Il Sant'Andrea è ufficialmente accreditato come "Ospedale amico delle bambine e dei bambini" per tutti i servizi e le attività volte a favorire l'allattamento materno: è il 31° presidio sanitario riconosciuto da Unicef, su 440 punti nascita attivi sul territorio nazionale, a ricevere questo riconoscimento, nonché l'unico in Italia ad averlo ottenuto durante la pandemia da Covid-19.
La cerimonia di ufficializzazione si è svolta lunedì 21 marzo, nell'aula magna del Sant'Andrea, con gli interventi della presidente dell'Unicef Italia Carmela Pace, di Elise Chapin del programma dell'Unicef "Insieme per l'allattamento", dell'assessore regionale alla Sanità del Piemonte Luigi Genesio Icardi e del presidente della Commissione regionale sanità Alessandro Stecco.
Un accreditamento che premia il Sant'Andrea nei servizi offerti, che puntano a fornire massimo benessere per il nascituro e per la donna che ha partorito, fornendo loro i più alti standard assistenziali, in primis favorendo l'allattamento (ma anche il sostegno alle mamme che non allattano), il contatto prolungato mamma-bebè incentivando il "pelle a pelle" anche dopo il parto cesareo, e ogni tipo di assistenza pre e post parto.
Il percorso è iniziato nel 2017, e ha visto la partecipazione di oltre 20 strutture dell'Asl: a partire da Pediatria e Ginecologia, Psicologia, anestesisti, della Farmacia ospedaliera, Consultori sul territorio, associazionismo locale.
Un'altra azione particolarmente importante per l'accreditamento Unicef ha riguardato la presenza di un mediatore culturale per le partorienti straniere, che rappresentano una percentuale significativa delle neo mamme vercellesi.
«Essere "amico delle bambine e dei bambini" è un titolo di cui l'ospedale Sant'Andrea, insieme alla Regione Piemonte, può andare davvero fiero - osserva l'assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, il più proficuo investimento che si possa fare sul futuro. Sono grato a tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di questo importante risultato, dal Rotary Sant'Andrea, promotore dell'iniziativa, alle oltre 20 strutture dell'Asl di Vercelli che hanno lavorato al progetto».
«Unicef Italia promuove il programma "Insieme per l'Allattamento", - ha dichiarato la presidente Carmela Pace -. Ricevere il riconoscimento di Ospedale Amico dei bambini e delle bambine significa essersi impegnati in un percorso di promozione e attuazione di pratiche che consentano la migliore assistenza per le madri e i loro bambini, ricevendo cure tempestive e adeguate prima e durante la loro permanenza in ospedale».
«Il riconoscimento è un risultato prezioso, che riconosco come medico e come padre - aggiunge il presidente della Commissione Sanità della Regione, Alessandro Stecco - Lo definisco prezioso perché sono conscio del lavoro che sottende un traguardo del genere: che parte dalla politica aziendale, passa per i protocolli e diventa conoscenza per il personale sanitario fino ad arrivare all'interlocutore principale il neonato. Il contatto pelle a pelle con la madre, l'incoraggiamento, la guida all'allattamento, il rooming-in e l'accompagnamento delle madri e dei neonati dopo le dimissioni rappresentano la pagina iniziale di un percorso che il Sant'Andrea tutela proprio nell'ottica proposta dall'Unicef: i primi momenti contano per ogni bambino.».
«Il risultato - aggiungono la direttrice generale dell'Asl di Vercelli Eva Colombo e la direttrice sanitaria Fulvia Milano - è frutto di un lavoro di gruppo molto apprezzato. Le mamme possono continuare a decidere di partorire al Sant'Andrea avendo la migliore assistenza e benefici possibili».
Assistenza che è stata garantita anche durante le fasi più dure della pandemia: «In un anno e mezzo - spiegano Gianluca Cosi, direttore della Pediatria ed Elena Uga, pediatra e referente del progetto Unicef - nei cesarei siamo passati dal 10 al 94% di mamme che hanno adottato il pelle a pelle. Un altro requisito era l'adozione della pratica rooming-in, la possibilità per la mamma di avere il bimbo in stanza 24 ore su 24 e occuparsene fin da subito. Siamo riusciti a mantenere queste pratiche anche con le mamme positive al Covid».