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Arte e Cultura | 11 aprile 2022, 19:17

Un libro "raro" che ci ricorda una Vercelli che respira cinema, musica e teatro

Prima presentazione per “50 anni di ambra, rosa e azzurro” di Flavio Ardissone

Flavio Ardissone

Flavio Ardissone

Flavio Ardissone, un personaggio. Con due anime. Una al Belvedere, scuola e mente salesiana ispirata a Don Bosco. L'altra al Teatro Civico, che conosce come le sue tasche o forse più.
Per vivere insegna (al Cnos Fap) e i suoi ragazzi gli vogliono bene e lui insegna con passione.

Ma un'altra passione convive in lui e scorre nelle sue vene: quella per lo spazio scenico, insomma, per il luogo dove vivono e si celebrano cinema, teatro e musica... Dire Flavio Ardissone significa ricordarsi di lui che, spiega e racconta il film in programma (che lui ha già visto) al Nuovo Italia, alla Multisala di Borgo Vercelli, al Belvedere soprattutto (la sala che ci manca e che manca alla città), oppure alla rassegna all'aperto al Museo Leone.

Eè è al Museo Leone che Ardissone, presentato dal presidente del Museo ed ex assessore Gianni Mentigazzi, ha parlato del suo libro, “50 anni di ambra, rosa e azzurro”.

C'è la storia dei cinema di Vercelli e della provincia. C'è la storia del Civico. Prima dell'incendio (con un piano in più, rispetto a quello ricostruito). C'è la storia sua, di Flavio Ardissone, che dietro le quinte ha conosciuto, quando era giovanissimo, un figurino e con la barba da intellettuale, attori del calibro di Paola Borbone, Alberto Sordi, Millva e cento altri.

«Dietro le quinte, alcuni danno il meglio di loro, altri il peggio» racconta.

Il libro ha un titolo apparentemente strano: invece di un classico “50 anni di Cinema a Vercelli e dintorni” l'autore ha scelto un titolo all'apparenza un po' naif: “50 anni di ambra, rosa e azzurro”.

C'è una spiegazione. Per anni, il custode dei segreti del Civico è stato Mario Guagliumi, prodigo di consigli con Ardissone (che le gestirà, con la sua cooperativa).

E un giorno Guagliumi gli insegnò un trucco: «Mi disse che per vedere meglio le gambe della ballerine nel proiettore ci vogliono tre colori, appunto, ambra, rosa e azzurro».

Il libro è un libro prezioso. Ci riporta indietro nel tempo, con un mix di storia e nostalgia. Per i cinema ora chiusi, ma che un tempo pulsavano di vita, come il Politeama Facchinetti, diventato poi cinema Verdi, o il Viotti, così maestoso e imponente, o il vecchio cinema Paradiso...anzi no, Cinema Corso per arrivare, perché il libro racconta anche i cinema del territorio, a Campertogno, passando per la Bassa, senza dimenticare i film a luci rosse, rigorosamente al cinema Astra.

«Li proiettavano anche di pomeriggio. Sembrava non ci fosse nessuno. E invece, quando il cinema apriva, ecco che comparivano sessanta, spettatori... chissà dove si erano nascosti prima.»

Un libro - ricco di immagini rare e importanti, ma anche di cinema dimenticati ormai da tutti (come quello del collegio Dal Pozzo, o dell'ex Manicomio) - che ci ricorda chi eravamo e che ci ricorda un'altra Vercelli, con meno auto e meno gente attaccata a internet, ma che la sera usciva, andava al cinema e poi, magari, al bar; insomma, un libro destinato a restare.

Dopo la prima presentazione al Leone (con tanto di video: bello quello con il drone che mostra il Civico dall'alto) ne seguirà una seconda: mercoledì 13 aprile, ore 20,30, nella palestra del Sacro Cuore, in corso Italia.

Lo ha stampato l'ottima tipografia Gallo, costa 25 euro, ma attenzione: il ricavato andrà all'Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Flavio Ardissone, tante passioni, e un grande cuore, anche.

Remo Bassini

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