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Politica | 16 gennaio 2021, 01:01

San Germano, perquisizioni e sequestri. Dai vertici della Lega nessun provvedimento verso la sindaca arrestata

Si è sempre dichiarata una "salviniana di ferro", ma da tempo Michela Rosetta viaggiava su posizioni molto staccate da quelle della segreteria provinciale del partito

San Germano, perquisizioni e sequestri. Dai vertici della Lega nessun provvedimento verso la sindaca arrestata

Sono rimasti a lungo negli uffici del Comune di San Germano, venerdì mattina, i Carabinieri della sezione operativa del N.O.R. della Compagnia di Vercelli: dopo aver notificato le misure cautelari al sindaco Michela Rosetta, all'ex assessore Giorgio Carando, entrambi agli arresti domiciliari, all'ex vice sindaco Maurizio Bosco - che come altre due persone ha l'obbligo di firma - e agli altri indagati nei due filoni dell'inchiesta durata nove mesi, i militari hanno perquisito gli uffici e sequestrato atti e materiale informatico acquisito per le indagini. Altri sequestri sarebbero stati fatti anche a carico degli indagati.

Michela Rosetta, difesa dall'avvocato Roberto Capra del Foro di Torino, al momento mantiene la sua carica, sebbene i poteri di sindaco siano passati nelle mani della vice Antonella Biancheri, cooptata all'incarico a inizio settembre, dopo un'estate di polemiche e dimissioni. Proprio Carando e Bosco, infatti, nel corso del mese di agosto avevano rimesso le rispettive deleghe; un altro consigliere comunale aveva rassegnato le proprie dimissioni, mentre il segretario comunale era stato messo alla porta direttamente dalla sindaca, secondo la quale era venuto meno il rapporto fiduciario. Tutte vicende temporalmente vicine alle indiscrezioni giornalistiche proprio legate all'acquisto delle derrate alimentari per i pacchi cibo. Spese – quelle per mazzancolle e capesante – di poche centinaia di euro: complessivamente per gli aiuti alimentari nell'emergenza Covid il Comune aveva ricevuto poco più di 9mila euro. Cifre esigue, alla fin fine, che colpiscono, come ha rilevato davanti alle telecamere della Rai il procuratore capo, Pier Luigi Pianta, «Per la sproporzione tra la gravità delle condotte tenute, anche da un punto di vista simbolico, e il profitto ottenuto».

Nei confronti di Michela Rosetta, “salviniana di ferro“, come si è sempre definita, e molto legata al segretario regionale Riccardo Molinari, la Lega non ha al momento preso provvedimenti di sospensione o di censura. Anzi, dal partito non è arrivato alcun commento in merito a una vicenda che ha avuto una vasta eco su tutti i media, locali e nazionali.

Raggiunto al telefono, il segretario provinciale e parlamentare Paolo Tiramani, dice solo «che dalle elezioni regionali del 2019 Rosetta non aveva praticamente più dialogo con il partito e le sue scelte hanno segnato un progressivo distacco dalla nostra linea politica». In casa Lega non è un segreto che Tiramani e Rosetta non abbiano mai veramente legato: proprio in occasione delle Regionali del 2019, Rosetta fece un'accesa campagna per contendere il seggio uninominale di Vercellese e Valsesia al candidato valsesiano Angelo Dago, che aveva l'appoggio della segreteria (e che alla fine vinse). Pur uscendo sconfitta dal duello interno, la sindaca si San Germano aveva ottenuto un lusinghiero “bottino” di preferenze personali al punto da risultare la prima esclusa tra i candidati del centro destra. Ma da allora, effettivamente, le posizioni della Lega e di Rosetta sono spesso state divergenti. Due esempi recenti sono, alle recenti comunali di Tronzano, l'appoggio dato da Rosetta a una lista di centro destra avversaria di quella guidata dal segretario del circolo leghista di Santhià, Michele Pairotto (poi eletto). E, solo pochi giorni fa, la nomina alla presidenza della Casa del Vecchio di San Germano del segretario provinciale di “Cambiamo!”, il partito di Toti: scelta che, da più parti, è stata letta come la conferma di un ulteriore allontanamento dalla Lega.

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