Il flah mob di protesta della Cgil Vercelli Valsesia - cui hanno partecipato anche alcune future mamme - ha accolto l’incontro tra l’assessore regionale della Sanità Federico Riboldi, il manager Asl Marco Ricci e i sindaci valsesiani, riuniti a Borgosesia per discutere il futuro dell'ospedale di Borgosesia.
«Basta tagli», l'«ospedale non si tocca»: cartelli e slogan per chiedere più servizi a favore del territorio. E se è vero che i numeri del Punto Nascite di Borgosesia sono bassi - come lo sono anche quelli di altre strutture, da Verbania a Casale, la città in cui l'assessore regionale Federico Riboldi è stato sindaco - è altretto vero che, in tutta la regione, è solo Borgosesia a vedersi tagliato il servizio. Per le future mamme valsesiane, i reparti di Ostetricia di riferimento diventerebbero dunque quello del Sant'Andrea di Vercelli (altra struttura che non raggiunge la soglia dei 500 parti l'anno) o di Borgomanero (Asl Novava). Ai sindaci è stata anche prospettato un percorso nascita con la gestione del parto fisiologico in regime ambulatoriale e la presa in carico, da parte di un'èquipe ostetrica. Resterebbero invece in carico alla struttura valsesiana le pazienti che necessitano di interventi di chirurgia ginecologica.
Prospettive, per la sanità valsesiana, sulle quali politici e amministratori del territorio si muovono con molta prudenza. Cercando di ottenere, forse, qualche garanzia in più sul rafforzamento di altri servizi erogati dal Santi Pietro e Paolo. Ma anche qui la strada non sembra essere propriamente in discesa: nei piani Asl, infatti, l'atteso potenziamento dell'attività di Cardiologia, con l'ampliamento degli ambulatori e la creazione di due posti letto per la riabilitazione, è legato al sostegno da parte di aziende e sponsor del territorio che dovrebbero impegnarsi a garantire una cifra molto rilevante - circa 300mila euro l'anno.


















