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Cronaca | 18 giugno 2025, 16:38

Microtelefono con sim funzionante nascosto in una cella del carcere

Ritrovato dalla Polizia Penitenziaria, è stato sottoposto a sequestro.

Microtelefono con sim funzionante nascosto in una cella del carcere

Un micro telefono, dotato di cavetti e scheda sim: un dispositivo vietatissimo all'interno del carcere che, tuttavia, è stato ritrovato durante un’accurata attività di controllo, svolta al Billiemme dalla Polizia penitenziaria. A darne notizia è il Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.

«Un sequestro importante che conferma, per l’ennesima volta, quanto sia cruciale e imprescindibile il lavoro silenzioso ma costante degli uomini e delle donne della Penitenziaria - evidenzia Vicente Santilli, segretario per il Piemonte -. Verso le 8,15, durante la perquisizione ordinaria di alcune celle, gli agenti hanno ritrovato, abilmente nascosto dietro uno degli interruttori, un “microtelefono” con due cavetti di ricarica e scheda sim all’interno. Gli oggetti ritrovati sono stati posti sotto sequestro, a disposizione dell’autorità giudiziaria».

«Il Sappe - prosegue il sindacalista - ringrazia tutto il personale operante nel Reparto di Vercelli: siete la vera colonna portante dell’Istituzione, un esempio concreto di dedizione e senso dello Stato».

«L’ingresso illecito di cellulari negli istituti è ormai un flusso continuo” - commenta , denuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe -: non si contano più i rinvenimenti e i sequestri di questi piccoli apparecchi. Le vie d’ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati e intercettati – rimarca il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo -. Le donne e gli uomini del Corpo sono quotidianamente impegnati nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. E nonostante la recente previsione di reato, nel Codice penale, per ingresso e detenzione illecita di telefonini nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche come la schermatura delle sezioni detentive, delle celle e degli spazi nei quali sono presenti detenuti, all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone».

redaz

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