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Arte e Cultura | 26 settembre 2022, 15:00

Risate e attimi di commozione dal "Mondo piccolo" di Guareschi - Fotogallery

La lettera del figlio, Alberto Guareschi, letta da Gianni Mentigazzi prima dello spettacolo con Roberto Sbaratto.

Foto Andrea Rosate

Foto Andrea Rosate

Guareschi a Vercelli. Ce l'hanno portato l'associazione Il Porto e il Museo Leone, in tandem. Gran pomeriggio, domenica, appunto al Museo Leone, con Roberto Sbaratto – uno lo sente leggere e recitare e pensa: ma uno così bravo non meriterebbe anche altri palcoscenici? - che, insieme alle voci recitanti di Valeria Bosco e Lorena Crepaldi, ci hanno accompagnato in casa Guareschi: c'era lui, Giovanni Guareschi, il creatore di don Camillo e Peppone, c'era la moglie Margherite, e c'erano i figli, Carlotta “la passionaria” e il piccolo Albertino.

Bravissimo Sbaratto, brave la Bosco e la Crepaldi.

Il copione, dal titolo “Giovannino Guareschi in famiglia” (tratto da I racconti di via Pinturicchio) è stato scritto da Cinzia Ordine e Roberto Sbaratto. Altro tandem oliato e collaudato.

Il pubblico vercellese (tutto esaurito nel cortile del Museo Leone) ha apprezzato e, soprattutto, riso: come quando Guareschi racconta di avere inciampato sui gradini dell'ingresso di casa sua. Perché Perché stava leggendo il biglietto della moglie che, prima di partire per le vacanze, si era premurata di avvisarlo, appunto, di fare attenzione ai gradini.

O come quando il piccolo Albertino dice al padre che deve scrivere dei pensieri su un falegname. Primo pensiero di Albertino: «Il falegname è morto». La replica del padre: «... è morto... e allora il fabbro?». La risposta del figlio: «Piange perché è morto il falegname...»

Prima della parte teatrale, due interventi. Di assoluto spessore.

Cinzia Ordine ha ricordato la figura poliedrica di Guareschi. Cronista, disegnatore, mobiliere, scrittore. Alcuni neologismi di Guareschi son diventate parole di uso corrente, ha ricordato la Ordine. Si pensi al “biciclettare” (di don Camillo) o a bere un “bicchierozzo” «termine dialettale trasformato da Guareschi» ha detto Cinzia Ordine (che ha ricordato una celebre pagina scritta da Giovanni Mosca: «Se domani mi dicessero che Guareschi è diventato abate non mi stupirei...»)

Un momento di grande emozione i presenti lo hanno provato quando il presidente del Museo Leone, Giani Mentigazzi, ha tirato fuori dalla tasca del suo impermeabile bianco una lettera. «L'ha scritta il figlio di Guareschi, Albertino» ha detto.

E poi, nel silenzio più assoluto e di grande commozione, ha letto la lettera: «Anche a nome di mia sorella che non c'è più, vi ringrazio per questo bellissimo omaggio alla memoria di mio padre, a 54 anni dalla scomparsa. Ringrazio Roberto Sbaratto, Cinzia Ordine, il Museo Leone... Con amicizia, dal mondo piccolo di don Camille e Peppone, Alberto Guareschi».

Tanta gente dicevamo. Tra il pubblico l'ex assessore alla cultura Piergiorgio Fossale, presidente dell'Agenzia tel turismo Vercelli-Valsesia, Franco Jacassi, sponsor dell'eventi (con Vintage Delirium).

Gran finale coi i prodotti tipici delle trattorie che amava Guareschi: con assaggi di parmigiano, salame e un “bicchierozzo” di quel lambrusco (che ti fa diventare la lingua rossa) per brindare «a un grande della letteratura italiana, per anni emarginato da una certa intellighenzia di sinistra, con la vista miope» (parole di Gianni Mentigazzi).

rb

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