E' stato individuato e arrestato l'uomo che questa estate, insieme a un complice, aveva rapinato un'anziana caresanese, immobilizzandola e bloccandola in casa dopo che la donna, insospettita dallo strano comportamento dei due - che si erano finti vigile urbano e tecnico dell'acqua - aveva rifiutato di consegnare loro denaro e gioielli conservati in casa.
Si tratta di un sinti di 36 anni, residente ad Asti di cui sono state fornite solo le iniziali, S.V., già noto alle forze dell'ordine per reati contro il patrimonio e attualmente detenuto nel carcere di Alessandria per altra causa.
La rapina di questa estate aveva scosso l'opinione pubblica: la vittima, infatti, una pensionata 88enne del luogo, pur uscendo indenne dalla brutta avventura, aveva vissuto momenti di autentico terrore. S.V e un complice, qualificatisi come operaio del servizio idrico comunale e vigile urbano, erano entrati nell’abitazione della vittima e con il pretesto di dover cambiare il contatore in quanto l’acqua potabile era inquinata, le avevano chiesto di riporre in una busta di plastica tutto l’oro e il contante presenti in casa. A fronte delle perplessità dell’anziana donna sull’uomo qualificatosi come vigile urbano, l’altro complice la immobilizzava e l’interessato, dopo aver individuato una cassaforte a muro, la perquisiva riuscendo a trovare la chiave per aprirla, impossessandosi di alcuni monili in oro e della somma contante di 1.200,00 euro, dileguandosi poi a bordo di una vettura.
Nel corso delle indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo e dai colleghi della stazione di Stroppiana, è stato inoltre possibile ascrivere all'arrestato anche una truffa aggravata perpetrata il 27 luglio 2016 in Pertengo, nei confronti di una 76enne del luogo che, mediante artifizi e raggiri posti in essere dal sinti 36enne e da un complice, presentatisi come dipendenti dell’acquedotto, veniva indotta a consegnare i monili in oro presenti in casa.
Il Gip del Tribunale di Vercelli, su richiesta della Procura della Repubblica, ha così emesso l'ordine di carcerazione: l'uomo, già riconosciuto dalle vittime mediante l'identificazione fotgrafica, è stato poi nuovamente riconosciuto nel corso dell’incidente probatorio svoltosi nell’apposita stanza protetta della Procura della Repubblica.














