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Lettere | 24 maggio 2020, 10:24

"Covid nelle case di riposo: far chiarezza sulle responsabilità è il solo modo per proteggere i nostri anziani"

Lettera della figlia di un'ospite della Tavallini di Borgo Vercelli: "Capire gli errori consentirà di evitare che possano ripetersi"

"Covid nelle case di riposo: far chiarezza sulle responsabilità è il solo modo per proteggere i nostri anziani"

Gentile direttore,

scrivo dopo avere letto l’articolo della Redazione (23/5) sulla situazione nella casa di riposo Tavallini di Borgo Vercelli. Si tratta della struttura dove mia madre risiede dal luglio 2016 e che, in questi ultimi quattro anni, ho frequentato quasi quotidianamente. Tempo fa, verso la fine di marzo o i primi di aprile, InfoVercelli24 aveva già ospitato una mia lettera di ringraziamento per il personale che si adoperava in tutti i modi per mettere in contatto gli ospiti con le famiglie e dare qualche sollievo a chi pativa un duro distanziamento affettivo.

Per correttezza voglio aggiungere che ho avuto modo di apprezzare l’organizzazione e la dedizione di chi opera all’interno della struttura anche in altre impegnative circostanze che necessariamente si presentano quando si ha a che fare con persone anziane e fragili. 

Poi, a metà aprile, purtroppo, c’è stato il primo caso accertato di infezione al coronavirus con quanto ne è conseguito. 

Ritengo scontato che in paese si siano rincorse, e rincorrano, “molte voci preoccupate”  sulla situazione che è venuta a crearsi, non nel momento dell’esplosione della pandemia, allorché anche ai comuni cittadini italiani venivano suggeriti accorgimenti che poi si sono rivelati fallaci dato che ancora non si conosceva la possibilità di contagio degli asintomatici; ma in una fase (gli inizi del mese di aprile) successiva, durante la quale erano già noti e stilati in protocolli rigorosi i passaggi da seguire per evitare che il virus si propagasse all’interno della struttura. 

Non si tratta di “addebitare” la situazione al personale, ben sapendo che i tamponi sono stati fatti solo il 21 aprile, quando già purtroppo lo stato delle cose era compromesso; e il personale stesso ha pagato un salato prezzo al contagio. Bensì di risalire la catena delle responsabilità dell’accaduto, per accertare se vi siano state, ai vari livelli, delle falle che hanno consentito al virus di “galoppare”. 

Ritengo che, se da un lato è necessario rassicurare l’opinione pubblica, dall’altro sia doveroso che non si consideri una mera fatalità, uno scherzo del destino cinico e baro, l’ingresso del Covid 19, non dico solo a Borgo Vercelli, ma in una qualsiasi residenza per anziani del nostro paese. 

Ci viene detto dagli scienziati che il virus avrà ancora vita lunga. Allora è necessario che, per quanto sia difficile, la ricerca e la comprensione delle cause che hanno portato alla diffusione del virus non vengano meno, per evitare che possa ripetersi. Di certo i nostri “vecchi” non hanno messo in atto comportamenti scorretti e sono i primi a patire, nella fase ultima della loro esistenza, un incomprensibile (per loro) distacco da affetti che rappresentano ormai l’unica motivazione a vivere. 

Lina Besate

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