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Pro Vercelli | 22 maggio 2025, 13:09

Musumeci: «Salvezza ottenuta grazie a un gruppo meraviglioso»

«Ho sputato sangue, perché avevo le mani legate, ma per me è stato un onore aver vissuto quest'anno in una società gloriosa come la Pro Vercelli. E non dimenticherò mai il primo anno con Modesto».

Francesco Musumeci

Francesco Musumeci

Un anno difficile. Lo spettro della serie D, una società assente: il primo che si fa da parte è il presidente, Paolo Pinciroli. Stufo di mettare soldi (e di soldi in questi anni ne ha messi parecchi) ricevendo solo critiche. La restante società è lontana, sta a Napoli, ma ormai, giorno dopo giorno, si capisce che la Pro Vercelli è in vendita. Rimangono soli – in un ambiente surreale – la squadra, gli staff tecnici che si susseguono e lui, Francesco Musumeci. Deve fare il parafulmine: ogni cosa che non va è colpa sua.

Ha pronte le valigie, ora, il direttore sportivo.

Musumeci, perché ha accettato l'incarico a inizio anno?

«A Vercelli avevo vissuto un anno fantastico, il primo, con Francesco Modesto allenatore. Gli sono molto legato. Mi piaceva come giocava la squadra, seguivo i suoi allenamenti. E ho anche sperato che restasse a Vercelli. Fosse successo penso che le cose sarebbero andate meglio. Ecco, il ricordo di quel primo anno mi fatto dire subito sì quando il presidente Paolo Pinciroli mi ha chiamato.»

Ma non è andata... proprio bene.

«Io dico che il bilalncio è positivo. Dovevamo salvarci, e la salvezza è arrivata, sebbene sia arrivata solo ai play-out»

Mi scusi se la interrompo: siamo andati vicini vicini al precipizio, alla D insomma. Salvi per un miracolo, direi.

«No, nessun miracolo. La squadra si è salvata grazie a un gruppo meraviglioso. Comi, Iotti, Clemente, Iezzi hanno dato tutto.»

E lei? 

«È stata dura, ho sputato sangue. La gente voleva che rinforzassi la rosa, ma se non c'erano soldi come potevo? L'obiettivo di quest'anno era quello di riuscire a salvarci valorizzando giovani. È già tanto che io e Paolo Cannavaro riuscimmo a convincere la società a non cedere Comi e Iotti. Due giocatori fantastici, che potrebbero essere primi tasselli della nuova Pro Vercelli».

Un bilancio, quindi, amaro ma anche positivo.

«Il bilancio è positivo. Ci siamo salvati. Abbiamo valorizzato giovani di proprietà della Pro Vercelli come Coppola e Pino. Abbiamo incassato 440mila euro grazie al minutaggio dei giovani utilizzati. Abiamo ceduto Louati che ha esordito in B. E infine Ternata e Modena ci hanno riconosciuto somme in denaro per la valorizzazione di Franchi e Niang. Certo, il bilancio è positivo, ma sono stati anche commessi errori. Però ripeto, i ragazzi sono stati fantastici e non dimenticherò mai la loro gioia e gli abbracci e le attestazioni di stima che ho ricevuto da loro una volta raggiunta la salvezza».

Eppure sarebbe bastato poco per salvarsi con qualche patema d'animo in meno. Sarebbe bastato qualche rinforzo...

«Ma certo, lo so. Ho fatto scouting per anni e anni, e quindi non avrei faticato a rinforzare la rosa, ma come facevo se i soldi non c'erano? Banchini, soprattutto, è stato sfortunato: si è ritrovato, e più di una volta, con mezza squadra infortunata».

È vero che Banchini era la prima scelta?

«Sì, io e Pinciroli avevamo pensato subito a lui, ma gli altri soci ci proposero Cannavaro, con cui ho lavorato bene».

Schenetti, Sbraga, Romairone, gente insomma che lei ha voluto. Alla fine si sono dimostrati preziosi (si pensi all'ultima partita).

«Sicuramente, ma, non mi stancherò mai di ripetere che, un monumeto va fatto a tutto il gruppo. Diciamo che non hanno giocato in condizioni ideali».

Un messaggio finale?

«Faccio tanti auguri alla nuova società. Potranno allestire una nuova squadra con elementi di esperienza e giovani, insomma con gli stessi obiettivi della precedente società. Ma potranno attingere dal mercato estero, e questo potrà fare la differenza. Per quanto mi riguarda resto a disposizione, aspetto una comunicazione via pec e poi si vedrà. E concludo dicendo per me è stato un onore aver vissuto quest'anno in una società gloriosa come la Pro Vercelli».

Remo Bassini

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