A due anni dall’inaugurazione della nuova sede, la Fondazione Amos+ traccia un bilancio positivo del lavoro svolto e guarda con fiducia alle sfide che la attendono. A raccontarlo è il presidente Renzo Manuello, che ha raccolto l’eredità della fondatrice Luigina Rollino.
«L’idea di Luigina era semplice ma rivoluzionaria: prendersi cura dei più fragili, non solo dal punto di vista sanitario», spiega Manuello: «partendo dai trasporti per i malati oncologici, ha saputo coinvolgere medici e professionisti, anche in pensione, che oggi mettono a disposizione il loro tempo libero per chi ha urgenze e non può permettersi la rapidità di una medicina privata e costosa».
Oltre ai trasporti, Amos ha scelto di investire anche in attrezzature mediche, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni più immediati delle persone. Tutto questo è reso possibile specialmente grazie alle offerte: «Viviamo soprattutto di donazioni – precisa Manuello – per questo dobbiamo prestare massima attenzione al piano finanziario».
Viene ricordato anche come la fondatrice volle aggiungere un “+” al nome della realtà, per indicare un impegno che va oltre: non solo assistenza ai malati, ma anche prevenzione: «abbiamo avviato percorsi di screening in sede e nei tredici comuni convenzionati; arrivano richieste anche da altri territori, ma purtroppo il numero di volontari non è sufficiente. C’è sempre bisogno di nuove persone che possano dedicarsi agli ammalati e sostenere questa missione».
I numeri raccontano l’impatto concreto dell’attività: ogni anno vengono effettuate circa un centinaio di visite mediche e oltre 1000 servizi di trasporto, con cinque vetture a uso specifico e la dedizione del gruppo dei volontari . «Abbiamo già prenotazioni che arrivano fino a dicembre – sottolinea Manuello – segno che il bisogno cresce continuamente».
Per il futuro, Amos+ vuole continuare ad allargare lo sguardo, magari creando sinergie con altre associazioni simili. «Vorremmo portare i progetti di prevenzione in tutti i comuni convenzionati e oltre. E stiamo lavorando anche a nuove forme di sostegno per chi vive situazioni di solitudine e abbandono, persone spesso chiuse in casa e invisibili. È un bisogno grande e reale, che non possiamo ignorare».
Il bilancio dei primi due anni è dunque fatto di numeri, ma soprattutto di storie di cura e di prossimità. Come dice Manuello, «il vero motore della Fondazione è sempre stato il cuore di chi dona il proprio tempo e le proprie energie. È grazie a loro che Amos+ continua a camminare sulla strada tracciata da Luigina Rollino, guardando avanti senza mai dimenticare le sue radici».
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