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Cronaca | 27 febbraio 2025, 07:06

Sequestro e violenza sulla pro nipote: condannato a 14 anni e 6 mesi

Sentenza di primo grado per una vicenda avvenuta in estate nel vercellese

Sequestro e violenza sulla pro nipote: condannato a 14 anni e 6 mesi

Finito a processo con le accuse di violenza sessuale, sequestro di persona, minacce e lesioni un uomo di 45 anni, marocchino, all'epoca dei fatti sottoposto a una misura di sorveglianza nell'abitazione di alcuni parenti, è stato condannato a 14 anni e sei mesi dal collegio del Tribunale di Vercelli che ha chiuso in pochi mesi il giudizio di primo grado nei confronti dell'uomo, in carcere dallo scorso agosto.

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Mercoledì il collegio presieduto dal giudice Paolo De Maria ha letto il dispositivo della sentenza, le cui motivazioni saranno note entro 90 giorni, alla presenza dell'imputato che, poco prima della camera di consiglio, in una spontanea dichiarazione, aveva ribadito la propria estraneità alle accuse, così come aveva fatto anche durante l'esame reso in aula. «Quella ragazza non l'ho toccata, le volevo bene», ha detto.

Nei confronti dell'uomo, il pubblico ministero Francesco Condomitti aveva chiesto una pena di 16 anni, 9 mesi e 10 giorni e la sentenza accoglie quasi integralmente le richieste dell'accusa. Il Tribunale, oltre a comminare le misure accessorie dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici e dagli uffici di curatela nei confronti dei minori, ha anche disposto tre anni di libertà vigilata.

Noto alle forze dell'ordine per una precedente vicenda giudiziaria, da quando si era trasferito dai parenti, l'uomo non aveva mai dato segni di intemperanza fino alla sera in cui, mentre si trovava in auto con un nipote e due pro nipoti giovanissmi, aveva costretto l'uomo, minacciandolo con un'arma a imboccare una stradina di campagna. Quando l'automobilista era riuscito ad abbandonare l'auto per cercare aiuto, l'imputatato si era dileguato nelle campagne con i due giovani. Nella notte, approfittando di un momento di distrazione, anche il pronipote era poi riuscito ad andarsene mentre la ragazza era rimasta nelle mani del parente fino al mattino successivo.

A bloccare la fuga dell'uomo nelle campagne tra Livorno Ferraris e Bianzè, al termine di una lunga ricerca in cui si erano alzati in volo anche i droni, erano stati i carabinieri. Una volta al sicuro la ragazza aveva raccontato l'abuso subito e l'esame del Ris di Parma sulla sua biancheria aveva portato a rilevare tracce biologiche dell'imputato. Lui in aula ha negato tutto, fino all'ultimo. Scontato l'Appello.

redaz

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