Nelle prime settimane di dicembre, all’I.I.S. Cavour, le classi 4° B e 5°B SSAS, 2° B SSAS, 1° C AFM, 3° A SSAS e 3° B SSAS hanno incontrato – per il terzo anno consecutivo – il giudice Luca dell’Osta, ospite ormai atteso della Rassegna Culturale d’Istituto.
La differente prospettiva della giustizia minorile rispetto a quella degli adulti e le figure professionali nel processo minorile e per adulti sono stati il focus dell'incontro. Il taglio è stato, come sempre, pratico e immediato, un vero “manuale pronto all’uso”. Il giudice ha guidato gli studenti attraverso esempi concreti, casi realmente affrontati e domande dirette, mantenendo volutamente un approccio essenziale ma incisivo. Si è parlato di reati, di come si distinguano, di cosa comportino e soprattutto delle differenze tra le pene previste per un minore e per un adulto: non una questione di severità, ma di finalità.
È emersa con chiarezza la diversa logica che guida la giustizia minorile, più orientata all’educazione che alla punizione, pur nel pieno rispetto della responsabilità personale.
Quest’anno un elemento è apparso ancora più evidente degli altri: la passione. Il giudice dell’Osta non si è limitato a spiegare; è entrato in sintonia, ha modulato il linguaggio, ha reso accessibile ciò che, solitamente, resta confinato tra codici e aule giudiziarie. Gli studenti -tutti, senza distinzione di età o indirizzo - sono rimasti rapiti, un’attenzione compatta che non si finge e non si improvvisa.
C’è stata una naturalezza nel suo modo di parlare ai ragazzi che ha reso chiaro perché, ormai, sia diventato un appuntamento fisso della Rassegna: non un conferenziere, ma un interlocutore capace di far percepire la giustizia come qualcosa di vivo, quotidiano, umano.
Una serie di incontri che, pur restando volutamente sul piano concreto e senza addentrarsi in tecnicismi, hanno offerto agli studenti uno sguardo più diretto e consapevole su come funzioni - davvero - la giustizia.
E questa efficacia non è un caso: è la conferma che la scuola crede nel progetto, lo porta avanti e lo rinnova perché funziona, perché lascia segni, perché educa alla legalità non con slogan, ma con voci competenti e credibili. Una serie di incontri capaci di mostrare la giustizia senza veli, senza sconti, senza retorica.
Perché la legalità non si impara: si incontra. E quando l’incontro è autentico, lascia il segno.




