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Arte e Cultura | 30 luglio 2023, 19:49

Un po' di Vercelli nell'ultimo (bel) libro di Guelpa

“Li chiamano anche Portieri” (Mursia Editore)

Luigi Guela e la copertina di Li chiamano anche portieri

Luigi Guela e la copertina di Li chiamano anche portieri

C’è anche un cenno a un Vercellese nel nuovo libro “Li chiamano anche Portieri” (Mursia Editore) scritto da un altro concittadino, Luigi Guelpa, che si conferma tra i più prolifici autori italiani di volumi sul gioco del calcio, di cui egli sa cogliere aspetti curiosi, reconditi o anche socialmente impegnati. Dunque Guelpa ricorda che tra i gli Italiani Campioni del Mondo 1934 c’è un secondo vercellese Giuseppe Cavanna, zio del ben più celebre Silvio Piola (trionfatore in Francia 1938 e forse miglior attaccante italiano in assoluto): Cavanna, portiere al Napoli, è il secondo o riserva (del fuoriclasse juventino Giampiero Combi) e non giocherà una partita; ma paradossalmente sarà appunto Campione del Mondo a Roma senza disputare alcun match in maglia azzurra (o meglio nera essendo il numero 1 degli 11) né prima né dopo il torneo, privato di precedenti o ulteriori convocazioni in Nazionale. Si tratta di un destino che lo accomunerà 48 anni dopo a Hector Zelada terzo portiere di quella nazionale Argentina che vinse il Mundial in Messico grazie alle finte, alle rincorse, ai goal di Diego Armando Maradona

La storia di Zelada fa parte di quella di altri 44 portieri da tutto il mondo che, da fine Ottocento a oggi, vivono esistenze più o meno border line, magari senza volerlo, insomma vittime di pregiudizi, soprusi, magagne, sfortune. Unico Italia a cui Luigi dedica un intero capitolo è il mite friulano Dino Zoff, che nel libro è non solo ricordato per la geniale parate sul 3 a 2 che consente all’Italia di Enzo Berzot di accedere in semifinale e poi vincere il titolo 44 anni dopo quello “di” Cavanna. Zoff è raccontato attraverso alcuni dettagli dall’unica foto che lo vede in discoteca ballare alla John Travolta (una sorpresa per chi Lo rammenta schivo, silenzioso, solitario) allo sfortunato tiro da lontano dell’attaccante del modesto ma coriaceo Amburgo che nel 1983 precluse alla Juventus la prima Champion e a lui l’unico trofeo mai conquistato. Per Zoff, non citato nel libro, c’è un legame indiretto di Vercelli: con la nazionale Zoff disputò a Biella (allora provincia di Vercelli) un’amichevole assieme alla Nazionale in vista degli Europei in casa il 29 maggio 1980; molte fonti danno la vittoria per 11-0 o 13-0 degli Azzurri, mentre in realtà i lanieri fecero il goal della bandiera su un rigore con un tiro non irresistibile su cui però il portierone restò fermo.

Detto questo da Gordon Banks a William Foulke da N’Kono a Pfaff, da Schumacher a Goycochea, da Jongbloed a Globbelar, da Barthez a Myong, giusto per citare i nomi più famosi, il libro è vario e ricco di vicende incredibile, che spaziano dal mito alla realtà confermando che il pallone o football (o soccer all’americana) resta forse lo sport più bello del mondo anche grazie alle faccende individuali che qualcuno, come Guelfa, rispolvera, raccontandole anche molto bene sul piano narratrivo.

 

Guido Michelone

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