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Provincia | 03 giugno 2025, 12:28

Al traguardo dei 100 anni l'architetto Silvia Pizzetta: professionista, docente e studiosa

Una vita di lavoro trascorsa tra Varallo e Torino, poi il tempo per dedicarsi alle tradizioni e la storia locale

L'architetto Pizzetta con alcune delle sue pubblicazioni

L'architetto Pizzetta con alcune delle sue pubblicazioni

Visita straordinaria in biblioteca il 30 maggio dell’architetto Silvia Pizzetta, abituale frequentatrice, lettrice forte, che spesso lascia libri nella cassetta a disposizione dei lettori per scambi, ma questa volta l’incontro era davvero speciale: il giorno prima Silvia aveva compiuto cento anni.
E’ nata nella Contrada del burro, terzogenita di quattro fratelli: Rina, Giuse e Maurizio, che purtroppo è scomparso in un incidente di montagna nel 1950, a soli ventidue anni. Silvia si iscrisse a Torino alla Facoltà di Architettura: «Sono stata fortunata nel poter frequentare l’Università, purtroppo nei miei anni di studi mio padre si ammalò e morì. Dopo averlo assistito tornai a Torino, mi impiegai in una ditta di arredamento e mi laureai. Lavorai a Torino per vent’anni, ma quando la mamma morì decisi di tornare a Varallo, ricongiungendomi alle mie sorelle, conseguii l’abilitazione all’insegnamento e insegnai nelle scuole, lavorando anche come architetto. L’interesse per la storia e gli studi urbanistici nacque dopo la pensione: avevo più tempo a disposizione per intraprendere ricerche in Archivio e in Biblioteca».
Silvia partecipò con una relazione al Convegno sul Centro Storico di Varallo. 6 ottobre 1974, del quale furono pubblicati gli Atti nel 1975, occupandosi dell’evoluzione del centro storico. Pubblicò nel 2012: "Le antiche contrade", seguito nel 2013 da: "Varallo Vecchio". Ben conosce i diplomi imperiali del secolo XI che citavano il Ponte de Varade e lo scrisse già nel 1974. Silvia scrive come disegna: agili schizzi, pochi segni essenziali che restituiscono il profilo di un edificio senza perdersi nei particolari per coinvolgere il lettore nelle trame della Storia. 
In “Monumenti di Fede e di Arte in Varallo”, pubblicato nel 1984, Silvia si occupò della Chiesa di San Giacomo.
Avendo acquistato con la sorella una casa cinquecentesca a Rimella, i suoi interessi si sono poi estesi alla Comunità Walser, scrivendo articoli per la prestigiosa rivista Remmalju, pubblicata dal Centro Studi Walser di Rimella, e partecipando con il saggio: "Insediamenti rimellesi in età moderna. Case, ville, vicini e santi", al volume: Storia di Rimella in Valsesia: "Alpes ville comune parochia" / a cura di Augusto Vasina, pubblicato nel 2004: 
«Il mio lavoro mi ha reso felice, purtroppo le mie conoscenze storiche tardive non hanno potuto essere trasmesse direttamente ai miei allievi, che però mi riconoscono per strada e si fermano a salutarmi. Il tempo è passato molto velocemente, la città è cambiata e io ho cercato di seguirne l’evoluzione, mantenendo interessi e curiosità», dice.
Silvia, accompagnata da Tamila, una gentile signora originaria della Georgia, che da qualche anno accompagna lei e la sorella Rina, si avvia all’uscita: nel cortile di Palazzo Racchetti si sofferma incuriosita dai bambini del Baby Parking di Crevola che stanno registrando una favola sul Millennio del ponte di Varallo. Silvia è davvero un esempio di positività e di resilienza: non può più udire le parole e i suoni, ma intuisce le emozioni e le trasmette, così anche il nostro colloquio ha potuto realizzarsi semplicemente formulando le domande su foglietti, lasciando liberamente scorrere i ricordi di un secolo breve.
 

Piera Mazzone

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