E' la storia di una quotidianità tenera e commovente quella che l'Asl affida ai bei volti di Veronica, Diego e della piccola Sveva, nata il 18 maggio all'ospedale Sant'Andrea di Vercelli. Veronica, la sua mamma, è una giovane donna non vedente che, per la seconda volta, assapora la gioia della maternità.
"Non vede Sveva con gli occhi - spiegano dall'Asl raccontando la storia di questa bella famiglia - eppure conosce perfettamente la sua piccola. La osserva, toccandola e annusandola; il suo istinto di mamma la supporta e la aiuta ogni giorno". Perché l'essenziale è invisibile agli occhi, come insegnava Saint Exupery nel Piccolo Principe.
"Ognuno ha il suo modo di cambiare il pannolino - dice Veronica - io ho trovato quello più comodo per le mie esigenze. Adoro il pianto di Sveva e adoro la sensazione che provo mentre la allatto. La mia è una quotidianità normale". Veronica e Diego (lui è ipovedente) sono i testimoni del fatto che non bisogna mai abbattersi e che spesso i limiti sono quelli mentali che le persone si autoimpongono.
Con Veronica e Diego, tutto il reparto di Ostetricia ha festeggiato l'arrivo di Sveva, a partire dalla nonna Meri, una tra le più apprezzate ostetriche della struttura diretta dal primario Nicoletta Vendola. E proprio al reparto del Sant'Andrea va il grazie speciale dei genitori della piccola: "Siamo stati avvolti per la seconda volta nella tenerezza della stanza Glicine e coccolati e protetti da innumerevoli attenzioni - raccontano - in una realtà che riteniamo essere il nido ideale per neonato, mamma e papà. Vogliamo ringraziare con profonda gratitudine tutto il personale, in particolare la primaria Nicoletta Vendola e la nostra ginecologa Elena Amoruso, per la dedizione e sensibilità con la quale si sono approcciati alla nostra condizione di minorazione visiva. Mai una volta ci siamo sentiti soli, imbarazzati o in difficoltà. La nascita di Sveva è stata seguita nella sua evoluzione, prima e dopo il parto, senza tralasciare nulla, tutto sempre con garbo, cortesia e professionalità, senza far mancare un sorriso o una carezza che, si sa, scaldano il cuore".














