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Borgosesia | 04 giugno 2024, 12:12

Addio a Carlo Barlassina, promotore del museo delle Campane di Valduggia

Al suo nome è legata la trasformazione in polo culturale della storica fonderia di Valduggia

Addio a Carlo Barlassina, promotore del museo delle Campane di Valduggia

Le campane, che hanno avuto un ruolo tanto importante nella storia della sua vita, hanno accompagnato l'addio a Carlo Barlassina, per il quale quei mesti rintocchi sono giunti troppo presto. Un vuoto grande, in cui l’eco si perde in un silenzio assordante.
La storia personale di Carlo si intreccia con quella della sua famiglia, che era la sua forza.

Nel 2003, dopo 600 anni esatti, 26 generazioni, 35mila campane prodotte per tutto il mondo, la famiglia Mazzola chiuse la storica attività di fonditori di campane di Valduggia: Barlassima, con la moglie Gisella, acquistò il sito della fabbrica di campane di Achille Mazzola e cominciò a raccogliere materiale sulla storia delle campane. L’antica fonderia di campane fu trasformata in uno straordinario museo, che oggi ospita anche molte mostre, collaborando attivamente con Enti e Associazioni. Il Lions Club Valsesia il 6 giugno 2023 aveva organizzato per i soci un incontro al Museo delle campane di Valduggia. Nel Museo Domenico Manachino, presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Vercelli e Loretta Caliman, invitati da Maria Costagliola Auteri, presidente Lilt di Borgosesia, avevano tenuto una conferenza sulla prevenzione e sugli screening del tumore mammario, seguita da una mostra collettiva: “Emozioni di donna”.

La scelta di ambientare delle mostre di arte contemporanea nel Museo antica Fonderia di Campane Achille Mazzola, non è casuale: è un luogo dove il lavoro manuale era importante, ma si doveva coniugare con l’intelligenza e con il cuore.
Barlassina accoglieva i visitatori, illustrava il Museo e le antiche modalità di produzione tramandate nei secoli, come se fosse la prima volta, con lo stesso entusiasmo e passione: traduceva un’emozione in un viaggio nel tempo che conduceva molto lontano, fino agli inizi del '400, quando in questo paese nacque una proto-fonderia, fondata dalla famiglia Mazzola, originaria di Soriso, giunta a Valduggia per sfruttare l’ampia disponibilità di legno per alimentare i forni, caolino e argilla, elementi fondamentali per costruire gli stampi delle campane. Gli brillavano gli occhi quando parlava del maestro Gaudenzio Ferrari, che pare avesse ispirato alcuni fregi di gusto rinascimentale, che abbelliscono le campane Mazzola.

Nel febbraio 2023 aveva completato un altro tassello del suo sogno: si era ufficialmente costituita l'Associazione: "Amici Museo Achille Mazzola", della quale fu subito eletto presidente. Era nata con la finalità di promuovere la cultura campanaria nel mondo giovanile, diventare luogo d’incontro e di aggregazione, sede di conferenze, concerti, seminari, corsi di campane per bambini e ragazzi: oggi conta già più di cento associati, ed è stato il primo passo per passare da collezione privata a Museo vero e proprio.

L’apertura straordinaria del Museo con una simulazione dell’attività, nel 2013, in occasione delle Giornate di Primavera del Fai, richiamò più di 1200 visitatori. Candidato ai “Luoghi del Cuore” del Fai, con oltre 17mila voti, il Museo si è classificato undicesimo su 38.800 candidati e secondo a livello nazionale nella Sezione Borghi Italiani, al di sotto dei cinquemila abitanti, premiato con un contributo di 22mila euro, che verrà utilizzato per la realizzazione di un carillon didattico di nove campane fuse con la stessa tecnica dei Mazzola e decorate con i fregi e la sagome originali conservate nel Museo, per insegnare ai giovani l’arte campanaria.

Gisella e i suoi figli, Lorenzo e Alessandro, sono molto determinati nel voler proseguire l’opera avviata da Carlo e certo le persone che l’hanno conosciuto ed apprezzato saranno al loro fianco. Carlo era uomo di pace, amava sottolineare che nel 1922 dalla Fonderia di campane Achille Mazzola di Valduggia venivano fuse cinque campane in Do3 per Velo D’Astico, in provincia di Vicenza, utilizzando il bronzo dei cannoni della Serenissima, trasformati da strumenti di guerra a strumenti musicali.

 

Piera Mazzone

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