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Economia | 30 aprile 2020, 19:24

"Fateci lavorare": il grido di dolore di quasi 350 ristoratori e baristi

I rappresentanti di Fipe Ascom sono andati dal Prefetto per presentare la piattaforma con le richieste per la ripartenza del settore

"Fateci lavorare": il grido di dolore di quasi 350 ristoratori e baristi

Chiedono di poter riaprire "perché senza lavoro muoiono le nostre aziende, le nostre famiglie e la nostra città". E si impegnano a farlo in sicurezza "perché non vogliamo mettere a rischio la salute di nessuno".

Giovedì i rappresentanti di Fipe Ascom Vercelli (Alfonso Buonocore per il settore pizzerie, Simone Musazzo per il settore bar, Jose Saggia per i ristoranti e Massimo Maio per il catering) insieme al presidente Antonio Bisceglia, sono saliti dal Prefetto Francesco Garsia, per illustrare le richieste e le difficoltà della categoria. 

"Il nostro comparto - ha ricordato Buonocore - conta, solo a Vercelli, 100 ristoranti e 240 bar che non possono più rimanere chiusi e senza prospettive. Da due mesi non stiamo lavorando, la cassa integrazione per i nostri dipendenti non è arrivata. Abbiamo bollette, fatture di fornitori, spese fisse. Ma soprattutto non abbiamo una prospettiva temporale certa a cui guardare. Si è parlato del 18 maggio come data di una possibile apertura. Ma non c'è nulla di certo e non ci sono nemmeno le prescrizioni alle quali dovremo adeguare le nostre attività".

Tanta incertezza, insomma, con la finestra del take away che rappresenta una piccola, significativa, conquista. A livello nazionale e locale, Fipe Ascom ha avanzato una serie di richieste importati: dall'estensione della cassa in deroga per il settore catering ("che ovviamente sarà l'ultimo a ripartire visto che incontri e meeting sono vietati", ha detto Maio); contributi a fondo perduto per la ripartenza; rinegoziazione dei debiti bancari con un nuovo decreto; sospensione e moratoria di bollette e affitti; pagamento e rifinanziamento della cassa integrazione per i dipendenti; cancellazione dell’imposizione fiscale per il 2020 e, infine, lo stop alle imposte locali e dehors più grandi.

”Ci aspettiamo – ha aggiunto Bjsceglia – che i sindacati siano dalla nostra parte, perché siamo tutti sulla stessa barca che sta affondando”.

Due mesi di fermo, per tanti, significa distruggere gli sforzi di anni, rimettendo in discussione tutto: lavoro, stabilità economica, progetti futuri. Una situazione che nessuno avrebbe mai pensato di dover affrontare.

"Senza lavoro non c'è vita, non c'è speranza, non ci sono soldi per finanziare la sanità, la scuola nulla - ha commentato Saggia -. Senza lavoro, senza il nostro lavoro, anche un pezzo di Vercelli muore".

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