malviventi né tutti i numeri di targa.

Solo una serie di certosini ed accurati accertamenti incrociati, effettuati con le concessionarie e le banche dati in possesso delle forze dell’ordine, permettevano di risalire ai due proprietari e utilizzatori dei mezzi utilizzati per la rapina.

Da qui iniziava un’attività tecnica d’intercettazione telefonica ed ambientale, che permetteva di identificare la banda composta da cinque soggetti che, ciascuno con responsabilità diverse, aveva preso parte a tale attività criminosa.

Tutti i soggetti, eccezion fatta per Iadanza Silvio, hanno precedenti di polizia ed alcuni di loro sono stati anche già condannati per reati contro la persona e contro il patrimonio.

Non solo, una volta commessa la rapina, la banda aveva cercato di compiere un nuovo colpo.

Si è appurato che il gruppo criminale, dopo il colpo del 21 giugno, si era nuovamente composto in questa provincia per perpetrare una nuova rapina, questa volta nella villa di un facoltoso soggetto, sempre sulla base di informazioni fornite dal direttore pro tempore dell’istituto bancario che quindi, oltre a “vendersi” la propria filiale aveva deciso di “vendersi” anche un importante cliente ed amico: per motivi organizzativi la rapina in villa però non venne più realizzata ma, nonostante ciò, Silvio Iadanza, prima di fare rientro in Campania, decideva comunque, da solo, di tentare un nuovo colpo presso la stessa banca dove aveva già operato, sempre utilizzando come arma il taser, in modo da non tornare a mani vuote a casa.

Quel giorno, però, il 27 luglio, ad attenderlo c’erano gli uomini della Squadra Mobile di Vercelli che seguivano le mosse dei delinquenti oramai da tempo. Dopo essere stato tratto in arresto, Iadanza decideva di rendere dichiarazioni che confermavano il quadro indiziario sopra descritto; inoltre, grazie alle sue confessioni si riusciva a rinvenire e sequestrare, all’interno di uno scooter lasciato in custodia dal direttore pro tempore ad una ditta della provincia, la somma di 17.000 euro, denaro provento della rapina.

Lo stesso forniva poi ulteriori indicazioni che consentivano di rinvenire, nei pressi di un giardino pubblico, celata tra i rovi, una pistola a tamburo a salve, calibro 380 – 9 mm. K, marca “OLIMPIC 38”, modificata ed in grado di sparare quasi come una normale pistola, probabilmente da utilizzarsi nella rapina in villa andata a vuoto.

Vista la collaborazione del malvivente, una volta convalidato l’arresto, veniva disposta nei sui confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari nel suo paese, a Montesarchio.

Qualche giorno dopo si procedeva al fermo di Coppola; infatti in data 9 agosto la Procura di Vercelli disponeva nei suoi confronti un fermo di indiziato di delitto, a causa dell’imminente pericolo di fuga: dalle intercettazioni si era appreso che era in procinto di dileguarsi e partire per il Marocco, paese di origine della moglie. Catturato nella sua abitazione, il fermo veniva poi convalidato e disposta la misura cautelare in carcere.

Anche lui ammetteva in pieno le proprie responsabilità.

Per i restanti tre rapinatori della banda si è proceduto in data 20 agosto dando esecuzione alle misure cautelari di custodia in carcere, emesse dal Gip Giulia Pravon, su richiesta del pm Davide Pretti.

Mentre Martinotti e Bettini sono stati catturati nelle loro abitazioni di Vercelli, Zocco è stato arrestato dagli uomini della Squadra Mobile vercellese in un albergo di Rimini dove era in vacanza con la famiglia e poi successivamente condotto presso gli uffici della Questura di Vercelli.

Le perquisizioni eseguite hanno permesso, per ora, di recuperare la somma di 25.000 euro, provento della rapina. In più sono state sequestrate, le schede telefoniche utilizzate per le telefonate inerenti l’attività criminosa e carte prepagate dove si ritiene che i malviventi abbiano depositato parte del loro provento.

REDAZ

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