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Cronaca | 04 febbraio 2020, 13:36

Trova in terra un cellulare e se lo tiene. Finisce a processo per ricettazione

Lo smartphone era rubato: vercellese 50enne nei guai

Trova in terra un cellulare e se lo tiene. Finisce a processo per ricettazione

Ha trovato in terra un cellulare, privo di sim. E ha deciso di tenerselo, inserendo la sua sim e iniziando a usarlo: un comportamento costato un sacco di guai a un 50enne vercellese, finito a processo con l'accusa di ricettazione. L'uomo non poteva sapere che quel cellulare bianco - un Samsung Galaxi che all'epoca era tra al top della gamma - era rubato e che il proprietario aveva fatto regolare denuncia. Così, appena l'uomo lo ha rimesso in funzione, i carabinieri hanno individuato il cellulare e chiamato il detentore dello smartphone per chiedere conto della sua provenienza.

Alle forze dell'ordine l'uomo ha raccontato la sua versione e consegnato subito il cellulare, ma il suo comportamento gli è valsa comunque una denuncia. E, a distanza di quattro anni dai fatti, un processo. Lunedì, al termine della sua arringa, il pubblico ministero ha chiesto per l'uomo una condanna a tre mesi e 300 euro di multa, ritenendo che, nel suo comportamento, fosse provato il reato contestato.

In difesa del vercellese è invece intervenuto un collega di lavoro, presente all'atto del ritrovamento. “Stavamo tagliando l'erba quando il mio collega ha visto in terra, vicino a un muretto dove si fermano sempre gli studenti, un cellulare. Era bianco, senza alcun segno particolare né botte né crepe”. Il dispositivo viene raccolto e messo all'interno del mezzo di servizio e lì resta fino alla fine del turno. “Poi il mio collega lo ha aperto e abbiamo visto che non c'era la sim – ha aggiunto il teste -. Dopo io non ho più avuto a che fare con il quel cellulare”.

Nessun dubbio sulla buonafede del suo assistito da parte dell'avvocato che ha chiesto un'assoluzione per l'uomo rilevando come “il telefono è stato trovato in terra in un posto visibile a tutti, senza elementi che potessero creare sospetti sulla provenienza. Pensano a uno smarrimento, lui lo prende, ma poi quando i carabinieri lo chiamano, va a consegnare il cellulare spontaneamente. Non basta il mero sospetto della provenienza illecita, per configurare il reato, ci dev'essere una circostanza inequivoca e fattuale a far nascere il sospetto. Il mio assistito ha tenuto un comportamento incauto, superficiale, ma non c'è dolo neanche eventuale nel suo comportamento”.

Una tesi del tutto rigettata dall'accusa che, ha fatto rilevare come “Già solo il fatto di aver trovato il cellulare senza sim era un elemento che doveva far sorgere domande inequivocabili sull'origine del bene. Chi è che smarrisce uno smartphone privo di sim?”.

Il giudice emetterà la sentenza nel corso della prossima udienza, ma la morale della vicenda è già alla portata di tutti: quando si trova un oggetto smarrito è molto meglio farsi guidare dal buonsenso e consegnarlo alle forze dell'ordine. Si risparmieranno molte, spiacevoli sorprese.

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