/ Cronaca

Cronaca | 13 giugno 2024, 07:21

Sierologici e tamponi in epoca covid: tre richieste di condanna nell'inchiesta Onilab

Alle battute finali il processo sulla società che aveva condottio screening di massa sul territorio vercellese, della lomellina e della vicina Lombardia.

Sierologici e tamponi in epoca covid: tre richieste di condanna nell'inchiesta Onilab

Due anni e 3 mesi e 40mila euro di multa: è la pena chiesta dal pubblico ministero Carlo Introvigne nei confronti di Andrea Adessi, ex amministratore della società Onilab, finito sotto inchiesta nell'ambito di un'indagine relativa all'effettuazione di tamponi e test sierologici covid-19. Pene inferiori sono state chieste per le altre due persone a processo: 2 mesi di arresto per Sara Latrofa, chiamata a rispondere dell'apertura di un gabinetto di analisi in assenza di autorizzazioni (per lei richiesta di assoluzione da un secondo capo di imputazione relativo all'esecuzione di tamponi) e Nicoletta Vendola, ginecologa Asl e moglie di Adessi: 1 mese e 10 giorni di arresto, commutabili in pena alternativa o pecuniaria. Anche Vendola deve rispondere di aver avviato un gabinetto di analisi per gli accertamenti diagnostici senza l’autorizzazione.

Richiesta di assoluzione da parte delle difese: Roberto Cota per Vendola e Riccardo Gussoni (Adessi e Latrofa) hanno sostenuto che Onilab non fosse un laboratorio di analisi ma un punto esterno di prelievo che operava da intermediario tra la popolazione e il laboratorio dove i test venivano processati e analizzati. Sul fronte dell'esercizio abusivo della professione medica, Gussoni ha rilevato come nessuno dei carabinieri dei Nas - che nel corso dell'indagine fecero alcuni appostamenti seguendo gli sreening condotti da Onilab - avesse mai visto Adessi eseguire un tampone o prelevare sangue. E ha spiegato i casi ammessi dallo stesso imputato nel corso della sua deposizione, legandoli allo stato di necessità di un momento in cui «non si trovava nessuno disposto a fare tamponi e sierologici».

Il legale, subentrato nella difesa durante il dibattimento, ha anche chiesto al giudice di valutare l'«esimente putativa» sottolineando come il comportamento del suo assistitito non fosse «quello del furbetto che, sapendo di essere abusivo, opera di nascosto. Le campagne di screening condotte da Onilab finirono su tutti i giornali e tv: se Adessi avesse agito sapendo di essere abusivo di certo non avrebbe preso incarichi con le amministrazioni pubblliche e addirittura con il carcere di Vercelli», ha detto.

Ben diversa la lettura data dall'accusa: nell'arringa il pm Introvigne ha chiesto il massimo della pena per Adessi riguardo all’esercizio abusivo della professione, escludendo unicamente l'aggravante di aver indotto anche i suoi collaboratori a comportarsi nello stesso modo. «Adessi si è presentato come medico e ha effettuato numerosi prelievi. Ha lucrato buttandosi sul business del Covid e ha falsato le rilevazioni degli indici Rt in un momento in cui da questo dato dipendeva l'apertura o la chiusura delle attività commerciali del territorio. Gli esisti degli screening realizzati da Onilab non venivano caricati sulle piattaforme ufficiali e dunque non contribuivano a dare quella fotogtafia sull'andamaneto del virus dalla quale dipendevano aperture e chiusure».

Secondo il magistrato anche Vendola, in quando medico, avrebbe dovuto essere conscia della situazione che Onilab contribuiva a creare; mentre Latrofa è stata considerata ben più di una semplice dipendente: «Era lei a contattare i clienti e predisporre i preventivi, organizzando il lavoro come un'amministratrice di fatto della società».

Le repliche sono fissate per il 5 luglio quando la giudice Angelica Cardi pronuncerà poi anche la sentenza.

redaz

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore