Nove imbarcazioni, con a bordo circa 150 persone provenienti da 30 paesi, sono state nuovamente intercettate dalle forze militari israeliane in acque internazionali davanti alle coste egiziane all’alba di oggi 8 ottobre.
Andavano a portare antidolorifici, antibiotici e materiale chirurgico, perché a Gaza si muore per le bombe ma anche per una febbre da infezione, oltre che di denutrizione. Andavano a prendere il posto di una parte degli oltre 1600 medici e paramedici uccisi in questi due anni. Andavano a dare “il cambio” al personale medico rimasto, ma stremato nel corpo e nel cuore; a loro bisognerebbe offrire un soggiorno di ristoro in un lussuoso resort in Sardegna!
A Bordo della Freedom Flotilla, così si chiama la missione, anche molti giornalisti che andavano a prendere il posto dei circa 250 reporter uccisi dal 7 ottobre 2023 ricordando che la Risoluzione 2222 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, adottata all’unanimità nel 2015, sancisce la protezione degli operatori dei media in quanto civili all’interno dei conflitti armati, ma certo l’obiettivo è quello di limitare la circolazione di notizie e immagini sullo sterminio tuttora in atto.
Nel documento predisposto a livello nazionale per il Flash MOB “LUCI Sulla PALESTINA – 100 OSPEDALI per GAZA” del 2 ottobre scorso, si denunciava il tentativo di “ normalizzare il genocidio” e si chiedeva a gran voce di rompere la complicità con il governo e l’esercito israeliani.
A queste parole fa eco MSF (Medici Senza frontiere) che dichiara “è inammissibile che le strutture ospedaliere siano prese di mira, che il personale e i pazienti siano sotto minaccia diretta. Secondo il diritto internazionale e umanitario l’ospedale dovrebbe poter continuare a operare indisturbato per le centinaia di migliaia di persone bloccate a Gaza City. Solo nell’ultima settimana abbiamo curato oltre 3.500 persone, di cui 1500 per malnutrizione”
“Non abbiamo nemmeno libero accesso agli aiuti umanitari, ai rifornimenti essenziali. Alcuni ospedali non hanno più antibiotici, lavano e riutilizzano le bende, operano senza avere anestetici a sufficienza: sono condizioni praticamente disumane. Quello però di cui c’è davvero bisogno è un cessate il fuoco immediato”.
Il testo è a cura del gruppo Insieme per Gaza, un gruppo di persone del Vercellese che di fronte al genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania non vuole restare indifferente e si chiede cosa possiamo fare noi concretamente. La nostra risposta è quella di utilizzare tutte le modalità della NON VIOLENZA fisica e verbale, per iniziative di sensibilizzazione e a sostegno della popolazione palestinese stremata. Oltre a prendere parte alle manifestazioni organizzate a livello nazionale è stato organizzato un presidio nella giornata di tutti i venerdì in Piazza Cavour in cui raccogliere idee e suggerimenti ma anche proporre azioni semplici ma alla portata dei cittadini come il boicottaggio dei prodotti Made in Israele e di chi sostiene il suo governo. Ci trovate ogni venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 all’ingresso di Piazza C. Cavour ang. Via G. Ferraris
Gruppo INSIEME PER GAZA




