Nelle missioni all’estero (Balcani, tra cui Kosovo, etc.) e nel Medio Oriente (Iraq, Libano, etc.), i nostri uomini in divisa, militari dell’Esercito, dell’Aeronautica e della Marina Militare, sono stati esposti a nanoparticelle di metalli pesanti e radioattivi. Queste esposizioni hanno avuto un impatto drammatico sulle condizioni dei nostri uomini in missione. Se ne è discusso a Udine durante il convegno “Morti da Nascondere - La Sindrome dei Balcani”, un evento organizzato anche dall’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e dall’Accademia della Legalità. Lo scorso 27 settembre 2024, il tema è stato trattato con numerosissime testimonianze di vittime e familiari. Proprio lo stesso Avv. Ezio Bonanni ha chiuso i lavori dell’assemblea, richiamando i procedimenti giudiziari e il loro esito. Quella dell’Avv. Ezio Bonanni è una figura chiave nella difesa delle vittime e dei loro familiari. Infatti, fin dal gennaio 2000, ha rappresentato e difeso le vittime dell’amianto e dei loro familiari. Proprio l’amianto è uno degli agenti più lesivi della salute umana e, nelle missioni all’estero, le esposizioni si sono moltiplicate anche per effetto della pratica vaccinale e delle esposizioni alle radiazioni, quelle dovute all’uso di proiettili all’uranio impoverito. Bonanni, impegnato da anni in questo campo, ha evidenziato come i militari colpiti da queste patologie si trovino spesso a dover affrontare una battaglia legale per vedersi riconosciuti i diritti e i risarcimenti dovuti
La Sindrome dei Balcani: realtà o mito?
Uno dei temi più discussi durante il convegno è stato quello della cosiddetta “Sindrome dei Balcani”, un termine che ha assunto una sinistra fama a partire dagli anni ’90, quando molti soldati impegnati nelle missioni nei Balcani iniziarono a manifestare gravi patologie, tra cui tumori e leucemie. La nanopatologa Antonietta M. Gatti ha offerto una testimonianza scientifica preziosa, confermando che le polveri metalliche, tra cui uranio impoverito, cobalto, tungsteno e altre sostanze tossiche, sono state rinvenute nei corpi di questi soldati. Queste particelle, secondo l’esperta, si comportano, infatti, come nuovi patogeni, innescando reazioni che portano allo sviluppo di malattie mortali.
Tuttavia, la questione è maggiormente controversa. Infatti, non tutti i militari affetti da queste patologie hanno prestato servizio nei Balcani, eppure nei loro corpi hanno riscontrato tracce di contaminanti simili. Questo fatto solleva dubbi sul nome stesso della patologia e apre nuovi interrogativi sulla diffusione delle sostanze tossiche anche in altre zone di conflitto o addirittura all’interno del territorio nazionale, come evidenziato dal caso di un soldato colpito da tumore ai polmoni, mai stato nei Balcani, ma che subito l’esposizione ai cancerogeni presso un arsenale militare.
Le responsabilità dello Stato e la battaglia giuridica
Durante il convegno, è, quindi, emerso un chiaro paradosso: lo Stato ha il dovere di proteggere i propri militari, ma spesso sono sempre questi ultimi a dover intentare cause legali per vedere riconosciuto il legame tra le malattie sviluppate e il proprio servizio. La testimonianza dell’avv. Ezio Bonanni ha fatto luce su una giurisprudenza in evoluzione, con alcune sentenze simboliche che hanno finalmente inchiodato le istituzioni alle proprie responsabilità.
Il ruolo della scienza e le prove indiscutibili
La ricerca scientifica gioca un ruolo fondamentale in questa battaglia. Grazie agli studi di esperti, come Antonietta M. Gatti, è stato possibile dimostrare la presenza di nanoparticelle nei tessuti dei militari malati, fornendo prove tangibili dell’esposizione a sostanze tossiche. L’esperta, infatti, ha spiegato come, tramite l’ingrandimento microscopico, sia possibile osservare le tracce di metalli pesanti e uranio all’interno dei tumori. Questi risultati, presentati in sede legale, costituiscono una “pallottola fumante” che inchioda le istituzioni e dimostra in modo inoppugnabile il danno subito dai militari.
Tuttavia, nonostante le prove, resta il problema della bonifica. Molte aree dove le Forze Armate hanno operato non sono mai state sottoposte a controlli adeguati, né sono stati bonificati arsenali e mezzi contaminati. Questo non solo continua a mettere in pericolo i militari attivi, ma potrebbe estendere il problema anche ai civili, con un impatto devastante su terreni agricoli e sull’intera catena alimentare.
Le testimonianze dei militari colpiti dalla “Sindrome dei Balcani”: un drammatico resoconto di ingiustizia
Il Tenente degli Alpini Sergio Cabigiosu ha ricordato vividamente le condizioni estreme della sua prima missione in Bosnia, a Sarajevo. Tra macerie e desolazione, il militare ha trascorso cinque mesi dormendo in un container avvolto da cellophane verde. Una situazione già di per sé assurda, ma ulteriormente aggravata dalla presenza di amianto nella palazzina vicina, distrutta durante i combattimenti. Cabigiosu ha immortalato l’esperienza con una serie di fotografie, guidato da una forte sensazione che quella realtà fosse intrinsecamente sbagliata.
Nel 2017, la sua vita ha subito una svolta radicale: la diagnosi di leucemia mieloide. Fortunatamente, la malattia viene individuata in tempo grazie ai suoi frequenti esami del sangue, dato che era un donatore regolare. Proprio in quel contesto che è emerso come fosse in atto una patologia neoplastica, che peraltro il Dott. Arturo Cianciosi ha ricondotto ad esposizioni a proiettili ad uranio impoverito. Tuttavia, nonostante l’esito positivo del Tribunale di Verona, che ha riconosciuto al militare il diritto di equiparazione a vittima del dovere, la sua battaglia legale continua, con un ricorso in appello a seguito dell’impugnazione della pronuncia da parte dello stesso Ministero. Quello che Cabigiosu desidera non è un risarcimento economico, ma il riconoscimento delle responsabilità da parte dello Stato.
La devastante eredità del Kosovo: incidenza epidemiologica anche di casi di mesotelioma
Uno dei casi emblematici è quello del Colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni, ma anche quello del Maresciallo Lazzari Giuseppe, che è deceduto per mesotelioma. L’Avv. Ezio Bonanni, quale difensore del M.llo Lazzari Giuseppe e, dopo la sua morte, dei suoi familiari, ha depositato il ricorso al TAR Lazio che ha condannato il Ministero della Difesa al risarcimento del danno. Così, il TAR Lazio: “Al dovere del militare di esporsi al pericolo stricto sensu bellico (...) si contrappone lo speculare dovere dell’Amministrazione di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, in primis apprestando i necessari presidi sanitari di prevenzione e cura e dotandolo di equipaggiamento adeguato o, quanto meno, non del tutto incongruo rispetto al contesto” (Cons. Stato, Sez. IV, 30 novembre 2020, n. 7560 e n. 7564). Proprio questi principi sono molto importanti, perché segnano una svolta fondamentale perché sanciscono l’applicabilità dell’art. 2087 c.c..
Cocktail mortale: amianto, uranio impoverito e vaccini
L’Avv. Ezio Bonanni, nel corso del suo intervento, al convegno di Udine, ha ribadito la piena fiducia nel premier Meloni per la tutela dei nostri uomini in divisa, in particolare nelle missioni all’estero. Piena fiducia anche nel Ministro della Difesa, On. Guido Crosetto, per il futuro per le nostre Forze Armate, che rappresentano presidio di legalità e giustizia.
Il convegno di Udine ha sollevato preoccupazioni urgenti riguardo alla gestione delle missioni nei Balcani da parte del Ministero della Difesa italiano, evidenziando la grave esposizione dei soldati a sostanze tossiche e la carenza di misure preventive adeguate. Durante le missioni, i militari italiani si trovavano a operare in zone contaminate da uranio impoverito e da agenti chimici pericolosi senza le necessarie protezioni. A peggiorare la situazione, come spiegato dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), prima della partenza i soldati venivano sottoposti a una serie di vaccinazioni multiple. Questi vaccini contenevano nanoparticelle di metalli pesanti, somministrati senza un’attenta valutazione della salute di ciascun militare, compromettendo il loro sistema immunitario.
Bonanni ha descritto questo mix di fattori come un vero e proprio “cocktail di cancerogeni”, che indeboliva profondamente le difese dei soldati, esponendoli a rischi ancora maggiori una volta giunti nei territori contaminati. “Il ministero della Difesa ha avuto una scarsa attenzione preventiva all’epoca delle missioni Balcaniche, quando i nostri militari sono partiti senza che fossero preventivamente verificate le condizioni di inquinamento per l’effetto dell’uso dei proiettili ad uranio impoverito. E ancora è mancata una valutazione sulla lesività dei vaccini con plurime somministrazioni con additivi e nanoparticelle di metalli pesanti”, ha affermato Bonanni.
Carlo Calcagni: il Colonnello eroe dei tempi moderni
Il Colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni è un altro simbolo di coraggio, nonostante la sua vita sia oggi segnata da malattie debilitanti. Così, Carlo Calcagni, eroe dei tempi moderni, che conduce il suo impegno prima di tutto per i commilitoni, quelli purtroppo caduti, e quelli che sono ancora in servizio. La storia e la vicenda di Carlo Calcagni, come pure del Tenente Colonnello Fabio Filomeni, sono molto simili tra l’altro a quella del Tenente di Fanteria Alpina Sergio Cabigiosu. Quest’ultimo, afflitto da leucemia mieloide cronica, è stato riconosciuto vittima del dovere dal Tribunale di Verona, Sez. Lav., con la sentenza n. 463/2024. Proprio questa sentenza è molto importante perché segna il punto chiave delle precise responsabilità del Ministero della Difesa, che deve riconoscere lo status di vittima del dovere per coloro che sono stati attinti da infermità. La storia del Tenente di Fanteria Alpina Sergio Cabigiosu è molto emblematica. Infatti, non ci sono dei corsi alternativi, se non quello dell’esposizione durante le missioni in territorio balcanico.
Calcagni e il cosiddetto “segreto di Stato”
Nonostante le prove evidenti della malattia del Colonnello Carlo Calcagni e l’esposizione a sostanze tossiche, il militare ha dovuto affrontare un ostacolo burocratico ancora più insidioso: il segreto di Stato. Questo è stato apposto sulla sua documentazione, impedendogli per anni di ottenere il riconoscimento della causa di servizio. Solo dopo diciassette anni di battaglie legali, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) ha condannato il Ministero della Difesa, anche se Calcagni non ha ancora ottenuto alcun risarcimento. Il suo caso è emblematico della lunga e complessa strada che i militari devono percorrere per vedere riconosciuti i loro diritti.
La sentenza Motta: una svolta giudiziaria
In questo contesto di mancanza di prevenzione e di ingiustizia per i militari malati, la vicenda di Lorenzo Motta rappresenta un’importante svolta. Motta, colpito da un linfoma di Hodgkin dopo una missione nei Balcani, ha dovuto combattere una lunga battaglia legale prima che il Consiglio di Stato riconoscesse il nesso tra le malattie da lui contratte e il servizio svolto. Il Tribunale di Palermo ha poi confermato questa decisione, dichiarandolo vittima del dovere.
La sua storia è emblematica delle difficoltà affrontate da molti militari. Vaccinato in fretta prima della missione, Motta ha subito febbre e vomito, ma è stato comunque inviato in territori ad alto rischio di contaminazione. A peggiorare ulteriormente la situazione, il suo libretto vaccinale – che avrebbe potuto fornire prove cruciali del suo stato di salute e delle esposizioni subite – è misteriosamente scomparso. “Noi in pantaloncini e gli altri con tute speciali”, ha raccontato Motta, riferendosi alle evidenti differenze nelle protezioni offerte ai contingenti stranieri rispetto a quelle degli italiani.
Le prestazioni previdenziali e il risarcimento del danno
Nonostante questi ostacoli, la sentenza rappresenta un passo avanti nella lunga strada per ottenere giustizia. La decisione del tribunale si basa sul principio dell’inversione dell’onere della prova, come spiegato da Bonanni: “Sul caso Motta il Consiglio di Stato ha riconosciuto la causa di servizio per le malattie contratte e successivamente è stato riconosciuto dal Tribunale di Palermo vittima del dovere, accogliendo la mia tesi del principio dell’inversione dell’onere della prova”. Ciò significa che è l’amministrazione a dover dimostrare che un militare, sano al momento della partenza, non si sia ammalato a causa delle condizioni del servizio. Perciò, sussiste il diritto al risarcimento del danno, oltreché alle prestazioni previdenziali.
Il caso Motta rappresenta un punto di svolta, poiché ha stabilito un precedente legale che riconosce ufficialmente il nesso causale tra l’esposizione all’uranio impoverito e le patologie dei militari. Questo passo, seppur significativo, è solo l’inizio di una lunga lotta che ancora oggi vede centinaia di famiglie combattere per giustizia. Bonanni ha sottolineato come, nonostante i progressi, sia ancora necessario sensibilizzare l’opinione pubblica e fare pressione sulle istituzioni per ottenere una legislazione chiara e adeguata.
Verso un futuro con il PACT Act
Il convegno si è concluso con un intervento che ha aperto una nuova prospettiva per il futuro: la possibilità di seguire l’esempio degli Stati Uniti con il PACT Act, una legge che ha rimosso l’onere della prova per i veterani esposti a sostanze tossiche. Secondo lo psicologo Enzo Kermol, questa sarebbe una rivoluzione nel riconoscimento dei diritti dei militari, estendendo le tutele non solo a chi ha indossato l’uniforme, ma anche ai civili e ai giornalisti come Franco Di Mare, che hanno documentato le missioni militari a rischio della propria vita.
Una legge simile in Italia potrebbe segnare un punto di svolta, ponendo fine all’ingiustizia subita da tanti militari che, pur avendo servito lo Stato con onore, sono stati abbandonati nel momento del bisogno.
Fabio Filomeni e Baghdad: ribellione di un Generale: "Non abbandono i miei uomini esposti all'uranio impoverito"
Abbiamo chiesto un parere all’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto - ONA APS e dell’Osservatorio Vittime del Dovere, su questa pubblicazione scientifica del Ten. Col. Fabio Filomeni. Quest’ultimo è un Ufficiale Superiore dell’EI nella riserva. Incursore paracadutista, che ha preso parte a numerose missioni, già dall’inizio degli anni ’90. In occasione della conferenza che si è tenuta presso il Campidoglio, lo scorso 28 giugno 2024, vi fu l’incontro con l’Avv. Ezio Bonanni proprio sul tema dell’uranio impoverito. In quell’occasione, il Ten. Col. Fabio Filomeni ebbe a evidenziare in relazione alle sue missioni in Africa, Balcani e Medioriente sulle condizioni di rischio dei nostri militari. Questi fu effettivo per 15 anni alla 2^ Compagnia d’Assalto in cui ha comandato il Distaccamento Operativo, è transitato poi al Reparto Addestramento Forze speciali dove per otto anni è stato istruttore e ha assunto il comando della Compagnia “Allievi Incursori”. Ha ricevuto la Croce di Bronzo al Merito dell’Esercito ed è stato decorato con la "Achievement Medal" degli Stati Uniti.
Avv. Ezio Bonanni cosa ne pensa della pubblicazione del Ten. Col. Fabio Filomeni?
È la storia di un nostro Ufficiale Superiore di élite dell’EI, incursore paracadutista, che si è cimentato con problematiche che riguardano anche la sicurezza sul lavoro. Ci riferiamo all’elevata lesività di proiettili all’uranio impoverito e alle sue concrete preoccupazioni per la salute. Uomo di fiducia del Gen. Roberto Vannacci, è stato nominato RSPP, su sua richiesta. Proprio il Gen. Roberto Vannacci ha avuto massima fiducia nel Ten. Col. Fabio Filomeni. Al netto di quelli che sono gli ambiti più squisitamente militari, debbo dire che la pubblicazione Baghdad: ribellione di un Generale: "Non abbandono i miei uomini esposti all'uranio impoverito" merita la massima attenzione. Infatti, proprio nel settore delle Forze Armate, trova applicazione la disciplina di cui all’art. 2087 c.c., sempre e comunque. La tesi di Filomeni esalta la funzione concreta della tutela della salute nei luoghi di lavoro, anche per quanto riguarda i militari è perfettamente condivisibile. Lodevole il suo impegno di superare l’impatto solo burocratico della sicurezza sul lavoro, per affermare invece la concreta tutela di tutti i nostri uomini, e anche quelli senza divisa.
Paola Vegliantei e l’Accademia della Legalità
Il 2 ottobre, proprio l’Accademia della Legalità, presieduta dalla Dott.ssa Paola Vegliantei, presenta il libro di Fabio Filomeni in Campidoglio, ed è per questo motivo che sentiamo anche il suo parere: “La sala Laudato Sì, al Campidoglio, è il teatro di un dibattito culturale e sociale, dove per la prima volta il cittadino soldato è al centro con la dignità dei suoi diritti di essere umano. Non il teatro bellico, lo scontro, la guerra e la pace, ma l’essere umana, nella sala che ha visto la presenza di Papa Francesco. Fabio Filomeni, incursore paracadutista, uomo d’acciaio e al tempo stesso attento alla salute dei suoi sottoposto pur nell’obbedienza verso i superiori. Uomo di fiducia del Gen. Vannacci, non ha declinato il suo stampo e il suo essere prima di tutto un uomo d’onore, nel senso cameratesco, ma anche nel rispetto dei diritti della persona umana. Abbiamo un esempio di un Ufficiale dell’Esercito, impegnato in prima linea, che ha studiato fermamente il diritto del lavoro e nella sua pubblicazione dimostra un’attenta conoscenza della giurisprudenza della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato. Proprio dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato, nella più recente Consiglio di Stato, II Sez., n. 11363/2023, l’attenta consapevolezza che anche nelle Forze Armate trova applicazione l’art. 2087 del Codice Civile. Come chiarito dall’Avv. Ezio Bonanni, il Legislatore del 1942, nel contemplare questa norma, che fa riferimento a tutti i prestatori di opera, senza distinzione, ha dimostrato una concezione moderna e visionaria del diritto e dell’essere umano. Una norma super costituzionale, ancora oggi attuale, che tutela anche la dignità della persona umana, ovvero della personalità morale di tutti i prestatori di opera. Come Accademia della Legalità non possiamo che affidarci all’alto valore dell’onore rappresentato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Proprio il nostro Presidente della Repubblica è la figura a cui più volte ha fatto appello l’Avv. Ezio Bonanni, come presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, come per la premier Meloni e il Ministro Crosetto. In tal senso, anche il Col. Carlo Calcagni nel corso del convegno sull’uranio impoverito che si è svolto a Udine e organizzato dall’Accademia della Legalità”.
Pasquale Trabucco: L’ombra della vittoria. Il fante tradito
Pasquale Trabucco, in occasione del centenario del Milite Ignoto da Bolzano a Siracusa, perché siano onorati tutti i nostri uomini, che si sono donati alla Patria per chiudere la stagione risorgimentale per costituire l’unità del suolo della Patria. L’essenza stessa è, dunque, la festa del 4 novembre. Nell’agosto del 2019, mentre l’autore iniziava a scrivere le sue prime pagine, esplodeva l’ennesima crisi di governo. Tutti parlavano di politica e della sua moltitudine di colori, ma nessuno di unità. Poi è giunta la pandemia e inaspettatamente tutti hanno ricominciato a parlare di Patria, trincea, guerra e temi simili, che fino a quel momento nessuno aveva più pronunciato. Questo libro è molto significativo perché è dedicato al “Milite Ignoto”, così come ai “Caduti di tutte le guerre […] e agli uomini dell’Esercito Italiano”, in nome di quel senso d’onore, che qualcuno forse ha perduto. Proprio nel raccontare la storia di quegli uomini si riscopre tra le righe il senso di unione e di Patria, che secondo l’autore del libro andrebbe recuperato.