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Arte e Cultura | 26 ottobre 2023, 07:00

Da Milano a Roma, il vercellese Maurizio Roccato curatore di "Serial Killer Exhibition"

Una mostra dedicata a celebri casi di cronaca italiani ed esteri.

Da Milano a Roma, il vercellese Maurizio Roccato curatore di "Serial Killer Exhibition"

Il Vercellese Maurizio Roccato in evidenza a livello nazionale come curatore della mostra "Serial killer exhibition” a Castelnuovo (Roma), evento che bissa il grande successo dell’edizione di Milano.

La mostra illustra il fenomeno dei Serial Killer dal punto di vista storico, didattico e scientifico: è suddivisa in sezioni che permettono di conoscere gli assassini seriali del passato e confrontarli con quelli attuali, presentando tipologie, modalità omicida e motivazioni. Il percorso spiega anche l’evoluzione delle tecniche investigative dal XIX secolo – quando Cesare Lombroso e la sua scuola si attivarono per creare la prima Polizia Scientifica al mondo, quella italiana – a quelle attuali e sofisticate, introdotte dal “Criminal profiling” di ascendenza americana.

In mostra singoli oggetti e intere scene del crimine relative a famosi casi di cronaca.  Queste ultime sono estremamente realistiche, ricreate basandosi sulle foto scattate sul luogo del delitto dagli organi investigativi, e rappresentano, oggi, la più fedele riproduzione disponibile di carattere didattico/scientifico.

“Serial killer exhibition" è anche un viaggio tra falsi miti, curiosità e indagini, approfondite attraverso pannellistiche dettagliate che illustrano i delitti e i criminali più conosciuti, dal mediatico Ted Bundy, all’enigmatico Zodiac, al caso del “Mostro di Firenze”, del quale sono esposti reperti e documenti originali relativi agli otto duplici omicidi.

Il crimine, inteso nel senso più ampio, è il filo conduttore dell’esposizione, che si rivolge a tutti e in particolar modo ai giovani, offrendo la possibilità di affrontare temi come la violenza, il bullismo, l’educazione alla legalità, l’applicazione della pena capitale, la sensibilizzazione nei riguardi delle vittime.

E sono proprio queste ultime a rappresentare il fulcro – se vogliamo innovativo – per un evento di questo tipo: ognuna di esse, infatti, è rappresentata con il proprio volto accompagnato da nome, cognome, data e luogo di uccisione. Questo perché, molto spesso, la vittima tende a scomparire, vuoi per strani fenomeni di morbosità sociale o per l’attività divulgativa dei media, che tende a celebrare maggiormente il nome dell’assassino. Ad esempio, tutti ricordiamo Erika e Omar, ma non il nome della mamma e del fratellino di lei che hanno ucciso. Stesso discorso per la strage di Erba (a prescindere dal vero colpevole): conosciamo bene Olindo e Rosa, ma i nomi delle quattro persone uccise nessuno li rammenta.

L’intenzione è quindi rendere giustizia alle vittime celebrandone almeno il ricordo, e approfondire il fenomeno criminale in tutte le sue declinazioni senza presentarlo come spettacolo della violenza, quanto una analisi dei suoi complessi significati e dei suoi protagonisti.

c.s. La Rete Vercelli

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