Richiesta di condanna a 4 e 2 mesi per l'ex sindaca di San Germano, Michela Rosetta. Viaggai verso le battute finali il processo contro l'ex amministratrice locale - e per qualche mese anche consigliera regionale - finita ai domiciliari, nei primi mesi del 2021 al termine di un'articolata indagine relativa alla gestione degli aiuti covid nel corso della prima ondata della pandemia e che poi si è allargata ad altri due filoni: l'acquisto di una fornitura di mascherine e la demolizione della chiesetta del Loreto. Rosetta è imputata con le accuse di peculato, falsità materiale e falsità ideologica in atto pubblico commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e distruzione di beni sottoposti a vincolo culturale.
Al termine di una requisitoria di circa due ore il pubblico ministero Mariagiovanna Compare ha chiesto anche l'assoluzione per l'abuso di ufficio (non più previsto come reato) e per un capo prescritto e ha ritenuto di non riconoscere l'aggravante razziale, concedendo invece le attenuanti generiche in considerazione dell'incensuratezza e del comportamento processuale dell'imputata. Rosetta è l'unica delle persone coinvolte nella vicenda ad aver scelto di andare a dibattimento.
Ripercorrendo testimoninanze, intercettazioni e documenti presentati nel corso di oltre un anno di dibattimento, la pm ha ritenuto provate sia le accuse relative ai “figli e figliastri" nella distribuzione degli aiuti alimentari, sia quelle legate alla scelta del fornitore di mascherine che quelle relative all'abbattimento della chiesetta, bene sottoposto a vincolo per il quale «sarebbe stata creata ad arte una sceneggiata che simulasse il crollo».
Ammontano a oltre 750mila euro, invece, le richieste di risarcimenti dalle parti civili. Quello più rilevante, 690 mila euro, è relativo alla distruzione della chiesetta del Loreto: la somma è stata chiesta dala Sovrintendenza alla società edile proprietaria dell'immobile che, di conseguenza, si è costituta parte civile con l'avvocato Massimo Somaglino, chiedendo i danni alla ex sindaca, a processo per l'abbattimento dell'edificio.
L’avvocato Monica Grattarola, che rappresenta la cittadina marocchina alla quale era stato consegnato un pacco con alimenti che la donna non mangiava per motivi religiosi e che poi era stata oggetto di espressioni irriguardose da parte di Rosetta ha chiesto una provvisionale di 500 euro, rilevando come le scuse della ex sindaca siano arrivate solo durante l'udienza. Dal canto suo la collega Anna Binelli, che rappresenta il Comune di San Germano, ha chiesto 30mila euro di provvisionale per il danno relativo alla somma spesa per abbattere la chiesa e ai danni di immagine che la vicenda ha portato al comune vercellese.
«Michela Rosetta non si è intascata un euro in questa vicenda. Non era lei a essere ripresa mentre caricava pacchi alimentari nel bagagliaio dell'auto né ha mai dato aiuti ad amici o altre persone a lei vicine», ha detto il legale Roberto Capra che rappresenta l'ex sindaca, aprendo la sua arringa. Analizzando minuziosamente tutti i passaggi relativi al filone covid Capra ha chiesto l'assoluzione da tutte le accuse relative al filone degli aiuti covid sostenendo che, al più, il comportamento della sua assistita poteva rientrare nella fattispecie dell'abuso d'ufficio, non più previsto come reato. Richiesta di assoluzione anche sul fronte dell'acquisto delle mascherine e dell'abbattimento della chiesa.
Repliche e sentenza a ottobre.