Paci dimettiti. Della Morte non andava ceduto. Dove vuol andare questa dirigenza?
Da mesi, sulla Pro Vercelli – anno terzo della gestione Casella – piovono critiche, soprattutto sui social.
L'occasione della presentazione dei cinque acquisti al mercato invernale è stata l'occasione per rispondere, spiegare. Invitare a riflettere.
Ma andiamo con ordine. Il primo a parlare è stato il presidente Paolo Pinciroli. A questa società, lui, ha dato passione e denari, restando in disparte, con eleganza.
«Sono andati via giocatori importanti, ma ne sono arrivati di validi. Inutile nasconderlo: non siamo contentissimi soli il dodicesimo posto è poco cosa, gli obiettivi erano altri. Ma siamo convinti che possiamo fare bene e finire bene.»
Su Della Morte, poi.
«Personalmente mi è spiaciuto e non avrei voluto. È un bravo ragazzo, è un ottimo calciatore. Ma la decisione l'abbiamo presa insieme a lui, che si è sentito lusingato, dopo i nove gol realizzati, da richieste di club di C e anche di B. L'idea di andare a giocare al Menti, dove nelle gare interne ci sono dagli 8mila ai 10mila spettatori, lo stuzzicava. Giustamente, aggiungo, augurandogli buona fortuna?».
La palla è poso passata ad Alex Casella.
Prima considerazione, la premessa insomma: «Dai risultati altalenanti che hanno le prime in classifica (stentano anche loro, no?) si evince una cosa: che questo torneo è difficile, più difficile rispetto agli anni scorsi»
Seconda considerazione: «Noi abbiamo raccolto di meno rispetto a quanto seminato. Abbiamo anche commesso errori, certo, come contro la Pro Patria. Ma se vinci contro una Triestina determinata a fare punti per la salvezza e poi a vincere il derby a Novara vuol dire che sei una squadra vera».
Terza considerazione: «Massimo Paci non merita le critiche o insulti. L'esplosione di Della Morte è stata merito del giocatore, perché è bravo, dei suoi compagni, perché in campo si va in undici, e del tecnico, perché Della Morte non si era mai espresso a livelli così alti. Ed è merito del tecnico se si è vinto partite importanti come contro le prima della classe. Oppure vogliamo parlare di Guindo, che veniva fischiato appena si alzava dalla panchina per riscaldarsi e che a Novara è diventato un campione? Guindo non andava fischiato, e non è ancora un campione. Ma sta facendo passi da gigante grazie al lavoro costante di Massimo Paci. Noi lo vediamo, è un grande lavoratore, ha a disposizione un buon mix di giocatori e può fare bene, ma quando la squadra ha dei problemi a che serve tanta ostilità?»
Quarta considerazione: «Noi siamo prima di tutto un'azienda, un'azienda seria, e quindi dobbiamo fare bene i conti, ponderando tutto. Un campionato di C costa un milione di euro. A differenza della A o della B, la C non beneficia dei diritti televisivi. Nè beneficia più di tanto dalle entrate del pubblico allo stadio (se invece di 800 persone ce ne fossero 1500 anche gli arbitri sentirebbero la pressione del pubblico). L'unica nostra entrata, oltre al minutaggio, è la cessione di alcuni giocatori, ed è per questo che, seppure a malincuore, abbiamo ceduto Della Morte».
«Ma riteniamo anche di essere intervenuti nel modo migliore – siamo alla quinta considerazione – tesserando un giocatore esperto e di grande caratura, come Laribi, e giovani interessanti, come Nicholas Rizzo, che ha esordito contro la Pro Patria, il centrale Costanzo, che completa così il pacchetto dei difensori centrali, il giovane centrocampista Contando, che si è fatto le ossa in Spagna, e Rojas, attaccante che il Crotone acquistò quando era in serie A. Con questo inserimenti il mister può giocare con la difesa a quattro, come sta facendo ora, oppure a tre. La squadra è una buona squadra, competitiva».
La parola ai neo acquisti.
A Laribi per primo. Vero, è fermo da sei mesi, ma che sia un giocatore di valore lo ha già dimostrato giocando nel secondo tempo contro la Pro Patria, risultando uno dei migliori o forse il migliore.
Rivedremo il Laribi che portò giocò una grande annata, culminata con la promozione in seria A, nel Bologna di Delio Rossi?
«Lo spero. Sono qua per rimettermi in gioco. È da un mese che mi alleno, a Vercelli, dove ho incontrato una grande professionalità, che è fatta dalle persone, dagli uomini. La lacrime di Della Morte dimostrano lo spessore di questa società».
Nicholas Rizzo sembra una scommessa azzeccata. Riuscire a non far rimpiangere Perrotta non è cosa da poco. «Sono qui per imparare ma anche per dimostrare quanto valgo, ma con umiltà».
Contaldo: «Ho giocato in vari club spagnoli, sono una mezz'alta d'attacco, ma all'occorrenza posso giocare più arretrato. Sono a completa disposizione del mister».
E veniamo a Costanzo, che l'anno scorso era capitano della Primavera del Napoli, in cui giocavano Vergara e Saco. «Ci siamo sempre sentiti, ma è stato il direttore Casella a convincermi. Arrivo da un'esperienza negativa, ad Alessandria, essere qui, per me, è una grande opportunità».
E infine Rojas, l'eterna promessa del Crotone. Poche apparizioni, però per lui, con Modesto l'anno scorso e Lerda quest'anno. «Sono un giocatore d'attacco, mezzala o mezza punta, non velocissimo ma neppure lento, diciamo veloce. La mia arma migliore è la tecnica, il palleggio. Sono venuto a Vercelli per dimostrare il mio valore, giocare, vincere».