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Cronaca | 13 dicembre 2019, 11:46

"Ti vesti in modo provocante, te le vai a cercare": raccontava gli abusi, ma nessuno le credeva

I dettagli sull'inchiesta relativa alla Casa Famiglia di Caresana - VIDEO E FOTO

"Ti vesti in modo provocante, te le vai a cercare": raccontava gli abusi, ma nessuno le credeva

Era fuggita dalla comunità per minori di Caresana dove, secondo quanto aveva confidato anche alla sorella, aveva subito abusi sessuali, ma anche botte e umiliazioni da parte di altri minori, come lei ospiti della struttura. Di quelle violenze la ragazza aveva raccontato i dettagli alle coordinatrici e agli operatori del centro, ma i suoi racconti erano caduti nel vuoto. 

E, con il passare dei mesi, la situazione è progressivamente peggiorata, con abusi e violenze ripetuti e di gruppo ai danni della ragazza. Violenze che, in un caso, sono anche state parzialmente riprese da uno degli autori.

Così, quando la ragazza, esasperata, è scappata dalla Comunità, sua sorella si è rivolta alla Polizia per segnalare l'accaduto. La ragazza, rintracciata e messa al sicuro, ha poi raccontato nel corso dell'audizione protetta l'inferno nel quale era precipitata e per il quale i suoi giovani aguzzini sono ora indagati (dalla Procura dei Minori di Torino) per violenza sessuale su minore. Si tratta di ragazzi tra i 14 e i 16 anni, tutti con un passato difficile.

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L'indagine condotta dagli uomini e dalle donne della seconda sezione della Squadra Mobile, coordinati da sostituto procuratore Davide Pretti, ha fatto emergere che l'esasperazione della ragazzina - 16 anni appena e un passato di maltrattamenti alle spalle - era giustificata: nel registro individuale, gli operatori della Comunità avevano effettivamente segnalato i racconti delle violenze, ma senza prendere alcun tipo di provvedimento e senza avvertire né i servizi sociali, né la Polizia. Anzi, in alcuni casi, avevano attribuito alla ragazzina stessa la responsabilità dell'accaduto. "Ti vesti in modo provocante, te le vai a cercare" le avrebbe detto una delle indagate.

Un comportamento omissivo, quello tenuto dal personale, che è valso cinque misure cautelari ad altrettante persone residenti nel vercellese: due coordinatrici e tre educatori che avevano raccolto le confidenze della giovane, sono stati interdetti dalla professione e la comunità è stata posta sotto sequestro. I cinque indagati - quattro donne e un uomo di età compresa tra i 28 e i 52 anni - devono rispondere di concorso omissivo in violenza sessuale di gruppo, reato che prevede pene massime superiori a 12 anni di carcere.

Dopo un primo accesso della Mobile, nella struttura erano anche state piazzate videocamere di sorveglianza. "Dalle parole degli operatori - ha spiegato in conferenza stampa il sostituto procuratore Pretti - è emerso chiaramente che il personale indagato fosse a conoscenza di quanto avveniva. Episodi che si verificavano sia di notte, che di giorno, anche mentre i minori avrebbero dovuto essere sorvegliati".

Nessun intervento evidente, da parte del personale, nemmeno di fronte ai lividi che, periodicamente, la ragazzina mostrava a causa delle botte subite: una situazione talmente pesante da averla spinta, in alcune occasioni, a subire le violenze sessuali per paura di ulteriori schiaffi e pugni.

All'alba di venerdì le 5 ragazze e i 6 ragazzi ospitati a Casa Vittoria a Caresana, struttura in gestione alle cooperativa Elleuno di Casale Monferrato, sono stati prelevati dal personale della Mobile, agli ordini del commissario Gianluca Tuccillo, per essere ricollocati altrove. La struttura è attualmente sotto sequestro.

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