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Economia | 11 luglio 2019, 07:00

Calcio anni '90 o calcio anni '20 del 2000? Quali differenze?

Analizziamo come è cambiato lo sport più bello al mondo.

Calcio anni '90 o calcio anni '20 del 2000? Quali differenze?

Calcio anni '90 o calcio anni '20 del 2000? Quali differenze?

Come è cambiato lo sport più bello al mondo?

Il calcio è cambiato tantissimo in poco più di 20 anni. Vuoi perché oggi si deve correre molto più di ieri, considerando che le squadre sono particolarmente attente alla tattica e presidiano il campo come meglio non potrebbero, e questo porta a un dispendio di energie notevole, vuoi perché non esistono più ruoli ben definiti. Detto così sembra un’esagerazione, però è innegabile che gli ex fluidificanti, che adesso sono chiamati ali, devono sì aggredire l’uomo ma anche spingersi fino alla bandierina per crossare. Il calcio degli anni ’90 era un po' diverso: a quei tempi esistevano 5 ruoli, portiere, difensore, centrocampista, trequartista e attaccante.

Non esisteva, per intendersi, una seconda punta che arretrava sulla mediana per farsi dare il pallone, come faceva Lukaku nell’Inter, e non esisteva un attaccante che all’occorrenza agiva da falso nueve, come fa Insigne nel Napoli. Insomma, ognuno aveva un suo compito ben preciso. Maldini, per esempio, difendeva e basta, non si sognava certo di salire in avanti quando il suo Milan si lanciava in qualche contropiede. Stessa cosa dicasi per Tacchinardi, che presidiava il centrocampo ma raramente aiutava i compagni della prima linea. Nel calcio degli anni ’20 del 2000 i calciatori che sostano nei pressi della metà campo non possono non aiutare i compagni della prima linea! Perché? Perché se non lo fanno rischiano di lasciare la squadra in inferiorità numerica, perché gli avversari quasi sempre attaccano in massa.

In parole povere oggi il centrocampo fa filtro, ieri a dire la verità non troppo. Non abbiamo mai visto Paul Ince agire come “scudo umano” dando una mano a Pistone e a Bergomi nella stagione 1996-1997 per intendersi. Ok avremo anche visto portieri battere calci di rigori e punizioni – come dimenticare in questo senso il mitico Chilavert – oppure eseguire stranissime parate – come fece Higuita a più riprese grazie alla mossa dello scorpione – ma sono stranezze di un passato che non tornerà più.

Se è vero che in questi ultimi anni i portieri devono saper giocare la palla con i piedi, è altrettanto vero che devono anche stare buoni e tranquilli all’interno della loro area di rigore! Visto quante differenze ci sono tra il calcio degli anni ’90 e quello degli anni 20’ del 2000? E le differenze non sono finite qui. Nei prossimi paragrafi ve ne offriremo altre con tanto di interessanti esempi da custodire gelosamente.

Oggi tutti devono saper fare tutto

Quando affermiamo che “oggi tutti devono saper fare tutto” intendiamo dire che ogni squadra, da quella meno nobile alla più blasonata, se può schiera solo calciatori poliedrici. Non per una moda, ma per necessità. Senza di loro vincere le partite è un compito estremamente arduo e gravoso. Per quale motivo? Perché nel corso dei 90 minuti regolamentari possono accadere le più diverse situazioni di gioco, che possono essere affrontate al meglio solo se “un Eto'o si riscopre all’improvviso laterale di difesa”.

Vi abbiamo detto poco sopra che vi avremmo fatto degli esempi, e ora ve ne faremo uno che ha a che fare con la versatilità, termine chiave del calcio moderno. Prendete l’Inter di Conte: questa squadra disponeva di 11 giocatori talmente versatili da ricoprire più ruoli contemporaneamente. Non stiamo parlando ovviamente solo del “gregario” Darmian, che può giocare sia sulla fascia destra che sulla fascia sinistra, ma anche di un attaccante come Sánchez. Il cileno con l’allenatore leccese ricopriva il ruolo di trequartista e quello di seconda punta al fianco o di Lukaku o di Lautaro. Perché vi stiamo facendo proprio questo esempio? Per farvi capire come il calcio degli anni ’20 del 2000 sia tutt’altra cosa rispetto a quello degli anni ’90.

Oggi i calciatori devono saper attaccare e difendere e devono poi avanzare e rientrare. Insomma i tempi in cui un Ronaldo il Fenomeno poteva aspettare il pallone là davanti per più minuti non esiste più. Adesso il pallone è più tattico e movimentato che mai, ed è più piacevole rispetto a circa due decenni fa perché ogni scommettitore può accedere facilmente ai migliori siti scommesse bonus senza deposito e realizzare la propria puntata.

Se ci fosse ancora l’Inter di Conte probabilmente sarebbe quella la squadra prescelta su cui fare affidamento, siccome non c’è più forse meglio concentrarsi sulla Juventus di Allegri. Il ritorno dell’allenatore livornese per noi è sinonimo di vittoria il prossimo anno, così come la permanenza di CR7 che ha una gran voglia di ripetersi segnando tantissime reti, ma questa considerazione esula della tematica trattata in questo articolo, per cui è tempo di tornare a noi.

Il pallone moderno con i suoi moduli intercambiabili

Nel calcio di ieri il modulo scelto dall’allenatore a inizio stagione era sacro, nel senso che l’11 in campo si schierava sempre e solo in quel modo e non in un altro. In altre parole i cambi di disposizione in corsa non erano la normalità come lo sono oggi. Oggi non c’è un mister che diriga squadre di livello che nel corso di una partita non muova i propri giocatori come se fossero pezzi di una scacchiera.

Prendete l’Italia di Mancini a Euro 2020: dal 4-3-3 inziale è passata in qualche occasione al 3-5-2 inserendo Tolói dietro. E perché mai lo avrebbe fatto? Perché il centrocampo a 5 è molto più denso di uno a 3 e può meglio schermare la difesa. Ricordate cosa dicevamo nel primo paragrafo? Ecco, forse adesso grazie a questo esempio abbiamo reso meglio l’idea! Sempre parlando di Inter, tenete presente che Inzaghi anche se partirà con un 3-5-2 fin dalla prima giornata del campionato che sta per cominciare, cambierà poi modulo schierandosi con un 3-4-1-2. Çalhanoğlu è stato acquistato per questo, e non solo per sostituire lo sfortunato Eriksen. Negli anni ’90 il modulo dell’Inter in cui giocava il Fenomeno era, senza offesa per nessuno, “palla in avanti al brasiliano e aspettiamo a vedere cosa succede”. Erano altri tempi per il calcio, tempi in cui chi scendeva in campo dava l’anima, ma in maniera diversa rispetto a oggi.

Richy Garino

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