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Attualità | 19 febbraio 2017, 17:34

Un vercellese nella redazione de Le Iene

MATTEO ROMANO: DA INFOVERCELLI24 AL GRANDE GIORNALISMO

Matteo Romano con la Iene Alessandro De Giuseppe e una cameraman

Matteo Romano con la Iene Alessandro De Giuseppe e una cameraman

Il giornalismo d'assalto nelle vene, da sempre. Matteo Romano, nato a Vercelli 38 anni, è un autodidatta. Impara  a fare il giornalista da solo: leggendo, informandosi, studiando. E scrivendo di tutto: politica, sport, cronaca nera e bianca.

Quando hai deciso che da grande avresti fatto il giornalista. E quali sono stati i tuoi primi passi?

Diciamo che non l’ho mai deciso e tutto è venuto casualmente. Nel 2003 ho creato un sito di ciclismo, sport di cui ero e sono appassionato. Il primo anno l’ho fatto proprio come un hobby, nel senso che non lo aggiornavo con regolarità, poi ho guardato le statistiche e scoperto che c’erano persone che giornalmente entravano per vedere cosa scrivessi. Ho allora continuato con maggiore impegno e dal 2005 ho lavorato anche come addetto stampa per una formazione ciclistica professionistica e successivamente, nel 2013, ho provato a sfruttare il vuoto che c’era a Vercelli con i giornali cartacei lontani dalla rete, creando infovercelli24 con cui ho collaborato fino alla scorsa estate quando c’è stata la chiamata a “Le Iene”.

E' giusto dire che da sempre sei stato attratto da un certo tipo di giornalismo, che potremmo definire d'assalto? Per intenderci alla Travaglio, alla Gabanelli, allo stile delle Iene.
Assolutamente si. Detesto il politically correct e non riesco proprio a non dire ciò che penso anche a costo di risultare antipatico. Mi piacciono le provocazioni e non sopporto dire una cosa solo perché alla maggioranza delle persone sta bene così. Le Iene mi sono sempre piaciute perché sono irriverenti e non hanno paura ad affrontare il “cattivo” a viso aperto.

Da giornalista di provincia con poche esperienze di lavoro redazionale, al grande salto. Com'è successo? Ti sei fatto avanti tu o ti hanno scovato?
Lo scorso maggio tramite la scrittrice Alessandra Carati sono stato contattato da Davide Parenti, da 20 anni a capo de Le Iene, che era rimasto colpito da un mio articolo. La sera stessa è venuto a cena a Vercelli per parlarmi di un suo progetto e per questo abbiamo continuato a sentirci durante l’estate. Un giorno mi sono imbattuto in una notizia classica per Le Iene: gli scappati con la cassa. Una coppia di imprenditori che rileva hotel e periodicamente fallisce senza pagare dipendenti e fornitori. Gli ho segnalato la notizia, come avrei potuto fare al sito della trasmissione, e lui mi ha sorpreso proponendomi di seguirlo come autore, entrando nel team de Le Iene.

Il tuo lavoro è quello di scrivere i testi per le Iene. Anche di scovar notizie, suppongo.
A Le Iene l’autore è il responsabile del servizio. Un pezzo può nascere da una segnalazione o dalla lettura di una notizia, dopo di che parte la realizzazione vera e propria. Si sottopone l’idea a Davide Parenti e se gli piace si parte: si indaga, si pianificano le interviste con i segnalatori, si acquisisce tutto il materiale e poi si fa quella che in gergo chiamiamo la “chiusa” a chi ci deve delle risposte. Una volta che si ha tutto il girato, si mette in fila il pezzo e si inizia a scriverlo. Poi viene la parte del montaggio in cui con il montatore e la Iena si dà forma al servizio. Successivamente viene visto da Parenti, che dà le ultime correzioni, e dagli avvocati. Se tutto è ok il servizio può andare in onda.

La vita da pendolare. Arrivano echi da Vercelli? E com'è la vita a Cologno Monzese?
Ho fatto il pendolare per un mese e, non dovendo timbrare il cartellino, al mattino non mi pesava, anzi era piacevole osservare le persone, ascoltare i loro discorsi e a volte fare qualche conoscenza. Era più pesante alla sera quando magari stavo lavorando su una cosa e dovevo interrompere per non perdere il treno. Da ottobre vivo praticamente sei giorni su sette a Cernusco sul Naviglio. Al mattino non ho mai amato troppo dormire e così arrivo in redazione tra i primi intorno alle 9 e rimango lì fino a che c’è da fare, questo alternato con le trasferte per girare nuovi servizi.  Grazie ai social e ai giornali online seguo le vicende vercellesi dato che quando riesco a ritagliarmi un giorno di pausa torno di corsa a Vercelli.

C'è chi dice che il giornalismo delle Iene sia un giornalismo d'assalto, c'è chi dice che non lo è, privilegia lo spettacolo, non approfondisce, c'è poco spazio per il contradditorio.
Le Iene sono un po’ come un supermercato in cui puoi trovare di tutto, dai libri ai pannolini. Ci sono stati servizi molto seri affrontati con taglio puramente giornalistico, altri seri affrontati con ironia e infine servizi comici. Proprio per questo credo di essere fortunato a poter fare un lavoro in cui ogni giorno puoi fare cose diverse.  Il contraddittorio c’è sempre perché ogni servizio prevede la conclusione con l’intervista al “cattivo”. Poi non sempre chi viene pizzicato da Le Iene è disponibile a parlare, ma questo è un altro discorso.

Dopo 20 anni quale è il segreto del successo delle Iene ?
La prima regola è il classico “parla come mangi”. Il linguaggio usato deve essere facilmente comprensibile e tutto ciò che non è di facile comprensione va spiegato come si farebbe ad ragazzino. Un’altra caratteristica è la velocità del servizio in modo da non far mai calare l’attenzione nello spettatore: non usare quattro parole quando puoi usarne due. Oltre a questi accorgimenti generali la vera forza del programma sono le persone che ci lavorano da tanti anni e che con creatività e professionalità hanno sempre nuove idee. 

Obiettivi per il futuro ?
Continuare a divertirmi come sto facendo ora e soprattutto continuare ad imparare da chi mi sta vicino cercando di rubare i segreti a chi è più esperto. Poi è ovvio che quando arrivi in “Serie A” vuoi restarci il più a lungo possibile, ma divertendomi e imparando questa resterà comunque un’esperienza fantastica anche se dovesse finire domani.

LARTH

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