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Arte e Cultura | 19 maggio 2016, 07:24

Parliamo di letteratura: con Peter Genito

VENERDI' ALLE 18 DA BROKEN EGGS

Parliamo di letteratura: con Peter Genito

Domani alle 18 all’associazione Uovo (Broken Eggs) di via Morosone 4 il poeta Peter Genito presenta il suo romanzo d’esordio Lecce Homo (Robin Edizioni, Torino). Nato a Novara nel 1972, dopo la laurea in lettere all’Università Avogadro, e dopo una breve ma significativa permanenza a Vercelli, dove ha animato iniziative culturale all’interno del locale Ateneo, Genito si trasferisce in Toscana a Figline dove vince in concorso e diventa direttore della biblioteca civica. Proprio a Vercelli intraprende un percorso la scrittura poetica con la complicità della scrittrice Francesca Tini Brunozzi che lo sollecita a partecipare ad alcuni poetry slam a Studio 10 e alle Officine Sonore assieme al gotha della lirica piemontese contemporanea; grazie a quell’esperienza deriva in fondo "Dal buio al cuore" (Del Bucchia Editore) che, nel 2011, segna l’esordio in poesia, contrassegnato da ottimi riscontri di pubblico e critica.

Innanzitutto a bruciapelo chi è Peter Genito?
Sangue ‘terrone’. Piemontese di nascita e formazione. Toscano per elezione e passione. Antichista, bibliotecario epoeta. Ora anche narratore.

Ci parli ora del tuo nuovo libro Lecce Homo?
Si tratta di un noir psicologico, nel cui titolo sta tutto: l'ambientazione, il mio essere e restare poeta, l'ironia (anti)nietzschiana. Spero che l'editore possa voler continuare con il commissario Oronzo Mazzotta e le sue vicende. Dipenderà anche dalle vendite, per cui forza amici, un diecino alla mano!

Ci racconti ora il tuo primo ricordo letterario?
Se intendi il primo libro letto, credo Pinocchio a cinque anni, ma il primo brivido furono le avventure di Gordon Pym di Poe, compratomi da mia mamma alla Coop CPL di Galliate.

Quali sono i motivi che ti hanno spinto a lavorare con i libri da bibliotecario a scrittore?
Ho sempre amato i libri. Come scoperta e curiosità, stupore e abbandono. Dopo quasi vent'anni da professionista tra biblioteche, archivi, librerie ed editori ora, dopo l'apprendistato poetico, ho deciso di tirar fuori le unghie anch'io, gettandomi nella mischia. Si salvi chi può. Ma non vorrò mai venir meno al mio essere poeta. La pubblicazione di un romanzo di genere, non è una diminuito della mia vena e passione lirica. Infatti non smetto, come il commissario Mazzotta di scrivere poesie a manetta.

Ti consideri più narratore o poeta o altro ancora?
Ma i generi sono più che altro delle categorie commerciali dell'editoria. Mi attengo a una laica creazione, possibilmente illuminata e illuminante, nel senso etimologico di poiesis, ossia fare. Per me la letteratura è bene che si contamini con l'arte contemporanea. Sono un ‘antichista postmoderno’. Come poeta preferisco l'espressione performativa, piuttosto che quella lineare.

Ma cos’è per te la scrittura?
Istinto e tecnica. Voglia di dire qualcosa anche senza aver qualcosa da dire. Passione e volontà. Potenza e rappresentazione.

Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ al momento di scrivere?
Difficile domanda. Sono riservato dopotutto... Rabbia e cuore, ma anche l'idea di un mondo più pulito: il sangue e il dolore di Lecce Homo è anche purificazione e catarsi. L'indagine di Mazzotta è in pieno la rivolta metafisica delineata da Camus oltre mezzo secolo fa.

Come scrivi: quaderno, bloc-notes, computer, tablet o altro?
Giro con un taccuino nella giacca, per buttar giù spunti e folgorazioni, soprattutto quando sono in giro. Le poesie sono solito abbozzarle nel telefonino sottoforma di sms, che poi riprendo e modifico in modo compulsivo. In pubblico durante le letture leggo direttamente da lì. Ecologico, se vuoi.

Hai luoghi o momenti della giornata che privilegi per scrivere?
Di notte, anzi all'alba. In casa.

Tra le pagine del libro che hai da poco scritto ce ne sono alcune a cui sei particolarmente affezionato?
Oltre che scritto l'ho anche pubblicato il libro. E gratis. E non è mica poco, di questi tempi. Lo amo tutto Lecce Homo, dalla prima all'ultima pagina, postfazione e sommario compresi. Perché mi ci son parecchio divertito a scriverlo.Altro che fatica letteraria. La scrittura è gioia, orgasmo. Tuttavia, come per ogni romanzo di questo tipo, sono l'incipit e la fine, le parti che colpiscono di più il lettore, perciò spero che siano buone. Anche le descrizioni dei personagginfemminili sono efficaci credo, per quanto riguarda il Commissario Mazzotta, io l'ho amato molto, inventandolo; spero che possa far innamorare anche il pubblico.

E c’è per te un libro-culto tra quelli che hai letto?
Dissipatio H.G. di Guido Morselli, ma anche (in tempi più remoti) Diventare Dio di Pseudo-Eckhard e gli Scritti Spirituali di Chiara Lubich.

Almeno tre titoli che porteresti sull'isola deserta?
Dal buio al cuore, A fioca nen, e Lecce Homo. Così se incontro Venerdì, glieli faccio leggere.

Quali sono stati i tuoi maestri nella letteratura?
Dino Buzzati, Gabriel Garcia Marquez e Albert Camus. Indiscutibilmente.

E più in generale maestri nella cultura, nella vita?
Ho sempre amato Franco Battiato, ma è un errore sentirsi discepoli di un cantante. Considero Chiara Lubich il mio "maestro2 spirituale, grazie a questa donna straordinaria ho ritrovato la mia Fede, dopo decenni di erranza. Diversa è la passione laica, da sempre fortissima, per Dario Fo. Ecco lui sì, è il mio vero maestro culturale. Incute soggezione, riverenza, la sua vastissima cultura, unita alla infinita umanità.

Qual è stato per te il momento più bello della tua vita in mezzo ai libri?
Ogni sera. Quando chiudo la biblioteca alle 19 e abbasso il bandone (toscanismo: saracinesca): è il momento migliore della mia vita che si rinnova, un personale, quotidiano ed eterno ritorno dell'identico. Distacco materiale ementale dalle sudate carte che segna il progressivo, imprescindibile, inesorabile aderire della mia anima al Tutto dell'Universo (= Biblioteca). Borgesianamente, ça va sans dire...

Come vedi la situazione della letteratura in Italia?
Lo sapevo questa domanda non potevi ‘non’ farmela... Buona e stimolante, dai! Vedo molta ricerca in giro. Soprattutto tra le nuove generazioni. Bello!

E più in generale che ne pensi della cultura oggi nel nostro Paese?
Ritonfa (toscanismo). Umiliata da un potere arrogante e ignorante. Ma non per ciò è sconfitta, anzi vedo molti autori, artisti, narratori, intellettuali, poeti, pieni di rabbia e voglia di fare, incazzati e propositivi. “La speranza è un essere piumato che si posa sull'anima e canta melodie senza parole e non si ferma mai” scriveva Emily Dickinson.

Cosa stai progettando per l’immediato futuro?

Una seconda raccolta di poesie Fanfiuchè (2011-2016) e un'altra avventura per Oronzo Mazzotta. Spero anche presto una trasposizione filmica di Lecce Homo. Oronzo Mazzotta dicono sia molto fotogenico. Anzi fotogenito...

Guido Michelone

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