I grandi blocchi di marmo rosa che dalla Cava Madre di Candoglia scendevano i corsi d’acqua dal fiume Toce fino a Milano portavano impressi la dicitura “Ad UFA”, Ad Usum Fabricae Ambrosianae, un’iscrizione che esentava quei materiali dal pagamento dei dazi doganali. È da questa sigla che deriva il nostro “a ufo”, quel modo di dire colloquiale che indica “gratuità”, “senza pagare”, di solito riferito al cibo nella sua veste più comune, “mangiare a ufo”. La lingua, infatti, segue spesso vie poco lineari per giungere fino ai giorni nostri, come in questo caso, in cui il lessico italiano si sovrappone a una storia che affonda le proprie radici nella geologia della Val Grande.
Totem a Scaredi. Ph. Nicola Fedeli
E proprio la geologia, lo studio delle rocce, è tra le protagoniste della magnifica escursione che da Fondo Li Gabi, in val Loana, porta fino all’alpe Scaredi e, poi, al laghetto del Marmo, poco più in alto. Proseguendo, infine, fino alla Bocchetta di Cortechiuso, si potrà ammirare un panorama mozzafiato della vallata. La geologia, dicevamo, è tra le protagoniste di questa camminata, come già indica una delle sue mete, il laghetto del Marmo, un piccolo invaso naturale in cui il marmo è, appunto, protagonista, ma anche perché l’intera val Loana si trova sulla cosiddetta linea tettonica del Canavese, un vero e proprio punto di confine che segna il passaggio tra il paleocontinente africano a sud e quello europeo a nord.
Laghetti del Marmo. Ph Manuel Piana
Dove si trova il laghetto, a farla da padrone è un particolare tipo di marmo, detto “saccaroide”. Ma cosa c’entra il marmo con lo zucchero? Qui il marmo è stato estratto in epoca storica per la sua estrema purezza, tanto da essere utilizzato, per esempio, per la pavimentazione della chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo di Malesco. Il marmo è una roccia calcarea, a struttura cristallina e di origine metamorfica, originatasi, cioè, nelle profondità della crosta terrestre, dove le alte temperature e la pressione mutano la struttura di queste rocce rispetto a quelle d’origine. Il marmo che è possibile osservare al laghetto sopra l’alpe Scaredi ha una struttura cristallina e un colore molto chiaro, tanto da ricordare un insieme di zollette di zucchero, quelle che una volta si usavano per dolcificare il tè. Da qui, da questa analogia, il nome di “marmo saccaroide”.
Veduta verso Cortenuovo e Scaredi. Ph. Marco Tessaro
Ma è tutta la val Loana e, allargando il nostro sguardo, l’intera val Grande a rappresentare un sito geologico eccezionale tanto da essere parte del “Sesia Valgrande Geopark” inserito dall’Unesco nel programma “Unesco Global Geoparks”. Siamo in una posizione di confine tra le placche africana ed europea, separate dalla celebre linea Insubrica, una enorme faglia che, in questo luogo specifico, prende il già citato nome di linea del Canavese. Osservando le strutture geologiche intorno a noi, è poi possibile identificare le rocce montonate, dalla classica forma a panettone, indicazione dell’origine glaciale del sito. La val Loana, infatti, è una valle che è stata letteralmente scavata da un antico ghiacciaio, che ha plasmato le rocce in questa tipica forma su cui, inoltre, è possibile osservare le caratteristiche strie lasciate dallo scivolamento a valle del ghiacciaio stesso.
Rocce montonate Cappella di Terza. Ph. Claudio Venturini Delsolaro
Più a valle, in prossimità della partenza dell’escursione, è poi possibile scoprire come l’uomo abbia sfruttato anche dal punto di vista geologico questo territorio e le preziose risorse che aveva e che ha da offrire. Ancora nella piana di Fondi Li Gabbi, non appena il sentiero inizia dolcemente a salire, infatti, si trovano alcune fornaci utilizzate dagli ossolani per produrre la calce: ammucchiati in modo ordinato dei cumuli di marmo, si ricavava all’interno di queste fornaci un fuoco che bruciava per circa una settimana a 1.000 °C. I blocchi così trattati davano origine all’ossido di calcio o calce viva, una fine polvere bianca che, combinata con l’acqua, innesca una reazione chimica che genera il grassello, un ottimo legante usato in edilizia per la malta.
Parco Nazionale Valgrande. Ph. Cristina Movalli
È davvero emozionante poter osservare queste antiche fornaci e pensare a quanta storia si sia sedimentata tra le loro pareti, quanta fatica sia stata lì consumata e come delle semplici rocce, originatesi nelle profondità della Terra ed emerse grazie ai movimenti tettonici abbiano permesso a intere comunità di sfamarsi. Perché la geologia non è solo una scienza che si occupa di oggetti inanimati, ma racchiude in sé moltissime storie, storie che parlano di noi.
Per maggiori informazioni e per prenotare questa escursione: https://www.parcovalgrande.it/eventi_dettaglio.php?id=106860
Ecozoica Srls Ufficio Stampa
Parco Nazionale della Val Grande