A partire dall'11 luglio al 2 novembre 2025 presso il Museo della Cattedrale di Durham,
sarà esposta l’unica copia della Magna Carta del 1216, insieme alle edizioni del 1225 e del
1300 e a tre copie della Forest Charters,.
800 anni dopo la pubblicazione della conferma della Magna Carta del 1225, questa mostra
presenterà una nutrita raccolta di tutti i sei documenti progressivamente adottati dal 1215
al 1300, esplorando il loro significato per la vita dell'Inghilterra, ma non solo, e la loro
importanza ancora oggi.
La Cattedrale di Durham è l'unica a possedere tre edizioni della Magna Carta insieme a tre
della Carta delle Foreste, tra queste, l'unica copia sopravvissuta della Magna Carta del
1216, quella rielaborata dal cardinal Guala Bicchieri e utilizzata per riaprire le trattative con
i Baroni ribelli.
I rari documenti saranno esposti nell'ambito di una nuova mostra, "Magna Carta and the
North", insieme ad opere d'arte contemporanea e installazioni interattive in tutta la
cattedrale che racconteranno la storia di questi documenti risalenti a 800 anni fa, che sono
ancora oggi un potente simbolo di giustizia sociale nel mondo.
Le clausole della Magna Carta del 1225, che celebra quest’anno 800 anni dalla sua
emanazione, furono poi inserite nel primo Rotolo degli Statuti nel 1297, diventando leggi
approvate dal Parlamento medievale d'Inghilterra.
Sebbene i Baroni non potessero immaginarlo all'epoca, i principi della Magna Carta
avrebbero ispirato le generazioni future di tutto il mondo nella loro ricerca di libertà e
giustizia, dando vita a documenti come la Carta dei Diritti del 1689, la Carta del Popolo del
1838 e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948.
E’ importante ricordare che durante il regno di Re Giovanni, circa un terzo dell'Inghilterra
era destinato a "Foresta Reale" ovvero area di caccia riservata all'uso esclusivo del re, che
comprendeva boschi, brughiere, praterie e persino interi villaggi.
L'uso della Foresta era regolamentato da una specifica Legge Forestale e le pene per
coloro che venivano sorpresi a cacciare, raccogliere legna o costruire all’interno di quei
territori erano assai severe: pesanti multe, mutilazioni o persino la morte. Tutti ricordano la
Ballata di Giordie del grande Fabrizio de Andre’
Già nelle edizioni del 1215 e del 1216 la Magna Carta includeva clausole che miravano a
contenere l'estensione della "Foresta Reale" limitando le punizioni per i trasgressori, ma
quando nel novembre del 1217, il giovane Enrico III ripubblicò il documento come parte
dell'accordo di pace (cit. sotto il consiglio del nostro venerabile padre Guala Bicchieri
cardinale di SS. Martino e Silvestro, legato della sede apostolica) queste clausole vennero
ampliate ed elaborate in un nuovo documento: la Carta della Foresta, che garantiva diritti
su terra, cibo e combustibile a un'ampia fascia della società inglese, dai baroni agli uomini
comuni.
Ricordiamo però, che nel 1217, il giovane re aveva 10 anni e dunque è molto verosimile
pensare che il documento e i suoi contenuti siano l’esito del pensiero e delle valutazioni
fatte dal nostro cardinale dopo un anno di colloqui e trattative con i Baroni ribelli.
La legittimità delle prime carte del 1215 e 1216, fu più volte messa in discussione: si
sosteneva che la prima del 1215 era stata estorta con le armi dai Baroni a re Giovanni,
mentre le versioni del 1216 e del 1217 erano state emanate, per conto di Enrico III, da
suoi tutori sotto la minaccia di una guerra civile.
La situazione cambiò definitivamente nel febbraio del 1225, quando Enrico III, raggiunta la
maggior età, emanò le nuove versioni della Magna Carta con allegata la Carta della
Foresta. I nuovi documenti portavano questa volta il suo grande sigillo reale, ma
soprattutto riconfermavano i contenuti delle versioni precedenti. Emanata l'11 febbraio
1225, questa stesura divenne dunque la versione finale e definitiva della Magna Carta.
La lungimiranza di questo documento che già guardava alla corretta ed equa gestione
delle risorse del pianeta ci testimonia ancora una volta la statura e la grande modernità di
vedute del nostro concittadino. Oggi, nella scena internazionale, avremmo infinito bisogno
di figure con l’abilità diplomatica e la dirittura morale del cardinale Guala Bicchieri. Il
passato può ancora essere per noi motivo di ispirazione oltre che di orgoglio.