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Lettere | 11 dicembre 2023, 07:01

Nucleare di nuova generazione, scorie e deposito nazionale tra rinvii e autocandidature

Lettera di Giovanni Ravasenga, ex sindaco di Trino

Nucleare di nuova generazione, scorie e deposito nazionale tra rinvii e autocandidature

Egregio direttore,

non sono mai stato e non lo sono tutt’ora un convinto sostenitore del nucleare per tutta una serie di ragioni che ritengo del tutto motivate e sostenibili e per quanto emerge dal dibattito politico ormai in corso sul ritorno dell’Italia al nucleare, ho ritenuto opportuno evidenziare una serie di osservazioni ovviamente del tutto personali e senza presunzione alcuna di “avere la verità in tasca”. Non sono nè un tecnico e neppure un esperto in fisica-nucleare ma semplicemente un osservatore alla pari di molti Italiani, preoccupato per le dichiarazioni rilasciate che, ne sono convinto, ad oggi e allo stato attuale non hanno alcuna sostenibilità. Grazie per l’ospitalità e la pubblicazione di quanto segue.

IL RITORNO AL NUCLEARE – IL DEPOSITO NAZIONALE DEI MATERIALI RADIOATTIVI

Da qualche tempo nel dibattito politico, si parla molto di ritorno dell’Italia al nucleare di nuova generazione e del quale mi pare, non esista ancora una informazione dettagliata e specifica. Dovrebbe, così pare di leggere, essere la strategia futura dal punto di vista energetico, a partire dal prossimo decennio con impianti di dimensioni molto più ridotti e sicuri rispetto il nucleare di passata generazione, quello che fu adottato anche dall’Italia con la costruzione delle quattro Centrali di Caorso, Garigliano, Latina e Trino.

Questa nuova generazione di nucleare dovrebbe “contribuire”, così dice la politica, a massimizzare la produzione di energia a zero emissioni dalle fonti rinnovabili; il sole, l’acqua, il vento, la geotermia, le biomasse e alle quali si aggiunge anche il nucleare che personalmente, stento a credere lo si possa classificare e/o definire fonte rinnovabile. L’obiettivo quindi è di abbandonare (chissà quando) i combustibili convenzionali tradizionali quali carbone e petrolio, oggi ancora determinanti e sull’uso dei quali non siamo ancora nelle condizioni di potervi rinunciare.

Ma il ritorno dell’Italia al nucleare, annunciato dalla politica e dal Governo, ha suscitato e sta suscitando preoccupazioni, apprensioni, timori e anche paure da parte della moltitudine degli stessi Italiani, compreso il sottoscritto che non sono mai stato e non lo sono tutt’ora un convinto sostenitore del nucleare, per tutta una serie di ragioni che ritengo del tutto motivate e sostenibili.

Tra le principali l’assoluta e pluridecennale incertezza sulla messa in sicurezza di tutti i materiali radioattivi che con il completamento del loro ciclo di vita e di utilizzo devono essere sostituiti e ricondizionati come prevedono i rigidi protocolli, per poi depositarli in apposite strutture che garantiscano la loro custodia nella massima sicurezza sia ambientale che della salute pubblica. Abbiamo diversi esempi di quali catastrofiche e drammatiche conseguenze hanno prodotto le cosidette fughe radioattive. Non si tratta quindi di rifiuti convenzionali ma molto speciali e pericolosi che mantengono la propria radioattività anche per secoli e che non possiamo pensare che il loro smaltimento avvenga con i sistemi e le procedure che conosciamo. Quindi la sicurezza di questi impianti prevede anche livelli di controllo costanti, continui e decisamente specifici nonché l’insieme di tutte quelle misure ingegneristiche, scientifiche e gestionali che devono essere rigorosamente adottate negli impianti nucleari, dalla loro costruzione fino alla fine del loro ciclo funzionale e quindi della loro dismissione, al fine di prevenire eventuali incidenti e mitigarne le eventuali e pericolose conseguenze.

Nel caso dell’Italia, gli impianti nucleari furono definitivamente spenti a seguito del referendum del 1987 e attualmente sono in una annosa, complessa e costosissima fase di decommissioning (smantellamento), purtroppo in un clima di altrettanta annosa incertezza sulle sorti degli attuali depositi dei materiali radioattivi e del combustibile esaurito attualmente localizzati presso le stesse Centrali che sono diventate nel tempo depositi “provvisori” di se stesse.

E in Italia abbiamo molte provvisorietà che con il trascorrere dei decenni sono divenute ormai definitive. Al momento quindi senza alcuna soluzione e/o attendibile prospettiva per il previsto Deposito Nazionale nel quale trasferire in completa sicurezza tutti i materiali radioattivi nel tempo prodotti in Italia. Deposito Nazionale che significa una mega-struttura che impegna un’area classificata “non coltivabile” della superficie di circa 150 ettari omnicomprensivi del cosiddetto e adiacente Parco Tecnologico. Strutture che comportano investimenti miliardari e tempi di realizzazione stimati in circa quattro anni.

Quindi Deposito Nazionale per i materiali radioattivi provenienti dalle centrali nucleari del Garigliano, di Latina, di Trino e di Caorso, e degli impianti del ciclo del combustibile EUREX di Saluggia, ITREC della Trisaia, in passato utilizzati come impianti sperimentali per il riprocessamento del combustibile, e all’ex impianto di fabbricazione dello stesso combustibile nucleare di Bosco Marengo.

Del Deposito Nazionale si parla da circa trent’anni ma per quanto riguarda la sua costruzione e il luogo, di fatto le decisioni sono sempre state rimandate (dalla politica), e quindi è ancora tutto da realizzare. E pare proprio che a livello nazionale ad oggi nessuno dei Territori e delle Aree a suo tempo individuate e dichiarate potenzialmente idonee a ospitarlo, sono disposti ad accettarlo anzi, hanno ripetutamente espresso e manifestato il loro categorico rifiuto sia da parte delle Amministrazioni pubbliche e delle Istituzioni locali, ma anche di organizzazioni di categoria, di rappresentanze associative ambientali, paesaggistiche e culturali e di buona parte degli Italiani.

Quindi nella sostanza pare proprio che nessuno aspira e vuole il Deposito Nazionale fatta eccezione per la annunciata disponibilità del Sindaco di Trino, in Provincia di Vercelli, cittadina a 130 metri su livello del mare, nel pieno dominio della pianura alluvionale in sponda sinistra e a breve distanza dal fiume Po dove in sponda destra sono le prime colline del Monferrato, al confine con il sito Unesco di Langhe, Monferrato e Roero.

Non è solo mia opinione ma il territorio di Trino non rientra tra quelli individuati e previsti nella carta delle aree potenzialmente idonee (la CNAPI) sulla base dei rigorosi criteri previsti per la loro idoneità. Inoltre si tratta di un territorio che ha subito anche nel recente passato, le disastrose alluvioni del fiume Po con danni incalcolabili e con un sistema idrografico che da quasi vent’anni è in attesa di completare gli interventi strutturali di difesa e di messa in sicurezza dalle esondazioni. Opere e interventi con funzioni complementari tra loro, pluriprogettate e approvate, istituzionalmente note a tutti i livelli.

Interventi e opere indispensabili per la sua sicurezza, principalmente del reticolo idrografico minore, capillare e molto diffuso in questo ambito territoriale vocatamente e storicamente dedito alla coltivazione del riso e dove l’acqua è la componente dominante. Quindi un territorio assolutamente non idoneo ad ospitare strutture come il Deposito Nazionale e ritenuto tale anche dalla stessa Sogin che ha il compito di localizzare, progettare, realizzare e gestire il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico. Decidere che Trino possa ospitarlo esclusivamente per autocandidatura sarebbe solamente a mio parere un azzardo politico privo di ogni sostenibilità in termini di sicurezza sia dal punto di vista geomorfologico che scientifico ma anche idrogeologico.

E non mi risulta che ad oggi, su queste specifiche condizioni e/o rigorose prescrizioni, sia intervenuta alcuna smentita anche da parte dello stesso Governo.

Significativo dal mio punto di vista personale, è il richiamo al sito della Centrale Nucleare Enrico Fermi di Trino costruita sul rilevato in sponda sinistra del fiume Po. Rilevato che di fatto ha creato la “strettoia di Po” tra il rilevato stesso e la sponda destra dove le alture collinari sono di fatto l’argine e nel tempo soggette a un vistosissimo fenomeno di continua e grave erosione provocata dal transito dalle piene e dai tiranti idrici a seguito delle avvenute esondazioni. Una strettoia che da decenni “spinge” la piena verso la sponda collinare destra e che ha profondamente modificato l’asta di fiume interessata. Una “strettoia” dichiarata, e mai smentita, la più critica di tutto il bacino idrografico del Fiume Po. Anche dal punto di vista ambientale, naturalistico e paesaggistico sul Territorio di Trino insistono le Aree Protette del Po Piemontese, il Parco Naturale Regionale della Partecipanza dei Boschi e delle Grange Vercellesi, luoghi dove dal punto di vista storico, in Italia e in Europa è nata ed è stata avviata la coltivazione del riso.

Trino è anche al confine con il S.I.C. di Ghiaia Grande, area significativa all’interno delle Aree Protette del Fiume Po. Da considerare a livello Nazionale che l’Italia è il maggiore detentore di siti Unesco oltre alle numerose aree protette e ai Parchi Regionali e Nazionali, quindi Territorio e Territori di eccellenza dove coesistono coltivazioni e attività produttive, commerciali e artigianali di altrettanta eccellenza oltre ad un tessuto agroalimentare e a un made in Italy riconosciuto a livello internazionale e mondiale con i suoi numerosi riconoscimenti di qualità sia nazionali che europei.

Altrettanta e ampia considerazione va al patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico, collinare, montano, e marino dell’Italia intera e francamente mi diventa difficile pensare come e dove possa contestualizzarsi il deposito nazionale dei materiali radioattivi compatibilmente con l’ambiente e il paesaggio che lo circonda. Non a caso per il suo grandissimo patrimonio l’Italia è definita “il più bel Paese al Mondo”. E quindi ne deduco che il NO dei Territori al Deposito Nazionale si basi solidamente sulle sue peculiarità e sui suoi valori determinanti per le attività turistiche e ricettive che di fatto sono una componente importantissima per il nostro Prodotto Interno Lordo e per l’occupazione giovanile in particolare. E anche se l’Unione Europea con la sua sottocitata Direttiva pur prevedendo che i Paesi aderenti siano dotati del Deposito Nazionale, personalmente credo sia il caso di considerare che per l’Italia a differenza di altri dov’è tutt’ora utilizzato e in servizio, il Nucleare è cessato nel 1987 con lo spegnimento dei quattro soli impianti e l’avvio del loro smantellamento.

Quindi è mia opinione del tutto personale che l’Italia in Europa possa avvalersi della facoltà di trattare l’utilizzo e l’accesso ovviamente oneroso, ad impianti già esistenti in altri Paesi. Sarebbe a mio parere anche un vantaggio economico per entrambi oltre ad individuarsi anche come economia di scala nella contrattualità con l’eventuale Paese ospitante. Una questione che a mio parere meriterebbe di affrontare seriamente e con urgenza, che impegna principalmente sia la politica Nazionale che Europea.

Il 5 gennaio 2021 è stato pubblicato dai media l’elenco delle 67 aree individuate e ritenute idonee per ospitare il Deposito Nazionale dei materiali e dei rifiuti radioattivi italiani Si tratta di zone che soddisfano i 25 criteri stabiliti nei cinque anni precedenti e riportati nella CNAPI, la carta delle aree potenzialmente idonee: in sintesi: PIEMONTE - Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola in Provincia di Torino - Comuni di Castelletto Monferrato, Fubine, Oviglio, Quargento, Bosco Marengo, Frugarolo, Novi Ligure, Castelletto Bormida, Sezzadio in Pr5ovincia di Alessandria. TOSCANA- Comuni di Pienza e Trequanda in Provincia di Siena – Comune di Campagnatico in Provincia di Grosseto. LAZIO – Comuni di Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano in Provincia di Viterbo. BASILICATA – PUGLIA - Province di Potenza, Matera, Bari, Taranto - Comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso. SARDEGNA - Provincia di Oristano – Comuni di Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei SICILIA - Province di Trapani, Palermo, Caltanissetta - Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).

Nel corso degli ultimi vent’anni è stato inviato all’estero per il suo ricondizionamento circa il 99% del combustibile irraggiato delle centrali di Caorso (prov. Piacenza), Latina, Trino (Prov. Vercelli) e Garigliano (Prov. Caserta) per essere riprocessato negli impianti Eurochemic in Belgio, di La Hague in Francia, e di Sellafield nel Regno Unito. In particolare, dal riprocessamento del combustibile nucleare ritorneranno in Italia, salvo diversa decisione, due diverse tipologie di materiali radioattivi condizionati, definiti: residui vetrificati cioè inglobati in una speciale malta di vetro e residui solidi compattati, quelli sottoposti ad una sorta di processo che ne riduce fortemente il loro volume. Ma tutto quanto è stato inviato all’estero per il ricondizionamento, allo stato attuale ritornerà in Italia per custodirli in sicurezza nel Deposito Nazionale la cui costruzione è e resta per ora solamente sulla carta. Almeno così prevedono gli accordi e i contratti sottoscritti dai diversi Governi Nazionali che si sono avvicendati con i Paesi Europei che hanno svolto il processo di ricondizionamento, fatte salve altre decisioni che potrebbero intervenire e principalmente di carattere politico-economico. Inoltre, l’Unione Europea con la sua Direttiva 2011/70, art. 4, prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La domanda quindi sorge spontanea: ma se i materiali radioattivi condizionati dovessero rientrare in Italia, dove sarebbero custoditi in sicurezza ?? ….. consapevoli che la costruzione del Deposito Nazionale non ha molti sostenitori; credo sia una domanda che al momento non ha alcuna risposta e/o soluzione sostenibili. Dalle informazioni raccolte nel tempo, il combustibile che ha completato il suo ciclo di vita, viene allontanato dal reattore nucleare.

In questa fase si parla di combustibile “irraggiato” il quale contiene circa il 97% della radioattività associata al suo sito nucleare. Complessivamente dal mio modesto osservatorio e con beneficio di inventario, risultano circa 1.870 le tonnellate del combustibile impiegato dalle centrali nucleari; di cui; 191 circa a Caorso, 111 circa a Garigliano, 1.426 circa a Latina e 137 circa a Trino. Oltre al combustibile delle Centrali va considerato anche quello dell'impianto Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo (Prov. Alessandria) dove erano prodotte le pastiglie che compongono gli elementi di combustibile e dei tre impianti di ricerca sul suo ciclo di Saluggia (Prov. Vercelli), Casaccia (Prov. Roma) e Rotondella (Prov. Matera).

Nell'impianto Eurex di Saluggia sono custoditi complessivamente circa 270 metri cubi di rifiuti liquidi radioattivi, di cui 125 a più alta attività che da circa trent’anni sono in attesa del loro condizionamento sulla base dell’annoso e amletico dilemma: vetrificazione o cementificazione ??. Soluzione quest’ultima, per la quale si è poi optato ma ancora tutta da realizzare come pure l’impianto Cemex necessario per la loro cementificazione. Impianto da realizzare a Saluggia in quanto i rifiuti liquidi sono intrasportabili e sono già stati reincapsulati per ovvie ragioni di sicurezza degli stessi serbatoi che li contengono. Purtroppo il Cemex è ostaggio di annose e notevoli difficoltà tecniche, realizzative, burocratiche e procedurali che ne hanno pressochè bloccato il suo completamento; quindi ad oggi non è possibile definire e prevedere le tempistiche e le prospettive del suo completamento e quindi dell’avvio dell’attività. E’ bene evidenziare che in Provincia di Vercelli, a Saluggia e a Trino da decenni sono depositati circa il 70% dei materiali e/o rifiuti radioattivi nazionali, custoditi nei due depositi temporanei localizzati sulle sponde dei fiumi Dora Baltea e Po, certamente luoghi e siti del tutto impropri e insostenibili, poco favorevoli per il loro mantenimento in sicurezza. Basta ricordare le alluvioni con le esondazioni del Po e della Dora Baltea del 1994 e più gravemente del 2000 e le paure registrate per le eventuali contaminazioni radioattive con esiti catastrofici per l’intera Pianura Padana nel caso di esondazione e Saluggia, una situazione che è stata al centro di grandi paure. Recentemente hanno destato molto clamore, direi a livello nazionale, le notizie e le posizioni riportate dai media sempre sulla realizzazione del Deposito Nazionale che pare proprio nessuno sia disposto ad accettare fatta eccezione del sindaco di Trino che ha manifestato la disponibilità a candidare il proprio Territorio. La cosidetta “levata di scudi” non si è fatta attendere comprese le dichiarazioni dei Presidenti della Regione Piemonte e della Provincia di Vercelli: “Nucleare, il Piemonte ha già dato”. Dichiarazioni che seguono quelle a suo tempo sempre rilasciate dal Presidente Cirio il 5 gennaio 2021“inaccettabile una decisione assunta senza confronto” giorno in cui fu pubblicata la lista delle aree che comprendeva anche le otto del Piemonte individuate e ritenute idonee ad ospitare il Deposito Nazionale. Altro clamore e ulteriore “levata di scudi” sul no al Deposito Nazionale anche per le dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ai recenti Stati Generali della Green economy il 7 e 8 novembre 2023 a Italian Exhibition Group – IL RITORNO AL NUCLEARE – IL DEPOSITO NAZIONALE DEI MATERIALI RADIOATTIVI - DICEMBRE 2023 GIOVANNI RAVASENGA - PAG. 8 DI 9 Ecomondo, di Rimini: «Presto in Italia un deposito di scorie nucleari ….. ne produciamo mille metri cubi al mese, va trovata una soluzione” e ancora: «questo Governo farà il deposito delle scorie nucleari. Non dico entro Natale, ma in tempi molto brevi. Ci sto lavorando tutti i giorni …. Dobbiamo trovare una soluzione. Dopo trent’anni non ce l’abbiamo ancora fatta. Questo Governo vuole farcela, e farà il deposito delle scorie”. Probabilmente in sintonia con le dichiarazioni del Ministro Pichetto, il Governo ha varato anche il Decreto Energia il quale prevede le eventuali autocandidature dei Territori disposti ad ospitare il Deposito Nazionale anche se non compresi nella lista pubblicata il 5 gennaio 2021 (CNAPI). Sarebbe la ulteriore conferma che il Ministro Pichetto attualmente non ha alcuna soluzione disponibile. Ministro dell'Ambiente, che ha confermato la linea anticipata in estate per stabilire dove collocare l'impianto nel quale saranno stoccati circa 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità. E siccome per accogliere le auto-candidature serve una modifica alle regole e alla legislazione vigente, ecco forse la ragione della postilla riportata nel decreto energia.

Dal mio modesto punto di vista, strettamente personale, le dichiarazioni del Ministro Pichetto così come sono state rilasciate, ad oggi non hanno alcuna sostenibilità, innanzitutto per la scarsità informativa sia dal punto di vista tecnico che scientifico ma anche della disponibilità territoriale che ad oggi non registra alcuna autocandidatura e/o accettazione eccezion fatta per Trino. E’ mia personale opinione che le dichiarazioni del Ministro siano di carattere esclusivamente politico. Sono fermamente convinto che il Ministro ad oggi e nel medio periodo non ha alcuna soluzione ipotizzabile e sostenibile “in tasca” su quanto ha dichiarato nel merito del Deposito Nazionale e della sua localizzazione che ad oggi nessuno intende concedere se non Trino. Permane a mio giudizio il NO categorico dei Territori al Deposito Nazionale, d’altronde se ne parla da trent’anni ma con un nulla di fatto. E’ rimasto il tentativo di alcuni Governi e di pochi Politici ma poi le decisioni sono state sempre rimandate a tempi più propizi.

Quando?? …. Non è dato sapere. Credo che questo NO categorico sia anche conseguenza delle annose incertezze, delle indecisioni, delle apprensioni e delle paure della pubblica opinione e della moltitudine degli Italiani per le incognite che ne deriverebbero circa la contestualizzazione e la sostenibilità di questi impianti sul Territorio e tra le popolazioni. Ma io credo influisca anche il timore e l’apprensione di compromettere i valori, le peculiarità e le eccellenze dei singoli Territori e quindi suscitare le reazioni della opinione pubblica. E’ mia opinione che anziché dichiarare che: “ questo Governo farà il Deposito Nazionale “, forse sarebbe prioritario attivare un livello di comunicazione esaustivo e dettagliato che faccia comprendere agli Italiani e alla pubblica opinione l’utilità del ritorno al nucleare, con quali impianti e quali localizzazioni, cosa succede e come si interviene nei casi di pericolo, cosa avviene a fine ciclo di vita dei materiali radioattivi impiegati e in particolare quali rischi comporta per l’ambiente e la salute pubblica. Ho letto che il Nucleare di quarta generazione avrebbe un impatto decisamente minore rispetto quello del passato.

Gli impianti pare siano decisamente più ridotti, in particolare i reattori, e con una produzione di rifiuti radioattivi, compreso il loro ricondizionamento, ai minimi termini e meno pericolosi rispetto quelli del passato. Si direbbe quindi un Nucleare “a basso impatto ambientale” con impianti che si dovrebbero contestualizzare più sostenibilmente con l’ambiente. E se questa è la prospettiva del Governo, va spiegata all’opinione pubblica con un livello di comunicazione molto specifico e dettagliato, rispondere quindi alle diffidenze, alle apprensioni e anche alle paure che ancora avvolgono il Nucleare e il suo utilizzo. E per quanto riguarda i rifiuti radioattivi prodotti dalla medicina nucleare, la loro quantità è decisamente inferiore e non paragonabile a quella prodotti dalle Centrali Nucleari come pure la loro custodia in sicurezza al termine del loro ciclo e del loro utilizzo non credo sia così problematica.

Quindi attivare un livello di comunicazione bidirezionale, la tecnologia non manca con soluzioni appropriate, risposte chiare e alla portata di tutti alle domande e ai quesiti posti dalla pubblica opinione e in tempi accettabili e non biblici come comunemente avviene con molte delle Istituzioni. Forse tutto ciò aiuterebbe e contribuirebbe a superare diffidenze, incertezze e paure da parte della pubblica opinione, quella della moltitudine degli Italiani che continuano dire NO al Deposito Nazionale ma anche al ritorno del Nucleare.

Ancora grazie per l’ospitalità con un cordiale saluto

Giovanni Ravasenga

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