Senza un attimo di respiro, vien da pensare intervistando Francesco Rey, 54 anni, fisico da corazziere, barba e capelli neri neri, presidente dei Rices Vercelli; significa, fare ed essere presidente, essere al centro di un mondo con quasi duecento persone, tra giocatori, allenatori, dirigenti.
Senza un attimo di respiro perché nella vita di Francesco Rey – ma questo da anni – convivono più mondi: famiglia (la moglie Hilde e due figli) e lavoro (alla Banca Sella). La famiglia, però, ha a che fare col basket: se hai due figli (Adele che ha giocato nella PFV poi a Novara e a Casale; e Giulio, l’ultimo anno nel Derthona) che sono promesse del basket li segui meglio che puoi. Accanto a questo il secondo lavoro (non retribuito), di sola passione: il mondo dei Rices, appunto.
Il basket, Rey, lo respira da sempre.
Nato Torino e cresciuto a Samone (paesino vicino a Ivrea), comincia a giocare a basket a 15 anni. Va a Ivrea, gioca in D e in C poi la lunga e bella parentesi di sei anni trascorsi a Biella, dove gioca anche in B2. Nel 2011 (ormai vive da anni a Vercelli) l’incontro con il mondo dei Rices. La partenza è da giocatore
Allora – racconta Rey – era una squadra senior di Promozione. Poi, quando siamo saliti in D, Alex Cardano mi coinvolse nella dirigenza. Nel 2016-17 acquisimmo le giovanili del Vercelli Basket, e infine, era il 2018, diventai presidente.
I Rices, la sintesi della sintesi di 15 anni di storia...
Abbiamo disputato delle ottime annate, sfiorando la C Gold e disputato due volte i play off. Era più semplice, in passato, ingaggiare giocatori. Nel circondario o c’erano realtà più piccole di noi oppure molto più grandi. Ora il bacino si è ristretto, i giocatori si trovano nel torinese o a Milano, con costi quindi elevati, è anche per questo motivo che nell’ultimo anno (approfittando della riforma dei campionati) abbiamo pensato di valorizzare i nostri giovani.
Dall’anno scorso la dirigenza è retta da te e altre tre persone: il vicepresidente Carlo Ricci, poi Andrea Mastria e Marta Brusca. Quattro persone in sintonia, a cui il lavoro non manca.
In affetti è così. Dall’anno scorso siamo in quattro perché, purtroppo, Alex Cardano dopo 14 anni ha deciso di mollare. Una scelta comprensibile, Alex è un amico, ha qualità umane e di empatia che riusciva a trasmettere alla prima squadra, come dirigente accompagnatore. Era benvoluto da tutti ed era anche l’unico socio fondatore rimasto. Ci è spiaciuto. Per noi quattro di cose da fare ce ne sono parecchie. È un secondo lavoro, lo facciamo con passione, dividendoci i compiti. Per fortuna una grossa mano (trasferte, visite mediche) ce la danno i genitori-dirigenti accompagnatori.
Dall’organico tecnico sono andate via tre persone, per motivi diversi. Tre persone - insieme ad Antonio Galdi (tecnico della prima squadra e responsabile del settore giovanile) – anche loro estremamente impegnate...
Sono andate via tre persone valide, che facevano tanto. Faccio l’esempio di Max Acquadro, che si occupava di tante cose. Difficile trovare giovani come lui. E hanno lavorato bene e sodo Christian Balocco ed Edoardo Pessano che l’anno scorso, nonostante fosse oberato da impegni lavorativi, non ha esitato a darci una mano. Adesso stiamo individuando allenatori di grande esperienza. Va inoltre considerato che il prossimo anno il lavoro aumenterà: dai Bugs arriveranno una ventina di 2011 e quindi faremo due gruppi, due Under in più. Tutto ciò testimonia il buon lavoro fatto dai Bugs e da noi.
Come si trasmette entusiasmo, voglia di avvicinarsi al basket?
Grazie a una prima squadra che sappia trasmetterla la passione, e quindi anche la voglia di giocare a basket. Credo che ci siamo riusciti in diversi annate, con il Piacco che traboccava di tifosi, con 400, anche 500 presenze.
Forse quello che manca, anzi no, sicuramente quello che manca ai Rices è un grande sponsor. Ora ne avete un po’, ma… quanti sono i costi, a occhio e croce, per una società come i Rices che il prossimo anno disputerà la serie D e i vari campionati delle squadre giovanili?
Certo, non abbiamo il grande sponsor che ti fa programmare una prima squadra per più anni, ma abbiamo il supporto prezioso di tanti medi e piccoli sponsor. Ognuno di loro per noi è prezioso. Detto in soldoni: ci permette di tirare avanti. Il grande sponsor mi pare non faccia parte della mentalità vercellese. Io faccio sempre l’esempio di Robbio, così vicina a Vercelli ma che è già Lombardia: ci sono degli imprenditori che consentono alla squadra di disputare la C in Lombardia, che è qualitativamente migliore di quello piemontese. Il Robbio non ha un settore giovanile, ma tutti gli anni prendono giocatori di qualità.
I costi?
Tra tecnici (alcuni lo fanno per lavoro), costi degli impianti (ma in tante realtà a noi vicine sono superiori), tasse gare, corsi di formazione e assicurazioni le voci sono tante. Il bilancio annuale è sicuramente rilevante, arriviamo sempre a coprire tutte le voci di uscita ma ogni è anno è letteralmente un’impresa.
A che punto siete per trovare i sostituti di Christan Balocco, Max Acquadro ed Edoardo Pessano?
Nell’arco di una decina di giorni contiamo di definire lo staff degli allenatori e il preparatore atletico.
Un tecnico di valore e di esperienza com Antonio Galdi, invece, resterà.
Antonio Galdi è sicuramente confermato come allenatore della prima squadra, allenatore di altri gruppi e responsabile del settore giovanile.
Un bilancio dell’ultima stagione, partiamo dai giovanissimi e dai giovani.
Il bilancio della stagione è in linea con quello che avevamo preventivato. Forse la 17 Gold poteva vincere qualche partita in più, ma il gruppo è buono, diciamo che manca qualche giocatore con qualche centimetro in più. Bene tutti i gruppi, dicevo, a partire dalla Under 13 che è stata l’unica squadra ad arrivare alla Final Four anche se di Coppa, arrivando a sfiorare la finale. Un discorso a parte lo merita la Under 19 che è arrivata a un passo dalla Final Four titolo. La maggior parte dei ragazzi erano nel cosiddetto anno debole, ossia dei 2005, ma proprio i 2005 l’anno prossimo costituiranno l’ossatura della nuova Undere 19 (più due fuori quota che potrebbero essere Gamba e Skilja).
A proposito: dalla Under 13 alla prima squadra quanti tesserati avete avuto nell’ultimo anno?
Lo statino atleti dice che ne avevamo 150 circa, un numero che nel prossimo anno dovrebbe toccare quota 170 se non addirittura 180.
Mi sembra di capire che per le giovanili sono previste diverse novità…
Iscriveremo almeno due squadre al campionato Gold. Punteremo sui giovani, come sempre. Con l’obiettivo che uno, due ragazzi di ogni gruppo possa arrivare alla prima squadra.
I lavori al Piacco: voi e le altre società, in primis la Pallacanestro Femminile che disputerà la B, avete avuto rassicurazioni dall’amministrazione comunale anche per le tribune?
L’amministrazione comunale si è sempre dimostrata vicina. Sui lavori, l’amministrazione ci ha assicurato che non dovrebbe impattare sulla nostra attività. Probabilmente ci verrà chiesto di giocare qualche partita a porte chiuse. Non posso che essere ottimista sul Piacco: a noi quest’anno serviranno più ore, senza la disponibilità dell’impianto non sapremmo dove andare a sbattere la testa.
Un commento sulla prima squadra, ora. Che fortunata non è stata: gli infortuni a Sow e anche a Liberali hanno pesato, anche se, a dire il vero, è stata l’inesperienza il fattore che ha inciso maggiormente in negativo.
Come già spiegato avevamo messo in cantiere la retrocessione, ma due tre partite in più si potevano vincere; qualche volta i ragazzi hanno mollato prendendo solenni bastonate. Sì, gli infortuni ci hanno penalizzati, Liberali, che è la nostra punta di diamante, ha saltato diverse partite per magagne fisiche. Per quanto riguarda Sow, invece, spiace per lui: ha solo 18 anni, un fisico possente, può dare tanto, ma i quattro mesi di stop hanno purtroppo impattato sul suo percorso di crescita. Crescita che invece c’è stata in diversi giocatori: evidentemente la “cura-Galdi” è servita. Puntare sui ragazzi è sempre una scommessa, che puoi vincere o perdere. Noi abbiamo deciso di continuare con loro anche in serie D.
Prospettive e speranze per il campionato 2023-2024? Il sogno di poter tornare in C è da accantonare?
Cercheremo di disputare un campionato di serie D di alto livello, che ci veda insomma stazionare nella parte alta della classifica. Salire? Costerebbe troppo, ci vorrebbe uno sponsor importante per la prima squadra, che se composta soprattutto da giovani non può ambire al salto di categoria. Ma se tutte le congiunzioni astrali dovessero essere dalla nostra parte non ci tireremo indietro. Si gioca per vincere, sempre.










