Richieste di condanna a un anno e mezzo ciascuno per i proprietari e per l'allora direttore e a un anno per il capoturno. Con la requisitoria del pubblico ministero Anna Caffarena e le arringhe dei legali Guglielmo Gugliemi e Stefano Rossi volge alle battute finali il processo per la morte sul lavoro del vercellese Bruno Bertotti, perito chimico di 42 anni che perse la vita nel gennaio 2019 a Coniolo, nello stabilimento Ibl - Ipan.
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Le accuse di cui sono chiamati a rispondere gli imputati sono omicidio colposo e, per la proprietà, violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. In relazione a questa seconda contestazione, il pubblico ministero ha chiesto l'applicazione di ammende di importi variabili tra i mille e i 1500 euro ciascuno per le violazioni contestate nel capo di imputazione.
Bertotti rimase ucciso nel corso di un intervento di prelievo della colla al di sopra dei rulli di una pressa per il compensato: operazione che, secondo le ricostruzioni dello Spresal e del perito della procura, non sarebbe stata fatta in sicurezza poiché i giganteschi rulli, che non erano stati fermati in occasione del prelievo, erano privi di protezione, la scala sulla quale era salito il vercellese sarebbe stata solamente appoggiata e traballante. Non solo: nella requisitoria la pm ha contestato che in azienda non sarebbe stata effettuata la necessaria formazione dei lavoratori in merito a quell'operazione, non descritta nei documenti di valutazione dei rischi, né formalizzata nelle procedure.
All'interno di questo quadro generale, ascrivibile alla proprietà, si inserirebbero le responsabilità di capoturno e direttore che non avrebbero impedito al vercellese di compiere un'operazione pericolosa - poi risultata letale - a macchina in movimento.
Una ricostruzione contestata vivacemente, nel corso di tutto il dibattimento da parte dei legali degli imputati che, anche nelle arringhe, hanno fornito una ricostruzione diametralmente opposta della tragedia, insistendo sull'imprevedibilità del dramma. Nella causa non ci sono parti civili poiché prima del dibattimento l'azienda ha versato un risarcimento e questo, unitamente agli interventi di messa in sicurezza del macchinario ha portato il pm a concedere, nelle richieste finali, le attenuanti generiche in misura equivalente alle aggravanti contestate.
La giudice Enrica Bertolotto ha riservato a settembre un'udienza per repliche e poi la vicenda andrà a sentenza.













