Ventiquattro indagati, tra cui 3 società, Rfi, Sigifer e Clf, per la strage di Brandizzo, costata la vita a cinque operai, quattro dei quali residenti tra Vercelli e Borgo d'Ale, dipendenti della Sigifer che nella notte fra il 30 e il 31 agosto 2023, mentre si trovavano al lavoro sui binari, vennero travolti da un treno.
La procura di Ivrea, titolare dell’inchiesta, ha notificato la chiusura indagini. L'ipotesi, a vario titolo, è di omicidio colposo. Quella notte sui binari morirono Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, la più giovane delle vittime, Giuseppe Saverio Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera.
Tra le persone indagate figurano Antonio Massa, in qualità di dipendente e capo tecnico di Rfi, e Andrea Girardin Gibin, capo squadra Sigifer, che secondo l’accusa, quella notte non avrebbero impedito che gli operai iniziassero i lavori all’interno dell’infrastruttura ferroviaria prima che fosse ottenuta l’interruzione della circolazione. Anche Gianpiero Strisciuglio all’epoca dei fatti ad di Rfi, e Vera Fiorani, fino al giugno 2023 ad di Rfi figurano nell’elenco delle persone a cui la procura di Ivrea ha notificato la chiusura indagini: entrambi sono chiamati in causa in qualità di datori di lavoro.
"Atto dovuto nei confronti delle famiglie"
"Attendevamo da tempo la notizia la chiusura delle indagini – ha dichiarato Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro – e ci auguravamo, così come è stato, che arrivasse prima del prossimo anniversario della tragedia, che anche quest’anno commemoreremo con la ‘Settimana del Lavoro Sicuro’, insieme a Istituzioni e sindacati: era doveroso nei confronti dei familiari delle cinque vittime".
"Occorre fare chiarezza – conclude il direttore di Sicurezza e Lavoro – e intervenire sulle cause della strage: sui binari delle ferrovie italiane si è continuato a morire dopo il disastro di Brandizzo, senza che nulla sia cambiato per quanto riguarda le manutenzioni".
Giorgio Airaudo, Segretario Generale CGIL Piemonte, ha dichiarato: “La procura di Ivrea, pur nelle sue dimensioni e nelle difficoltà operative dovute ai cronici problemi di organico, ha fatto un lavoro che va apprezzato. Indagare le tre società coinvolte con i loro dirigenti principali vuol dire ipotizzare che i processi decisionali dentro la catena dei subappalti non si diluiscono e hanno responsabilità su come si organizza il lavoro e su quali sono le conseguenze sulle condizioni di lavoro e di sicurezza di chi opera dentro i subappalti. La strage di quei lavoratori non va rimossa, i familiari non vanno lasciati soli e tutte le responsabilità vanno accertate perché stragi e morti sul lavoro non si ripetano”.
“La caduta dell’accusa di omicidio volontario non fa venir meno la necessità di non escludere questa ipotesi di reato dalle stragi e le morti sul lavoro: questo valeva per la Thyssen un tempo, e vale oggi per Brandizzo - ha concluso Airaudo - Ribadiamo, a tal proposito, la necessità di introdurre la fattispecie giuridica che definisca il reato di omicidio sul lavoro, oltre che riprendere la proposta di una procura nazionale che affronti le indagini e i reati legati agli incidenti e alle morti sul lavoro”.




