/ Arte e Cultura

Arte e Cultura | 06 febbraio 2023, 18:14

L'antica basilica di Sant'Eusebio: viaggio virtuale nella cattedrale che non c'è più

Avvincente presentazione del volume di Marco Aimone e Alessandro Tosini.

L'antica basilica di Sant'Eusebio: viaggio virtuale nella cattedrale che non c'è più

Grazie a Marco Aimone e Alessandro Tosini, autori del volume: “L'antica basilica di Sant'Eusebio a Vercelli. Architettura e liturgia“, pubblicato dalla Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo di Spoleto, presentato mercoledì 1 febbraio in Seminario a Vercelli, è stata restituita, almeno virtualmente, l’antica basilica di Sant’Eusebio. L'edificio, a pianta basilicale, era orientato e preceduto a settentrione da un quadriportico, articolato in cinque navate, concluse da un transetto continuo e da un’abside, che sorgeva nell’area dove oggi c’è il Duomo, imponente edificio di stile neoclassico.

L’antico edificio intitolato a Sant’Eusebio, del quale sopravvive il possente campanile, fu edificato nel VI secolo come chiesa martiriale per custodire il corpo del primo vescovo vercellese, divenne cattedrale nel X, fu demolito fra tardo XVI e inizio XVIII.

L’arcivescovo di Vercelli, monsignor Marco Arnolfo, ha definito questo lungo studio, avviato vent’anni fa, un “dono” per la chiesa vercellese, mentre il parroco del Duomo e Prefetto del Seminario, monsignor Giuseppe Cavallone, che da sessant’anni frequenta questa cattedrale, e si è sempre interessato al “rito eusebiano”, in uso presso la chiesa vercellese fino al Concilio di Trento, ha sottolineato il merito degli autori nell’aver chiarito che: “L’antica basilica era uno spazio sacro costruito per contenere una liturgia, che quindi era preesistente agli spazi”.

Il responsabile dell’Ufficio Beni Culturali, architetto Daniele De Luca, ha trovato nella pubblicazione informazioni preziose per il suo lavoro quotidiano di conservatore e valorizzatore dei beni della chiesa vercellese.

Il volume, con in copertina la celeberrima miniatura realizzata nello Scriptorium Vercellese, che presenta episodi della vita di Eusebio, è stato stampato anche con il contributo della Società Storica Vercellese e quindi è stato distribuito ai soci con un notevole sconto sul prezzo di copertina: il presidente Giovanni Ferraris, dopo aver ringraziato la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, che sostiene l’attività del sodalizio e promuove la cultura vercellese, ha introdotto il professor Saverio Lomartire, docente dell’Università del Piemonte Orientale, Dipartimento di Studi Umanistici, come lo studioso più adatto alla presentazione.

«Fare ricerca è un lavoro duro, finalizzato a scrivere qualcosa da tramandare agli altri: gli autori si sono dati un compito preciso, didattico, e l’hanno svolto in maniera ineccepibile, studiando tutte le fonti al momento disponibili, da quelle archivistiche, bibliografiche e iconografiche, ai ritrovamenti archeologici, dimostrando come l’antica cattedrale fosse la copia, in senso medievale, densa di significati, del San Pietro Costantiniano del IV secolo, che evidenziava il forte legame con la città di Roma, incentrato sul confronto tra il vescovo Eusebio e l'apostolo Pietro». Lomartire ha poi spiegato che lo studio è racchiuso in un «libro complesso e stratificato, ma scritto in modo molto chiaro, frutto di una precisa metodologia d’indagine, che mette insieme tutti i dati disponibili».

In modo esemplare è stato ricollocato in uno spazio che non c’è più un edificio che non esiste più, la chiesa dei vescovi; resterebbe ora da studiare, in modo analogo, la cattedrale urbana di Vercelli: Santa Maria Maggiore.

Lomartire ampliando il discorso con appropriati esempi ha descritto l’antico edificio, riproponendo la figura di Eusebio, campione contro l’arianesimo. L’ipotesi formulata dagli autori che la basilica sia stata fondata dal vescovo Emiliano, prima del VI secolo, è fondata e consente di capire, partendo da quell’edificio, che cosa sia rimasto oggi: «L'antica basilica eusebiana vive nel tessuto della nuova, molto di più di quanto si immagini». Capire l’evoluzione nel tempo dell’edificio non è stato semplice: gli autori si sono serviti del ciclo di pitture murali, databili al tempo del vescovo Leone, per fortuna riprodotte nel Rotulo, oggi esposto al Museo del Tesoro del Duomo. E’ un volume esemplare, anche dal punto di vista delle utilissime Appendici, un punto di arrivo, ma anche di ripartenza, che propone una “nuova frontiera”: la percezione di come le luci, gli odori, i sapori contribuiscano a creare l’ambiente che veniva vissuto in quei secoli lontani, con le 1200 lampade a olio, i profumi dell’incenso, le parole e i canti dei pellegrini,.

«Forse - aggiunge Lomartire - è’ giunto il momento di pensare ad un ritorno a Vercelli di tutti i ritrovamenti emersi durante gli scavi della Soprintendenza per valorizzarli e farli tornare a parlare». 

Marco Aimone, archeologo ed epigrafista, e Alessandro Tosini, architetto, hanno proposto una visita virtuale all’antica Basilica di Sant’Eusebio, grazie alle ricostruzioni tridimensionali dall’architetto Francesco Giacomo Panzeri, con riferimento alle in tavole a colori inserite all’interno del volume. Forte è stata l’emozione avvertita dal numeroso pubblico che gremiva l’ampio salone. Attraverso le immagini è stata mostrata l’esperienza di un ipotetico pellegrino che agli inizi del '400 visitava la città di Vercelli recandosi nella cattedrale con il ricordo di Eusebio e Teonesto: nella zona presbiteriale i suoi occhi restavano ammirati dallo splendore del grande crocefisso di epoca ottoniana. È stato ricostruito il pulpito marmoreo, finanziato dalla domina Parmensis Mabilia, realizzato da maestri di scuola antelamica, del quale sopravvivono poche sculture, oggi esposte al Museo Leone, collocato nella navata centrale, prima del presbiterio. Sono state riproposte la cancellata in ferro battuto esistente tra il coro e l’abside, realizzata da Zilibertus Faber, che nel 1180 aveva forgiato le grate intorno agli altari di Sant’Eusebio e Sant’Emiliano, e l’abside con mosaico del VI secolo a fondo blu con croce d’oro affiancata da Eusebio e Limenio, i primi due vescovi vercellesi, con l’immagine più piccola del vescovo Flaviano. La ricostruzione è stata volutamente schematica, poiché l’edificio non esiste più e molti elementi sfuggono ancora, ma si tratta di un’operazione intellettualmente onesta, che ingloba tutti i dati a disposizione, piacevole, senza però cadere nella tentazione di aggiungere dettagli. 

Piera Mazzone

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore