Esaurite le audizioni dei testi dell'accusa e dei periti incaricati dalla Procura di analizzare il traffico su computer e cellulari degli imputati, il processo per la lettera anonima del 2014 contro l'allora manager dell'Asl Federico Gallo, è ripreso con le deposizioni dei testi di parte civile.
A sfilare, nell'udienza di martedì, davanti al giudice Elisa Campagna, numerosi dipendenti dell'Asl che, quotidianamente o in occasione di particolari circostanze collegate al processo, hanno avuto a che fare con le parti in causa.
Ad Anna Burla, all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio provveditorato ed economato, l'avvocato Roberto Cota (che rappresenta la parte civile Andrea Adessi) ha chiesto se il suo assistito avesse mai dato indicazioni su acquisti di particolari presidi medici o di farmaci prodotti dalla ditta di cui era responsabile commerciale – come ipotizzato in un passaggio della missiva anonima – ricevendo un netto “No”, come risposta. “Non conosco personalmente Adessi e non ho mai sentito nominare la ditta Oniria srl”, ha spiegato la dipendente Asl che, per un certo periodo si trovò anche a far parte della commissione disciplinare aziendale. Durante questo incarico ebbe modo anche di sanzionare l'oncoematologo Alberto Santagostino (imputato nel processo per calunnia insieme alla dirigente dell'Asl Antonietta Barbieri e al colonnello della Guardia di Finanza Giuliano Formica, compagno di quest'ultima) in seguito a un procedimento disciplinare aperto dopo un patteggiamento del medico. “Ricordo che il procedimento si concluse con una sospensione del dottor Santagostino – ha detto la teste -. Per limitare al massimo i disagi ai pazienti, si decise per una sospensione di un paio di settimane, mentre non mi sono mai occupata di procedimenti riguardanti la dottoressa Vendola”.
Due strumentiste del reparto di Ostetricia e Ginecologia, Manuela Gozzini e la collega Bresciani, hanno invece riferito sul clima vissuto in sala operatoria, assicurando che “certe situazioni di tensione sono normali perché è il clima della sala operatoria ad essere naturalmente teso, vista la delicatezza del lavoro che si svolge”. Nessuna delle due ha detto di ricordarsi di un registro sul quale dovevano essere segnate eventuali presenze esterne, né di essere a conoscenza dell'esposto, firmato da 12 anestesisti, in relazione a intemperanze della dottoressa Vendola nei loro confronti. Affermazioni che hanno scatenato la veemente reazione dell'avvocato Renzo Inghilleri (che difende Formica e Barbieri). Nessuna delle due strumentiste, inoltre, ha detto di aver mai visto Adessi in sala operatoria, ma entrambe, rispondendo alle domande degli avvocati Casalini e Corsaro (che difendono Santagostino), hanno aggiunto di aver sentito parlare della vicenda.
La ginecologa Alessandra Lesca è stata invece chiamata a deporre su un episodio del dicembre 2003, quando, in piena notte, si trovò costretta a fronteggiare un taglio cesareo d'urgenza per il distacco della placenta e chiese l'intervento della primaria prima di entrare in sala operatoria. L'episodio finì poi tra quelli oggetto di contestazione disciplinare proprio in relazione alla presenza di Adessi nel blocco operatorio (e finì anche nella lettera anonima perché secondo gli estensori dello scritto Gallo avrebbe arbitrariamente preso provvedimenti troppo blandi nei confronti della dottoressa Vendola).
“Vide Adessi in sala operatoria?” hanno chiesto i difensori degli imputati al medico vercellese. “Ricordo che quando si aprirono le porte del corridoio che dà l'accesso alla zona in cui stanno i parenti e poi porta alla sala operatoria, vidi la dottoressa Vendola e il dottor Adessi. Ho in mente solo quell'immagine, perché si trattava di un'emergenza importante”. Il cesareo d'urgenza andò bene e con grande gioia dei genitori della piccola che scrissero anche una lettera di ringraziamento per tutta l'équipe operatoria e per la vicinanza che aveva mostrato loro lo stesso Adessi. Su questo episodio la dottoressa Lesca venne poi sentita sia dalla commissione disciplinare che dalla Polizia giudiziaria. Sempre rispondendo ai legali degli imputati anche Lesca ha detto di aver visto Adessi in ospedale alcune volte, per lo più nello studio della moglie.
L'oncoematologo Fabio Ardizzone, invece, è stato brevemente sentito in relazione all'attività della commissione medica nominata da Gallo per esaminare le cartelle cliniche dei pazienti di oncologia e oncoematologia che innescò poi lo spostamento di Santagostino da responsabile della struttura. “Ricordo che vennero prese in esame le cartelle e che nella relazione conclusiva si parlava di un uso troppo generoso di alcuni chemioterapici”, ha detto il medico, precisando poi, su richiesta dei legali di parte civile, “che talvolta mi ero trovato in disaccordo con Santagostino per alcune terapie che io avrei applicato in modo più conservativo e meno aggressivo rispetto a lui, ma l'ultima parola, ovviamente, era sua, visto che era il mio superiore”.
Prima del personale dell'Asl, aveva deposto l'avvocato Filippo Campisi, legale della dottoressa Vendola nel procedimento disciplinare successivo al patteggiamento (episodio finito nella lettera anonima per la decisione di cambiare la sospensione in sospensione lavorata). Campisi ha ripercorso le varie tappe della vicenda, ribadendo quanto era già stato detto da Gallo, ovvero che, dopo una primo approccio negativo da parte dell'Asl all'ipotesi trasformare la sospensione in sospensione lavorata, fu Campisi a tornare alla carica, predisponendo insieme a un titolato esperto universitario una bozza di ricorso al Tribunale del lavoro da presentare qualora l'Asl rifiutasse di applicare la norma inserita nel contratto collettivo di lavoro.














