Ha fatto clamore, nei giorni scorsi, oltre l’inedita canzone dei Beatles, anche l’uscita di un nuovo album dei mitici Rolling Stones, il quintetto rimasto in tre dopo le morti (Brian Jones, Charlie Watts) o le defezioni (Bill Wyman, Mick Taylor) di alcuni membri originali: il gruppo britannico con i soli Mick Jagger (voce e armonica), Keith Richard (chitarra ritmica) e Ron Wood (chitarra solista) ma con il supporto di orchestrali afroamericani, ha dunque prodotto in sala di registrazione, un intero disco di inediti, dopo anni di assenza dagli studios (gli album più recenti erano infatti live o ristampe). Fra l’altro al cd e vinile intitolato Hackney Diamonds partecipano i due “scarafaggi” superstiti ovvero al basso Paul McCartney e alla batteria Ringo Starr, quasi a formare un unico ipotetico quintetto Beat-Stones o Rolling-Beatles.
Le Pietre Rotolanti possono vantare stretti legami con l’Italia che dal 1967 a oggi li vede parecchie volte in concerto o in tournée soprattutto negli stadi delle grandi città dove sono accorsi persino numerosi Vercellesi. E a proposito di Vercelli sono almeno tre le situazioni che vedono alcuni concittadini in rapporto più o meno diretto, sul piano lavorativo, con i Rolling Stones medesimi: i primi restano senza dubbio gli Sleeping quartetto beat di Mimmo Catricalà e Luciano Angeleri che, proprio nel 1967, fa da supporto agli inglesi durante le performance al Piper di Milano (gemello del più ben noto locale romanesco). Poi c’è il fotografo Bruno Marzi, che, a partire dal 1982, quando Jagger & Co si esibiscono al Comunale di Torino il giorno della finale Italia-Germania a Madrid, immortala più volte la band in giro lungo lo Stivale; e infine pure il sottoscritto che l’anno scorso licenzia il volume Rolling Stones non è solo rock and roll (Diarkos Editore) tracciando la storia dell’emsenble in sessant’anbni di folgorante carriera.
Da allora a oggi escono in Italia altri due testi meritevoli di una lettura o anche di un regalino natalizio: il primo è La Filosofia dei Rolling Stones (Mimesis Editrice) scritto dal grande filosofo veneziano Massimo Donà, il quale, essendo pure un valido trombettista jazz, sa benissimo come svolgere il tema, affiancando il complesso agli storici rivali sul piano delle idee e della bellezza, ovvero l’apollineo e il dionisiaco che per Beatles e Rolling Stones significano rispettivamente il pop e il blues, come conferma anche Richards, citato dall’autore: “Eravamo contrari al pop e alle sale da ballo, la nostra unica ambizione era essere la migliore Blues Band di Londra e far vedere a quegli stronzi come stavano le cose, perché eravamo certi di esserne capaci. Eravamo promotori del blues di Chicago”.
Altra prospettiva per It’s Only Rock’n’Roll. Le mie avventure con i Rolling Stones (Caissa Italia) dell’italoamericano Chet Filippo: l’autore viene chiamato, come road manager, a seguire la band nel “Tour of the Americas” del 1975, dove vive con i quattro per quasi cinque anni, accompagnandoli in momenti determinanti per la loro carriera, dal processo a Keith in Canada alle scorribande notturne di Mick con diverse amanti, dal celeberrimo live a El Mocambo al concerto per i ciechi a Oshawa (19799. Filippo segue i Rolling Stones alle prove, negli alberghi, durante i trasferimenti nelle continue sfide con polizia, giornalisti politici, come pure nei momenti di relax e di svago. Nel libro racconta i battibecchi interni fra i quattro membri e pensa al rapporto creativo fra cantante e chitarrista, ascoltandone i dubbi e le certezze: in poche parole l’autore fa rivivere il gruppo inteso come artisti e al contempo quali uomini, anche attraverso una scrittura distaccata, ironica e persino sfrontata.