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Cronaca | 09 marzo 2021, 11:39

I 30mila euro spariti da un libretto mettono nei guai l'intero ufficio postale

Dal Tribunale: sei persone finiscono a processo

I 30mila euro spariti da un libretto mettono nei guai l'intero ufficio postale

Ruota attorno alla sparizione di 30mila euro depositati sul libretto postale di un pensionato vercellese un'indagine che, dopo due richieste di archiviazione da parte della Procura della Repubblica, ha portato sul banco degli imputati i sei impiegati di un ufficio postale di Vercelli, chiamati a rispondere di furto aggravato e di indebito utilizzo di carte di credito. Una vicenda partita nel 2016 e denunciata un anno dopo che, dopo due supplementi di indagini conseguenti all'opposizione della parte lesa alle richieste di archiviazione, ha portato a un processo indiziario per il quale anche la giudice Cristina Barillari ha disposto un supplemento istruttorio, richiamando al banco alcuni dei testimoni già sentiti nel corso delle udienze.

Del tutto opposte le ricostruzioni offerte in aula al termine del dibattimento. Secondo l'accusa e la parte civile, rappresentata dall'avvocato Ombretta Russo, i sei dipendenti, in accordo tra loro, avrebbero svuotato il conto del pensionato attraverso 18 prelievi - effettuati tra l'estate e l'inverno del 2016 - in parte allo sportello e in parte attraverso una carta di credito che il pensionato denunciò poi ai carabinieri di aver smarrito. Per farlo avrebbero “carpito” anche alcune firme del correntista: firme che l'uomo, inizialmente, aveva dichiarato essere false, ma che una perizia ha certificato essere vere. Quanto il pensionato si era accorto di non aver più denaro sul libretto si era rivolto alle forze dell'ordine denunciato la vicenda. Ma ormai era passato troppo tempo per poter accertare, attraverso le videocamere interne all'ufficio postale e quelle posizionate nei bancomat, chi avesse materialmente fatto i prelievi. Le indagini svolte attraverso i sistemi informatici dell'ufficio postale avevano però permesso di risalire alle casse dei dipendenti dalle quali erano stati effettuate alcune delle operazioni che il pensionato ha dichiarato di non aver mai autorizzato. Ritenendo provata la responsabilità dei sei dipendenti, al termine della requisitoria, il pubblico ministero ha chiesto per ciascuno di loro una condanna a due anni.

Assolutamente opposta la ricostruzione dei fatti sostenuta dai legali Massimo Mussato, Andrea Corsaro, Cesare Fiorenzi e Gabriele Costanzo che difendono i dipendenti dell'ufficio. Secondo i legali non sono stati loro a svuotare il libretto del vercellese. «Come si può pensare – ha detto l'avvocato Mussato nella sua arringa - che sei persone che hanno alle spalle una lunga e onorata carriera, senza mai ombre o provvedimenti disciplinari, di punto in bianco di punto in bianco decidano di vuotare il libretto di un correntista e lo facciano operando dalle rispettive postazioni di lavoro, consci che sarebbero stati scoperti? Possiamo davvero credere che sei dipendenti modello di trasformino in criminali mettendo a rischio tutto per 5mila euro a testa?».

Ha evidenziato incoerenze nelle deposizioni dei testi d'accusa e indeterminatezza del capo d'imputazione l'arringa di Corsaro che ha portato anche elementi tecnici, raccolti nelle indagini difensive, per contestare la versione del pensionato. «Non ci sono prove per dire che sia stato ordito un piano criminale preordinato per colpire proprio quel correntista» ha detto, sottolineando, tra l'altro come il suo cliente fosse in ferie in alcuni dei momenti cruciali della vicenda. Sulla stessa linea anche l'arringa del collega Costanzo: «Non si capisce quale sia l'operazione criminale contestata alla mia cliente: non ha tagliato materialmente una carta che però aveva annullato dal punto di vista elettronico ma nessuno le imponeva di farlo perché quella tessera era già “morta”», ha detto. Mentre l'avvocato Fiorenzi ha rilevato come la sua cliente non fosse neanche una sportellista, ma una consulente per gli investimenti, a cui viene oggi però contestato un ruolo chiave nella vicenda: «Dove e quando sarebbe nato questo piano diabolico?» ha detto. A fine marzo la sentenza.

fr

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