Nuovo passo avanti nella qualità degli interventi offerti dalla Cardiologia dell’Asl di Vercelli. Nelle scorse settimane, su pazienti affetti da fibrillazione atriale, con diverse patologie associate, e che in precedenza avevano già avuto un impianto, è stata effettuata con successo l’installazione di un pacemaker senza fili. Il dispositivo si chiama “leadless”, è poco più grande di una capsula e pesa pochi grammi.
Uno dei rischi maggiori in chi ha un pacemaker tradizionale con uno più elettrocateteri, cioè con i fili, è quello di poter incorrere in infezioni o ematomi nella tasca sottocutanea dove di solito viene posizionato il pacemaker. La procedura eseguita dal team di elettrofisiologia è mini-invasiva e consente di applicare – attraverso un tubicino flessibile inserito nella vena femorale a livello dell’inguine – il sistema contenente il pacemaker rilasciandolo in modo sicuro dentro al cuore senza fili e ancorandolo a livello della parete cardiaca. Dopo aver verificato la stabilità del pacemaker viene rimosso il tubicino nell’inguine e, trascorse circa 24 ore di riposo a letto, il paziente può alzarsi ed essere dimesso.
Una tecnologia che consente di stimolare solo un punto del cuore e che spesso si rileva efficace, oltre che nei pazienti con episodi di infezione, anche in pazienti diabetici, con insufficienza renale o dializzati, con problemi di trombosi venosa alle braccia.
“Uno dei due pazienti trattati era già stato sottoposto a un precedente impianto con la tecnica tradizionale – spiega il direttore della Cardiologia, Francesco Rametta – e aveva avuto una complicanza importante. Grazie a questo intervento è stato possibile recuperare velocemente. Inoltre tali sistemi possono essere monitorizzati da casa tenendo sotto controllo i parametri una volta al mese. Ad oggi sono stati trattati sei pazienti con questo metodo. Un passo importante per un centro in cui non è presente la cardiochirurgia e che è stato possibile grazie alla collaborazione di tutto il personale della cardiologia”.