Amianto e produzione e distribuzione energia elettrica. Continua la scia di casi di malattie asbesto correlate tra coloro che hanno lavorato nel settore della produzione, distribuzione di energia elettrica e nella manutenzione degli impianti, compresi gli elettricisti. Questi ultimi sono stati esposti anche nell’ambito di attività specifiche, come quelle a bordo delle unità navali della Marina Militare Italiana.
Il problema dell’amianto continua ad incombere in Italia, soprattutto mettendo a repentaglio la salute di numerosi lavoratori, che ne sono stati esposti inconsapevolmente. Cresce, di conseguenza, anche il numero delle denunce di malattie professionali all’INAIL e qualche caso finisce all’attenzione della giustizia.
Il Tribunale di Messina ha accolto il ricorso di Giovanni Giannetto, che ha lavorato come manutentore tubista presso le centrali Enel, tra le quali quelle di San Filippo del Mela, Termini Imerese, Augusta, Priolo, Portoempedocle, oltre quella di Bari, Brindisi Nord, Civitavecchia, Ostiglia, Sermide, Taranto Italsider e poi Ilva. Durante il periodo di lavoro dal 01.10.1980 al 30.04.2010, l’ex dipendente è stato inconsapevolmente esposto ad amianto, la cui inalazione di polveri e fibre ha cagionato una “broncopatia cronica ostruttiva in paziente con micronoduli polmonari, microplacche del diaframma sinistro e fibrosi polmonare”. Si ricorda l’impegno di Calogero Vicario, coordinatore ONA Sicilia, e dell’On. Pippo Gianni, già parlamentare nazionale e parlamentare regionale. Quest’ultimo è ora sindaco di Priolo Gargallo. In questa sua attività istituzionale, l’On. Pippo Gianni è stato il fautore della cosiddetta legge amianto in Sicilia, poi votata all’unanimità.
Giovanni Giannetto vince insieme all’ONA la sua battaglia per il riconoscimento di malattia professionale
Il lavoratore aveva presentato domanda all’INAIL nel 2018 per il riconoscimento della malattia professionale. Peccato, che la sua richiesta è stata dapprima negata in sede amministrativa e riconosciuta solo successivamente dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Messina, a seguito di accertamento medico legale, che ha confermato il nesso causale della infiammazione fibrotica, precancerosa. In questo modo, è stata comprovata anche l’esposizione ad amianto subita dal lavoratore durante la sua attività lavorativa, dal 01.10.1980 al 30.04.2010, all’interno delle centrali Enel, quindi in ambito professionale. In questo modo, l’INAIL non ha potuto far altro che incassare la condanna all’indennizzo del danno biologico.
L’ex dipendente convive tuttora con una “broncopatia cronica ostruttiva in paziente con micronoduli polmonari, microplacche del diaframma sinistro e fibrosi polmonare”. I sintomi della patologia si possono ricondurre ancora al 2017, quando il Giannetto è stato preventivamente inserito nel programma di sorveglianza sanitaria per gli ex esposti ad amianto. Ma ci è voluto ancora qualche tempo dopo per avere una diagnosi certa della sua patologia.
Giannetto, 66enne e originario di Nizza di Sicilia, ha lavorato presso le diverse centrali Enel dislocate nel territorio siciliano. Tra queste quella di San Filippo del Mela, Termini Imerese, Augusta, Priolo, Portoempedocle, oltre quella di Bari, Brindisi Nord, Civitavecchia, Ostiglia, Sermide, e nel sito industriale di Taranto Italsider. L’ex dipendente ha svolto la mansione di manutentore – tubista degli impianti delle centrali elettriche.
Il lavoratore ha lavorato nelle centrali elettriche sia in qualità di artigiano, che sotto le dipendenze di ditte appaltatrici, al fine di svolgere lavori di manutenzione all’interno delle centrali e/o nelle turbine a gas, in varie centrali Enel dislocate in territorio siciliano, così come nel resto d’Italia. A causa delle elevate temperature che comportava il passaggio di corrente, a Giannetto erano stati dati in dotazione guanti anticalore in amianto, che hanno causato un’esposizione diretta e indiretta ad amianto, oltreché per contaminazione dell’ambiente di lavoro.
Il lavoratore ha ottenuto giustizia grazie all’azione legale portata avanti dall’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) il quale dichiara: ‘Intanto, abbiamo ottenuto il riconoscimento della malattia occupazionale correlata all’esposizione ad amianto. Adesso si proseguirà nei confronti di INPS per ottenere anche la maggiorazione della pensione’.
L’amianto corre sui fili della corrente nelle centrali ENEL
Il legame tra Enel e amianto rappresenta un capitolo oscuro nella storia della produzione distribuzione dell’energia elettrica. Il pericoloso cancerogeno è stato impiegato nella costruzione di tali stabilimenti per le sue eccezionali proprietà isolanti e di resistenza alle alte temperature. Non solo negli impianti elettrici, ma anche turbine geotermiche e vapordotti, nonostante la messa al bando con la legge 257/92. Da questo ampio utilizzo, ne sono derivate numerose esposizioni di lavoratori inconsapevoli dei rischi ai quali venivano giornalmente esposti.
I dati di malattie asbesto correlate non solo nel Sud Italia, ma anche nelle zone più a nord, come Lombardia, Liguria, Piemonte e Veneto sono lo specchio di una situazione di emergenza che per troppo tempo è stata oscurata. Tanti i lavoratori mai informati e adeguatamente formati sui rischi alla salute che potevano essere provocati dall’esposizione da questo potente cancerogeni, e molte vittime che nemmeno lo hanno mai saputo.
Solo in Lombardia i mesoteliomi censiti fino al 2017, e riportati nel VII rapporto ReNaM, sono pari a 6653 (21,1%). Anche il successivo censimento dell’Osservatorio Nazionale Amianto nel 2023 ha rivelato una situazione disastrosa, che conta un impatto di circa 470 decessi nei casi di mesoteliomi e più di 1000 diagnosi di k del polmone asbesto correlato, con circa 880 decessi. Quindi, facendo un calcolo complessivo e aggiungendo le altre patologie sono stati superati i 2000 decessi amianto correlati solo per l’anno 2023. Allo stesso modo, anche la Liguria ha registrato un impatto epidemiologico che supera i 600 decessi annui di patologie asbesto correlate. E così anche il Piemonte, dove l’epicentro risulta essere a Casal Monferrato, da sempre riconosciuta come “capitale” delle morti di amianto in Italia, a causa dell’elevata contaminazione di amianto provocata dall’Eternit.
La storia del Lgt. Leonardantonio Mastrovito, manutentore e riparatore di apparecchiature elettriche, ovvero elettricista di bordo (Vittorio Veneto, etc.) e a terra, nella base Arsenalizia di Taranto e Augusta, che è stato riconosciuto vittima del dovere. Proprio questa sentenza importante potrà essere ulteriormente decisiva per la difesa di Leonardantonio. Quest’ultimo pur essendo un militare ha svolto le attività proprie e similari quanto al rischio amianto a quelle del Giannetto. Questi era un dipendente Enel e per lui l’amianto “correva lungo i fili dell’Enel”, mentre per Mastrovito l’amianto era in ogni dove con elementi radioattivi, che hanno contaminato anche la moglie.
L’intervista alla Sig.ra Paola Santospirito
Sig.ra Santospirito, ci racconti la sua esperienza di moglie di elettricista della Marina Militare.
Io mi occupavo di lavare le tute a mio marito e di sistemare la sua divisa. Alla fine di ogni turno di servizio quando la nave era attraccata in rada e/o al ritorno delle missioni, lui portava uno zaino colmo di tute impregnate di amianto e altre sostanze. Abbiamo poi scoperto che erano anche sostanze radioattive e comunque nocive per la salute. Io stessa sono malata di asbestosi, per via del fatto che la Marina Militare ha taciuto a questi militari del rischio, così come successe per il Col. Carlo Calcagni del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano.
Quali sono le sue attuali condizioni di salute?
Attualmente ho un’asbestosi con insufficienza respiratoria provocata dalla Marina Militare Italiana. Ho dei micronoduli al polmone e ho l’affanno. Questo mi è stato causato dalla Marina Militare. Rivolgo un appello al Premier Meloni, perché come donna voglia comprendere come avendo lavato le tute di mio marito, come migliaia e migliaia mogli di militari, molte vedove purtroppo per via dell’epidemia di amianto e di uranio impoverito, voglia intervenire sul fatto che tutte noi donne e mogli siamo discriminate. Il fatto che come mogli abbiamo il dovere di reciproca assistenza con i nostri mariti non può giustificare che ci vengano negati i diritti di vittima del dovere, anche alla luce della Costituzione Italiana. Non capisco perché come privato cittadino vittima del dovere, perché ho compiuto un mio dovere, perché la Marina è priva delle lavanderie, non c’erano né a bordo nave né nelle basi arsenalizie, e quindi i militari tornavano a casa con tutte le tute impregnate di amianto e radiazioni e nanoparticelle di metalli pesanti. Non si comprende perché a noi non debba essere applicato il DPR 510/99, che riconosce la qualifica di vittima del dovere anche al privato cittadino che ha compiuto il proprio dovere.
Com’è cambiata la sua vita e quella della sua famiglia per la malattia di suo marito e per le sue infermità?
L’amianto è una spada di Damocle sulla nostra testa. Sia io che mio marito siamo vittime di asbestosi e di cancro. Mio marito è già stato riconosciuto vittima del dovere per doppia esposizione ad amianto e metalli pesanti, tra cui uranio, cesio e tungsteno. È la storia simile a quella di Carlo Calcagni, che ha compiuto il proprio dovere e che tuttavia non è stato riconfermato nel Ruolo d’Onore, almeno ad oggi, in modo assolutamente non giustificabile. Sono venuta a conoscenza dell’accanimento contro il Col. Carlo Calcagni, che è un vero e proprio eroe dei nostri tempi moderni e che combatte con l’Osservatorio Nazionale Amianto e con l’Avv. Ezio Bonanni, unitamente alla Dott.ssa Paola Vegliantei, perché i nostri diritti siano riconosciuti.
Cosa ne pensa del fatto che il Gen. Vannacci abbia presentato una denuncia alla Repubblica di Roma sulla questione dell’uranio impoverito?
Penso che il Gen. Vannacci abbia fatto il suo dovere, perché ha difeso i suoi uomini contro il rischio di uranio impoverito. Spero che nel Parlamento Europeo possa continuare il suo impegno, così come già anticipato anche nel convegno ONA che si è svolto il 9 luglio 2024 presso il Campidoglio. In quell’occasione, fu presente anche il Col. Carlo Calcagni e anche Stella Di Mare, la figlia di Franco Di Mare, che lui portò con sé dall’ex Jugoslavia, e a cui ha salvato la vita. Anche Franco Di Mare è morto in seguito all’esposizione ad amianto e nanoparticelle. Si tratta di una vera e propria strage di militari, ma anche di dipendenti civili delle Forze Armate e del comparto sicurezza, compresi Carabinieri e Polizia. Ecco perché, come attivista dell’Osservatorio Vittime del Dovere, intendo portare avanti questa battaglia, al di là di ogni colore politico, perché la salute dei lavoratori, anche del settore militare, oltreché dei civili e delle loro famiglie, è di civiltà e di giustizia e non ha colore politico. Spero che il Premier Meloni e il Ministro Crosetto, cui l’ONA riserva molta fiducia, e il cui sottosegretario mi ha ricevuto, portino a termine l’impegno di tutela della salute e dei diritti. Per il momento però debbo esprimere il mio rammarico perché nulla mi è stato riconosciuto, se non a seguito dell’impegno dell’Avv. Ezio Bonanni, che dovrà continuare ora l’azione giudiziaria perché il Ministero della Difesa contrasta i miei diritti sacrosanti e legittimi. Dopo aver subito cancro e asbestosi, sia io che mio marito, ci troviamo nella condizione paradossale di dover far causa al Ministero della Difesa e quindi contro la nostra patria.
Cosa ne pensa dell’impegno di Carlo Calcagni?
Carlo Calcagni ha subito un danno biologico del 100% e nel tempo hanno tentato perfino di negare che egli fosse stato impegnato in missioni tali da aver determinato la sua esposizione a uranio impoverito. Conosco bene l’impegno di Carlo ed è proprio basandomi sul suo impegno che ho deciso di scendere in campo come attivista dell’Osservatorio Vittime del Dovere, di cui sono stata nominata Commissario, quindi, rappresentante per portare avanti questo impegno affinché i diritti delle vittime siano riconosciuti. Si tratta di una voce infinitesimale del ricco bilancio del Ministero della Difesa. Miliardi di euro investiti in nuovi armamenti e poco o niente per risarcire le vittime. Inoltre, le vittime debbono essere rispettate e avere la loro dignità di combattenti, di soldati e di esseri umani. Plaudo anche a Fabio Filomeni, Tenente Colonnello dell’Esercito Italiano, il quale ha scritto un libro proprio sulla sicurezza del lavoro dei militari: Baghdad, ribellione di un generale. Ho letto questo libro e ho capito che, come dice anche l’Avv. Ezio Bonanni, l’art. 2087 del Codice Civile si applica anche ai militari, quindi anche i militari devono ricevere la tutela del diritto alla salute. Bene ha fatto, quindi, Filomeni a scendere in campo al fianco di coloro come il Col. Carlo Calcagni, lo stesso Avv. Ezio Bonanni e gli altri che si battono per noi e noi per loro, e tutti insieme per la salute, l’ambiente e la giustizia.
Ringraziamo la Sig.ra Paola Santospirito per la sua testimonianza sincera e per il suo coraggio indomito, per rendere pubblici i drammi delle donne che hanno lavato le tute e le uniformi dei loro mariti e sono decedute o si sono gravemente ammalate di malattie asbesto correlate e da uranio impoverito. Proprio Paola è una delle attiviste dello sportello di consulenza creato dalle vittime e dall’associazione Osservatorio Nazionale Amianto per garantire la tutela dei diritti delle vittime e dei loro familiari. Il servizio è attivo al numero verde 800 034 294 e attraverso la compilazione del form online.