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Economia | 31 luglio 2023, 14:05

La "Bella" di Borgo d'Ale è presidio Slow Food: un frutto che racconta la storia del territorio

A polpa bianca, è l'unica varierà autoctona. Dopo il riso Gigante Vercelli è il secondo presidio riconosciuto.

La "Bella" di Borgo d'Ale è presidio Slow Food: un frutto che racconta la storia del territorio

La "Bella di Borgo d’Ale", storica varietà di pesca bianca del territorio vercellese, è diventata presidio Slow Food. E' il secondo dopo il riso Gigante Vercelli e il riconoscimento è avvenuto proprio nei giorni in cui la maggior parte dei frutti stanno giungendo a maturazione.

Il riconoscimento va a coronare un percorso durato una decina d'anni e avviato con l'obiettivo di salvaguardare l'unica pesca autoctona del territorio.

«Si tratta di un prodotto di nicchia, visto che a oggi sono in campo 600 piante di otto produttori, ma se ne prevede e auspica un ulteriore incremento», commenta Pier Mauro Andorno, sindaco del paese.

La “Bella" è una vecchia varietà di pesca a polpa bianca legata in modo indissolubile alla storia della peschicoltura a Borgo d’Ale. Grazie a un terreno e al microclima particolari, dati dalla vicinanza del lago di Viverone e della Serra di Ivrea, la coltivazione delle pesche si afferma fin dal 1920 e nel 1930 si registrano già 115 ettari di pescheti. La continua espansione della coltura spinge il Regio Podestà a richiedere l’istituzione di un mercato stagionale di frutta e verdura. Così, nel maggio del 1932 nasce il mercato di Borgo d’Ale. La peschicoltura diventa fonte di lavoro e prosperità per molte famiglie e nel 1937, quando la superficie a pesco arriva a superare i 380 ettari, due fatti legano ancor più saldamente il paese alla coltura del pesco: l’introduzione di una nuova varietà, la pesca Bella di Borgo d’Ale, e l’istituzione della sagra. La produzione continua a crescere negli anni seguenti. Nel ’50 si registrano 40 mila quintali e a metà degli anni ’70 100 mila quintali, dei quali il 10% circa è costituito dalla Bella di Borgo d’Ale.

Da lì in avanti inizia il progressivo declino. Compaiono pesche più grandi, dal colore più attraente e con caratteristiche più adatte al mercato, come produttività costante, buona conservabilità e resistenza alla manipolazione. A poco a poco, la superficie coltivata si riduce fino all’abbandono della coltivazione a scopo commerciale nella prima metà degli anni ’90.

Il recupero della varietà è avviato nel 2016, con la messa a dimora prima di 55 e poi altri 500 astoni ottenuti dall’innesto delle ultime 20-30 piante. Attualmente sono circa 600 le piante: l'istituzione del Presidio nasce dalla volontà di alcuni piccoli produttori di salvare dall’estinzione la varietà di pesco autoctona del borgodalese, un vero e proprio simbolo del legame fra agricoltura, territorio e storia di Borgo d’Ale.

redaz

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