Tanti "non ricordo se avevo firmato" e altrettanti "comunque quella non è la mia firma" nella prima udienza con testi del processo per le firme false a sostegno delle liste che si presentarono alle elezioni provinciali del 2011. Lunedì pomeriggio, davanti al giudice Maria Teresa Guaschino, sono sfilati i primi testi dell'accusa, sostenuta dal pubblico ministero Davide Pretti. Quattordici gli imputati, appartenenti a tutti gli schieramenti politici: Filippo Ristagno (difeso dall'avvocato Cesare Fiorenzi), Guglielmo La Mantia (difeso da Bruno Poy), Alessandro Demichelis (difeso da Mauro Pigino), Maura Forte (difesa da Massimo Mussato e Pigino), Armando Apice, Camillo Bordonaro, Giovanni Corgnati (tutti difesi da Roberto Scheda), Antonio Prencipe (difeso da Giorgio Malinverni e Anna Binelli), Piero Giuseppe Santhià (difeso da Alice Abena), Massimo Materi (difeso da Marco Materi), Gino Corradini (difeso da Gian Eugenio Ferla), Valentino Guglielmino (difeso da Sandro Delmastro Dellevedove), Pier Giorgio Comella (difeso da Daniela Francia e Luca Berra) ed Emanuele Pozzolo (difeso da Roberto Rossi ed Enzo Pozzolo).
Primo a deporre il brigadiere del nucleo operativo dei carabinieri che svolse le indagini: ha raccontato come l'inchiesta partì da una soffiata confidenziale secondo cui, nelle firma a sostegno di due liste per le provinciali, ci sarebbero state firme di persone decedute. L'inchiesta appurò, invece, che le anomalie si riferivano ai numeri di carta d’identità o di patente che non combaciavano con quelli presenti negli elenchi. Inoltre, alcuni nominativi comparivano più volte e in più liste.
E' toccato poi ai "firmatari" salire sul banco degli imputati. Quasi nessuno ricorda se o che cosa avesse sottoscritto all'epoca, ma di fronte agli elenchi di raccolta firme, mostrati loro dal pm Pretti, tutti - più o meno - riescono a dire se riconoscono o meno la firma. Le situazioni dei testi sono diverse: qualcuno ha effettivamente firmato a favore di una lista (e riconosce la propria grafia), ma il suo nome è poi comparso anche altrove. Altri non riconoscono come propria alcune delle firme che appaiono.
Rischia di mettersi nei guai da sola, invece, l'ultima teste, che, di fronte al foglio in cui compaiono due sue firme, dice di non vedere più, a causa di problemi di salute nel frattempo sopraggiunti. Solo che, sul momento, non ha con sé documentazione medica a comprovare la sua infermità. Inoltre, nel corso della testimonianza, va a contraddire anche quanto dichiarò ai carabinieri durante l'inchiesta. E, di fronte all'ammonizione del giudice: "Signora, lei rischia un'incriminazione per falsa testimonianza", la donna sbotta: "Era meglio dire che non ricordavo più niente, come mi è stato suggerito fuori dagli altri". Un'affermazione che, ora, rischia di causarle problemi con la giustizia. Il pm ha disposto l’acquisizione del verbale e la trasmissione degli atti in procura, mentre il giudice, prima di dichiarare chiusa la sua deposizione, vuole vedere la documentazione medica della signora per accertare la veridicità dei problemi di vista. Se ne riparlerà alla prossima udienza il 31 ottobre alle 9,30, dove sono attesi una ventina di testi dell'accusa.













