Dunque si può.
Si può rappresentare in modo virtuoso un'opera lirica in un teatro di una città di provincia con un apprezzabile risultato senza puntare in scenografie e costumi ma bensì sulle idee. Fatte salve le capacità canore degli interpreti, s'intende.
E' esattamente ciò che ha dimostrato l'impresa Lirica Tamagno con il "Don Giovanni" di Mozart andato in scena venerdì sera al Teatro Civico in collaborazione con il Comune di Vercelli, con l'assessore Gianna Baucero presente in sala.
I costi di produzione di un'opera lirica sono proibitivi, e - qualora non si vogliano proporre scenografie vetuste e super riciclate che mettono tristezza solo a vederle - la soluzione migliore è quella dell'utilizzo dell'estro creativo nel dar vita ad ambientazioni contemporanee, minimali ma efficaci.
Ne è risultata una rappresentazione godibile, divertente e sorprendente. Un modo per far conoscere l'opera lirica, propedeutico alla divulgazione e alla conoscenza della stessa, attualizzata anche perché è richiesto dai tempi, e soprattutto senza falsare il libretto originale.
Non dobbiamo dimenticare che Mozart e Da Ponte erano innanzitutto due grandissimi uomini di teatro, che conoscevano il gusto del pubblico e che sapevano come stupirlo e accontentarlo. E così Alberto Barbi, regista dell'opera, è soprattutto un regista di teatro ed è chiaro da subito.(LEGGI QUI)
I suoi personaggi sono vivaci, vitali, c'è molta gestualità, molta recitazione. I colori predominano in tutte le sfumature dell'iride, caldi, brillanti, luminosi ma anche sfumati, cupi, tenebrosi. E' un gioco di luci che si rincorrono, che si amalgamano e si ridefiniscono.
Il tono generale oscilla tra dramma e commedia, a tratti grottesca ma sempre assai divertente, per scivolare verso l'annunciata tragedia finale.
Ad impersonare il protagonista è Gabriele Nani, del quale sono evidenti le notevoli doti attoriali. Il suo è un "Don" spavaldo, cinico, dall'outfit metropolitano, a metà fra un Tony Manero e un super managerDJ che tutto dirige dalla consolle con mixer in bella vista, a significare che è lui che irradia quella luce, quel colore a tutti i personaggi del dramma. Leporello è Andrea Porta, dal bel timbro vocale, che dà vita a un personaggio credibilissimo e spassoso.
Tra le voci femminili spiccano quella del soprano Angelique Savvas (Donna Elvira) e quella del soprano-leggero Ilaria Lucille De Santis (Donna Anna).
E poi ancora: il Masetto di Gabriele Barinotto, la Zerlina di Merita Dileo, il Don Ottavio di Murat Can Guvem, e il basso profondo Davide Procaccini che ha impersonato l'implacabile Commendatore.
Alla guida della Monferrato Classic Orchestra posizionata nel golfo mistico riportato alla sua originale bellezza da recenti restauri, il maestro Nicolò Jacopo Suppa, giovanissimo, ma già con un curriculum da far invidia, che ha diretto con piglio lieve e cura del fraseggio.
Gran finale con tutti i personaggi che si ritrovano a commentare la morte di Don Giovanni in uno scenario ormai privo di colore, e con il concertato in re maggiore che contiene la morale conclusiva: «Questo è il fin di chi fa mal /E de’ perfidi la morte /Alla vita è sempre uguall.
Giustizia è fatta, insomma.
Certo, il perfido Don Giovanni ha sfidato il soprannaturale e ne è stato inghiottito.
Ma nel contempo i personaggi dell'opera, che ruotavano intorno a lui come tanti piccoli pianeti intorno al sole, con la sua morte hanno perso definitivamente colore.