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Arte e Cultura | 30 giugno 2017, 02:38

Pazzo, ma mai triste

INTERVISTA ESCLUSIVA A FRITZ CONTI

(Per gentile concessione Francesca Cortese FC_photoproject)

(Per gentile concessione Francesca Cortese FC_photoproject)

Fritz Conti

Benché sia rimasto a lungo fuori Vercelli – per anni ha lavorato a Milano e girato il mondo – il recente ritorno in patria ha nuovamente destato curiosità e interesse attorno alla figura di un personaggio quasi mitico, ovvero un simpatico anti-eroe e sincero alternativo che risponde al nome di Fritz, all’anagrafe Giorgio Conti, cinquantenne, attualmente imprenditore, artista visivo, consulente musicale per il genere punk. Ecco da lui la prima intervista in esclusiva


Come ti definiresti in tre parole?
Assolutamente pazzo, ma mai triste.

Perché Fritz come soprannome?
Perché da ragazzino (circa a sei anni) avevo imparato a dire tutti i numeri in tedesco da un mio amichetto teutonico e li ripetevo a tutti. Così i Kapò (niente nomi) della colonia estiva che frequentavo mi soprannominarono Fritz mentre mi punivano a base di cinghiate con gli elastici del sacco a pelo. E da lì in poi è rimasto.


Esiste un divario o un'alterità in te fra essere Fritz ed essere Giorgio Conti?
Come Batman e Bruce Wayne!


Nella tua storia cinquantennale esistono tanti Fritz: incominciamo dal Fritz anarchico casinista dei tempi del liceo?
Esiste un solo ed unico vero Fritz. Più che anarchico Anarchista (e c’è una bella differenza). Bè, è vero, al liceo facevo un po’ di casino, però i professori non mi capivano. Se nei temi parlavo degli Sham 69 non sapevano nemmeno chi fossero. Gnùrant!


Passiamo al Fritz campione di skateboard?
Ho iniziato a skateare nel 1977. Eravamo veramente in pochi. Io a Vercelli con qualche altro randagio, qualcuno a Torino, pochi altri a Genova, a Monza, a Roma. Eravamo dei Pionieri, ma soprattutto dei Teppisti. Facevamo skate per strada – sempre inseguiti dalla pula e dai vigili – e pogavamo ai concerti punk nei vari CSA (Virus, Leonka originale e Victor Charlie per primi). Poi ho vinto tre campionati italiani di Freestyle e il primo Contest di Street Style in Italia. Producevo anche la famigerata Skate ‘zine “Skate or Suck!”, fotocopiata e assolutamente gratis. Ora non posso più andare in Skate (me lo sogno di notte) perché mi sono spappolato tutte le ossa: malleolo peroneale, omero, femore, bacino, otto costole… Come si diceva allora: Teste vuote, Ossa rotte!


Soffermiamoci anche sul Fritz punk cantante e armonicista dei Leccioles 69 e di tante jam session.
Ho iniziato a cantare con i Leccioles 69 nel 1979 insieme ai miei amici/fratelli Vicky, Franky e Dr. Steven. Continuiamo a suonare ancora oggi con la stessa formazione. Facciamo pezzi nostri come “I’m a Leccioleia”, “Demons in my head”, “Masturbati”, “Lucy”, “What about?”… le nostre ispirazioni sono Sham 69, Jonny Thunders, Circle Jerks, Uk Subs, The Adicts, 4 Skins. Insomma, il vero Punk puro e crudo. Esistono una cassetta e un CD in circolazione che ha prodotto un nostro amico, ma sono delle vere rarità. Poi ho suonato anche l’armonica, o meglio la Disarmonica con i mitici Skinny Bah insieme ad Antonio, Bert e Dimitri. Ci sono in giro due CD. Da solo ho partecipato da furfante/busker a molti festival “Summer Jamboree” (Senigallia), “Spyer” (Germania), “Pineda” (Spagna)…

Arriviamo al Fritz pubblicitario, per la precisione copywriter…
Ho avuto l’onore di lavorare a fianco di Sandra Mazzucchelli (“Quanto è grande ‘sta Golia”, “Prendi il vizio di respirare”, ecc.) in Studio Nuovi Prodotti. In contemporanea traducevo fumetti (Batman di Frank Miller) come “negro” per Enzo Baldoni, purtroppo ucciso in Iraq. Successivamente sono passato in Mac Cann Erickson lavorando per prodotti come Levi’s per i quali ho vinto un importante riconoscimento. Dopo sette anni mi sono trasferito in Ogilvy & Mather affrontando colossi come Mattel, Fanta, Sprite, American Express (qui premio per campagna worldwide).


Però a un certo punto hai smesso…
Dopo altri sette anni ho mandato affanculo tutte le multinazionali e ho fondato – insieme ad Antonio Zamperetti – “Wunderbar CommunicAction”. Si tratta di un’agenzia agile e veloce capace di affrontare qualsiasi problema. Se qualcuno ci vuole contattare può farlo attraverso la mia mail: Fritz.conti@gmail.com


 Giungiamo infine al Fritz del Birrificio BSA?
Il Birrificio BSA è una bellissima avventura che cavalco insieme ai miei pard Vicky, Antonio, Luigi, Paolino e tutti gli altri ragazzi e ragazze che ci circondano. È una sfida continua per riuscire sempre a offrire prodotti di eccellenza e divertimento lottando contro ogni tipo di burocrazia. Io più che altro curo con Tony tutta la comunicazione e bevo Birra.


E il Fritz dei tanti hobbies e delle molte passioni?
Fumetti, film splatter, libri di ogni genere, tattoo. Poi disegnare, quadri e collages deliranti che invadono case e locali. Per chi volesse qualcosa vale l’indirizzo di cui sopra. Adoro anche studiare e fare i tarocchi come ho appreso dal mio amico e maestro Alejandro Jodorowsky.


 Il Fritz e le donne
Come diceva il grandissimo Andrea Pazienza a Sandro Pertini: “A me la Figa me fa ‘mpazzì!”

 

Ora che sei tornato a Vercelli dopo tanti anni, come trovi la città che avevi lasciato?
Zombieland, praticamente una Ghost Town. Non ti lasciano fare niente. Però qualcosa di bello resiste, alcuni baretti, le Officine Sonore e, vabbè, il BeerClub BSA, ma questa è un po’ di parte.

 

Di recente ti dedichi sempre più alla pittura. A chi ti ispiri? Ci saranno nuove mostre tue?
Ai Futuristi, ai Dadaisti, al grandissimo Jack “The King” Kirby. A tutti gli autori di “Frigidaire” e agli Artisti presentati sulle pagine di “Juxtapox”. Al mondo del Voodoo e agli Artisti di New Orleans. A Robert Crumb. Per le mostre vedremo, per ora ne sto organizzando una intitolata “Halleluja Paranoia!”, mi sembra che il clima attuale sia quello adatto.

 



Guido Michelone

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