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Arte e Cultura | 10 settembre 2015, 00:11

Inediti del grande Cecco Leale al Cervetto

GIOVEDI' 10 L'INAUGURAZIONE - UN RICORDO DI ENRICO DEMARIA

Francesco Leale

Francesco Leale

Dal 10 al 14 settembre, la Sagra dell'agnolotto al rione Cervetto ospita una mostra di inediti di Francesco Leale. Da non perdere, insomma.
L'inaugurazione della mostra è prevista per le ore 18,30 di giovedì 10.

Questa la biografia, per chi non lo conoscesse

Nasce a Caresana, in provincia di Vercelli, nel 1920. La sua formazione artistica si compie a Torino dove, nel 1938, si iscrive al Liceo Artistico e collabora con riviste e periodici inaugurando l’attività di caricaturista, illustratore e cronista. Nel 1942 tiene la prima mostra personale a Palazzo Centoris di Vercelli ed è tra i fondatori del “Gruppo Forme”, collettivo di artisti vercellesi. La sua professione di giornalista - è direttore dell’ “Amico del Popo- lo” e collaboratore di testate giornalistiche quali “La Gazzetta dello Sport”, “ La Stampa”,”La Sesia” - lo porta a sviluppare in particolare la caricatura caratterizzata da un forte plasticismo e da uno stile grafico di matrice “classica”, conseguenza della formazione nell’ambito della tradizione accademica torinese. Attraverso la deformazione caricaturale indaga l’interiorità di noti personaggi dell’epoca per restituirne un’immagine che, nella deformità fisionomica, ironizza sui difetti e sulle caratteristiche negative. Nel corso della sua produzione, connotata da un vivace eclettismo sul piano tecnico e stilistico, Leale si scosta dall’esperienza accademica ricercando la resa sintetica dell’oggetto e delle anatomie: la materia del colore si sostituisce al segno grafico e l’espressione gestuale denuncia l’appartenenza alla stagione dell’informale. Partecipa a manifestazioni internazionali di pittura e di caricatura vincendo premi prestigiosi come la “Biennale internazionale dell’Umorismo nell’arte” di Tolentino. Dagli anni Cinquanta tiene numerose conferenze ed è promotore e organizzatore del Carnevale di Vercelli; è Assessore alla Cultura del Comune di Vercelli; dal 1969 al 1994 è Vicepresidente del Museo Borgogna. Dal 1973 al 1977 insegna Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Ugo Foscolo di Vercelli, dal 1991 insegna Disegno e Decorazio- ne presso l’Istituto di Belle Arti di Vercelli del quale è socio accade- mico dal 1985. E’ autore di libri sulla sua città, sullo sport vercellese e di numerosi contributi per i “Quaderni della Famija Varsleisa”.
Muore a Vercelli nel 1998. Delle sue opere sono state allestite le mostre antologiche: “Leale 1920-1998” che si è tenuta nell’aprile 2000 al Salone Dugentesco, Museo Leone, Centro Culturale Studio Dieci di Vercelli e nel dicem- bre 2000 al Palazzo del Broletto di Novara; nel dicembre 2008 ”... dell’immagine il racconto Francesco Leale e tante belle cose” allo Spazio Culturale Santa Chiara di Vercelli; entrambe le mostre sono state curate dal prof. Marco Rosci.

Un (sentito e bel) ricordo di Enrico Demaria

Il ricordo più triste di Cecco Leale, il mio secondo papà, è paradossalmente legato alla sua ultima mostra, che si svolse proprio in uno dei luoghi che egli amava di più: il rione Cervetto. Era una mostra che l’indimenticabile Pinin Sandro gli aveva organizzato, nell’ambito della Sagra dell’Agnolotto, dedicandola ad un personaggio par-ticolarissimo che, da giovane, il Cecco aveva creato per dialogare con la sua futura moglie, la cara Giuse: “Re Matita”. Fui io a presentare quella mostra, che ebbe un successo straordinario, ma anche, purtroppo, un epilogo triste. Ricordo l’ultima domenica con il Cecco: il 13 settembre 1998.
La mostra di “Re Matita” era ancora in corso e, nel pomeriggio, andammo tutti allo stadio - da pochi mesi intitolato a Silvio Piola, altro amico fraterno del Cecco - ad assistere al derby con la Biellese. Purtroppo, i lanieri prevalsero 1 a 0. Il Cecco era assai abbacchiato, ed io pure. Non potevamo immaginare che sarebbe stata l’ultima della partita di calcio sua vita. Dopo il derby, andammo alla Stampa, dove il Cecco scrisse la sua cronaca per la Gazzetta dello Sport. Proprio quel mattino, sulla Stampa, era uscita una mia recensione della mostra.
Seduto alla scrivania, prima che io uscissi dalla redazione, il Cecco mi disse: “Grazie di tutto”. Furono le ultime parole che gli sentii pronunciare. Lui, che diceva “grazie” a me, per un piccolo articolo. Lui, che mi aveva donato il mondo.
Enrico De Maria

redaz

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