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Politica | 31 maggio 2022, 09:05

«No ai finanziamenti regionali per i progetti delle associazioni pro-vita»

La nota del coordinamento donne Spi Cgil: «Pochi soldi per non abortire, poi le donne vengono lasciate sole»

«No ai finanziamenti regionali per i progetti delle associazioni pro-vita»

Riceviamo e pubblichiamo.

La Regione Piemonte stanzia 400mila euro per sostenere donne incinte e scoraggiare l'aborto legato a cause di disagio economico e sociale: una iniziativa che sembrerebbe lodevole se non che è una decisione politica che rappresenta ben altro. Alletta sul momento  e per i primi tempi, chi deve procurarsi l’indispensabile per portare a termine una gravidanza ma lascia poi la donna in balìa di se stessa per il resto del tempo. E soprattutto le toglie la possibilità di decidere in modo libero perché dovrebbe porre, nella medesima situazione, anche chi decide di abortire. Anche le donne che decidono di abortire, non la maturano a cuor leggero. 

Privilegiare la scelta di maternità porta alla memoria prepotentemente il passato, quello in cui le donne dovevano essere fattrici prima di tutto e fornire braccia per la terra, l’esercito, il duce. Andando oltre a certi inevitabili richiami storici, ci si chiede come la Regione Piemonte interpreti il ruolo della donna nella genitorialità. I figli si fanno in due e la natalità non riguarda solo le donne. Occorrerebbe incentivare un cambiamento culturale che richiede motivazione e deve essere reso allettante per essere efficace. Perché la genitorialità è un allenamento costante di competenze  ed energie che fluiscono tra diversi ruoli, utilissimi in ogni ambiente, compreso quello lavorativo. Genitori - non donne - che procreano perché è stata data loro una mancia di maternità. 

A questo, la società dovrebbe mirare nel XXI secolo. Invece, si danno soldi, pure pochi, senza creare autonomia e socialità per le donne. Un passo indietro che maschera la sua opposizione, di vecchia data, ai diritti delle donne, con una elargizione di denaro e che torna a premere sulle fasce di società meno abbienti. 

Dove sono finite le tante proposte degli anni scorsi per le donne? Potenziamento degli asili nido, un fisco dalla loro parte, una medicina di genere, il tempo pieno a scuola e le scuole aperte, corsi di quartiere antiviolenza, una “scuola” di parità contro gli stereotipi... E molto altro ancora? 

Noi non lasciamo che si cancellino le conquiste di anni, lotte e sacrifici. Le donne devono avere la consapevolezza che, a piccoli passi, si smantella un percorso di autonomia e indipendenza! Ed è una consapevolezza  che deve maturare nell’immediato, prima che sia troppo tardi! 

Tacere di fronte agli errori e consentire che vengano commessi, significa essere co-responsabili. E noi non vogliamo che le donne, soprattutto le giovani donne, debbano pagare un alto prezzo per scelte che sono solamente politiche e che nulla hanno a che vedere con il benessere femminile.

Il coordinamento donne Spi Cgil

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