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Attualità | 23 maggio 2024, 08:14

Le ragazze della Libertas ambasciatrici dello «Sport che ci piace»

Perotti, Iorfino e compagne testimonial di valori positivi, comunicazione non aggressiva, correttezza

Le ragazze della Libertas ambasciatrici dello «Sport che ci piace»

Ambasciatrici dello «sport che mi piace»: corretto, pulito, attento ai valori. «E' una responsabilità quella che vi affidiamo»: dice Lella Bassignana, referente del Nodo antidiscriminazione della Provincia di Vercelli alle ragazze della Libertas Ginnastica. Loro, che medaglie e premi se li conquistano ogni giorno con ore e ore di allenamenti e fatica, avranno anche il compito di tenere alta la fiaccola dei valori di uno sport capace di creare persone migliori.

«Queste atlete sono il nostro futuro: un modello positivo da seguire. Che diventino un punto di riferimento per tutti gli sportivi: grazie ragazze, grazie allenatori, grazie società» dice Bassignana.

A Giulia Perotti, Artemisia Iorfino, Margherita Casalino, Agnese Vella, Thelma Lapalombella, Alessia Daniello, Martina Borsoi e Ginevra Deandreis, ai loro allenatori Federica Gatti ed Enrico Pozzo e al presidente Luca Casalino viene consegnato, nel corso di una breve cerimonia,  il "manifesto della comunicazione non ostile per lo sport", che riporta dieci semplici principi di stile a cui ispirarsi per stabilire un contatto diretto, sincero e fondato sui valori nobili.

«Siamo onorati di questa responsabilità – dice il presidente Casalino, accompagnato dalla vice Sabrina Sanna -. Abbiamo tante difficoltà da affrontare, ma basta guardare le nostre ragazze per trovare la forza di andare avanti. Sveglia all'alba, allenamenti al mattino, lezioni al pomeriggio: sono un esempio di tenacia e senso di responsabilità».

«Le medaglie resteranno a ricordarvi una stagione che poi, per forza, finisce. Ma i valori che giorno mettete in pratica faranno la differenza: io spero che voi diventiate grandi campionesse, ma soprattutto ragazze dai solidi valori. Essere ambasciatori dello sport è una responsabilità che resta per la vita», chiude Enrico Pozzo.

redaz

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