L'Info Point dell'Associazione Supervulcano Valsesia di Prato Sesia, ha ospitato la conferenza mensile organizzata per promuovere la conoscenza del territorio del Sesia Val Grande Unesco Geopark.
In particolare si è parlato dei risultati ottenuti in otto anni di scavi e ricerche alla Ciota Ciara del Monte Fenera, dall’èquipe di ricercatori dell’Università degli Studi di Ferrara, Dipartimento di Studi Umanistici, guidati da Marta Arzarello. Il confronto diretto con questi giovani ricercatori - Marta Arzarello, Julie Arnaud, Sara Daffara, Gabriel Berruti, Claudio Berto, Guido Montanari Canini - ha permesso di comprendere meglio questa “eccellenza” del territorio, e l’importante lavoro fatto in campagne che durano un mese e permettono la raccolta di reperti che vanno dall’uomo di Neanderthal al periodo tardo romano e medievale, che poi vengono studiati in modo approfondito nei laboratori universitari.
“La divulgazione scientifica è una materia molto delicata” ha sottolineato Alice Freschi, presidente dell’Associazione e sindaco di Borgosesia, il cui primo mandato coincise proprio con l’inizio di queste campagne discavo sistematico, che da quattro anni sono affiancate da campagne dell’Università di Ginevra che si occupano della Grotta dell’Eremita dell’Età del Ferro. I risultati complessivi saranno esposti a settembre, presso il Museo Archeologico Carlo Conti di Borgosesia, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio e della Cultura e magari confluiranno in una pubblicazione monografica.
La conferenza a più voci è iniziata ricordando come all’inizio siano stati ripresi gli scavi condotti precedentemente da altri ricercatori: “Il Monte Fenera è conosciuto internazionalmente per l’occupazione preistorica, che continua dal Paleolitico sino all’epoca storica - è stato spiegato - nella parte più interna della grotta non c’è occupazione preistorica, essendo un posto umido e senza luce, ma sono emersi ugualmente reperti molto interessanti”.
Lo scavo nell’atrio, prima condotto in superficie e via via avvicinandosi alla roccia madre, ha permesso di raccogliere dati sulla prima occupazione della Ciota Ciara. Il ritrovamento di strumenti litici e ossa ha consentito di ricostruire le “abitudini” degli umani che li costruirono e li utilizzarono: lo studio, condotto a diversi livelli, con strumenti via via più sofisticati, ha dato risultati importanti. Quest’anno non sono stati ritrovati resti umani dell’Uomo di Neanderthal, ma l’anno scorso era stata rinvenuta una sepoltura di epoca tardo-antica, con uno scheletro posato su embrici. Gli studi dell’antropologa Chiara Maggi e di una studentessa, Rosa Maria Calandra, che ha scansionato lo scheletro pezzo perpezzo, hanno permesso di avere qualche dato in più su quell’individuo, battezzato “Agenore”, ma che si è rivelato invece essere quello di una donna tra i 13 e i 18 anni.
Dopo le domande del pubblico, Alice Freschi ha ringraziato Marta Arzarello e i suoi collaboratori, che per quest’anno hanno terminato la loro campagna di scavo, Marinella Merlo ha concluso l’incontro ricordando che nel periodo estivo saranno organizzate numerose escursioni sul territorio, mentre le attività in sede riprenderanno a settembre.















